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«Assolte» due dipendenti Ulss 20 sanzionate per il caffè al bar. Filmate dalle telecamere mentre escono senza timbrare il badge

Il giudice del lavoro ha accolto il loro ricorso, condannando l’Azienda sociosanitaria a restituire le somme trattenute. E l’inchiesta penale si avvia verso l’archiviazione. Le telecamere nascoste le avevano pizzicate mentre sorbivano il caffè al bar, conversando amabilmente, in orario di lavoro.

Destinatarie per quella uscita di provvedimenti disciplinari (sospensione dal servizio e dalla retribuzione per 13 e 14 giorni), due dipendenti dell’Ulss 20 sono state recentemente “assolte” dal giudice del lavoro del Tribunale di Verona, che ha ritenuto la sospensione non congrua e ha condannato l’azienda sanitaria a rimborsare alle due signore «le somme trattenute a titolo di retribuzione per i periodi di sospensione, oltre alla formale epurazione di ogni riferimento alle sanzioni dal fascicolo personale».

Una sentenza che non mancherà di creare polemiche e scatenare le ire dei giustizialisti, che già al termine del servizio con cui “Striscia la notizia” aveva documentato (il 16 aprile 2012) le assenze di medici e impiegati dal distretto di via Poloni e dalla sede dell’Ulss 20 in via Valverde, avevano chiesto la testa dei presunti fannulloni, che bypassando il lettore di badge non lasciavano traccia delle loro uscite.

Presunti fannulloni, allo stato delle cose, perchè mentre sul fronte penale si è ancora in attesa della decisione del gip in merito alla richiesta di archiviazione per il fascicolo aperto contro i dipendenti con l’ipotesi accusatoria di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, a gettare nuova luce l’episodio è la sentenza n. 310/2014 del Tribunale – sezione Lavoro, relativa alle cause promosse da G.C. e S.B. contro l’Ulss 20, che il 7 maggio 2012 le aveva sospese lamentando «il danno derivato dall’allontanamento». Un danno non solo economico, ma anche di immagine, poichè il servizio televisivo di “Striscia” «era stato ripreso e diffuso con grande eco dai mezzi di informazione locale». E in città, poi, in quei giorni non si parlava d’altro.

«Il giudice», come si legge nella delibera con la quale il direttore generale dell’Ulss 20, Maria Giuseppina Bonavina, ha preso atto della recente sentenza, ha ritenuto «che il danno economico derivante dal comportamento contestato alle dipendenti era stato secondario e esiguo», ha rilevato che la sanzione disciplinare avrebbe dovuto essere presa «nel rispetto del criterio di gradualità», perchè a ben vedere la pausa caffè «non comportava prassi aziendale» e poi «anche altri dipendenti fruivano della pausa caffè con le stesse modalità». L’insieme di questi elementi, per il giudice, riducono «la percezione dell’entità di disvalore», perchè in fin dei conti si trattava di un’uscita al giorno. Pur ritenendo «non del tutto condivisibili le argomentazioni del giudice» l’ufficio legale ha consigliato al direttore Bonavina di provvedere al rimborso «di euro 3.137,11 nella misura della metà per ciascuna dipendente».

Non resta che brindare alla pausa caffè per tutti. In nome del popolo italiano.

Paola Colaprisco – L’Arena – 3 novembre 2014 

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