Ne vedo troppi. Ai bordi delle statali, sulle rive dei canali. Piccoli, quasi cuccioli; vecchi, stremati dal caldo, che si trascinano a fatica; hanno negli occhi un velo di spiritata tristezza; ancora capaci di scodinzolare, se ti fermi; come se la coda fosse la bandiera di una speranza non ancora sopita, mai definitivamente ammainata: “Ho amato il mio padrone come nessun altro; lui non può fare a meno di me ed io di lui. Starò qui, in compagnia di queste quattro zanzare, ad aspettare. Lui è il mio amore, la mia casa, la mia vita. Tornerà. Si fermerà quella macchina da cui sono sceso. Ed io risalirò. In auto, in paradiso”.
Se stai leggendo queste parole e hai pensato di abbandonare il tuo cane, voglio dirti che: 1) Ci sono colpe che la coscienza sembra reggere con leggerezza; tipo i cervicali che, appena dopo un incidente, sembrano belli e intatti, ma dopo due mesi, ti danno le vertigini e dolori da parto lungo tutta la schiena: abbandona il tuo cane e ti sentirai così.
2) Ogni volta che tua moglie ti dirà: “Ciao”, prima di andare al lavoro, ti verrà da piangere. Perché tu avrai sentito: “Addio”. Ogni volta che tuo figlio ritarderà anche solo di cinque minuti il rientro da una festa, ti ritroverai in macchina a frugare come un pazzo ogni vicolo della città. Ti diranno: “Sei apprensivo”. Ma una voce dentro ti chiederà: “Hai paura che tocchi a te, vero? A vivere senza amore”.
3) Quando avrai provato tutto; tisane, massaggi, pastiglie, ti ritroverai su quella stessa strada dove hai dato in pasto alla polvere la creatura che solo per te respirava. Capirai che, abbandonando lui, hai perso tutto. E chiamando a gran voce il suo nome, finirai per gridare il tuo.
GIANCARLO MARINELLI – Il Giornale di Vicenza – 4 agosto 2012