Il consiglio di amministrazione di Latterie friulane si riunirà per votare l’autocommissariamento, vale a dire una procedura con la quale le funzioni di Operatore del settore alimentare prima affidate al presidente Roberto Rossi e quelle di controllo e valutazione delle procedure inserite nel manuale di valutazione rischio igienico prima competenza del dottor Gerunda saranno affidate a un commissario esterno. Si tratta del tecnologo alimentare pordenonese Walter Vallavanti.
Nessun cambio all’interno del Cda, qualche piccolo ritocco sulle funzioni tecniche e un’operazione studiata per ottenere la revoca della sospensione all’attività di lavorazione del latte imposta dalle concentrazioni di aflatossine individuate attraverso l’inchiesta dei Nas coordinata dalla Procura.
A illustrare nei minimi dettagli l’operazione nel corso di un’assemblea con i lavoratori, ieri, è stato l’avvocato Gianni Ortis incaricato di seguire il consorzio.
«Si è deciso di delegare alcune funzioni a terzi sottraendole ai vertici del consorzio per fornire garanzie in vista delle ripresa dell’attività» ha spiegato l’avvocato Ortis. Stando alla bozza dell’accordo che verrà votato dal Cda domani il delegato dovrà curare il rilascio delle autorizzazioni, avere cura delle risorse umane in materia di igiene sugli alimenti, controllare le procedure inserite nel manuale di valutazione del rischio igienico, verificare i sistemi di controllo in materia di igiene degli alimenti, oltre che rappresentare la ditta.
«Lunedì la delega sarà formalizzata davanti al notaio Bruno Panella – anticipa il legale – quindi invieremo la richiesta di revoca della sospensione alla Regione e all’autorità sanitaria per riprendere l’attività».
Da parte dei lavoratori, rabbia e incredulità per una situazione mette a repentaglio 180 posti di lavoro proprio quando sembrava che l’accordo con Granarolo fosse a portata di mano. C’è chi ha chiesto perché non vi sono state sostituzioni nel Cda e quali siano le speranze di ripartire ma di risposte, ieri, non ne sono arrivate molte.
«Ora – osserva Claudia Sacilotto, segretaria regionale Fai Cisl Fvg – bisogna affrontare la situazione e tentare di trovare soluzioni, è però necessario il sostegno della Regione per riprendere il discorso con Granarolo e interventi per ricostruire l’immagine dell’azienda che si sta attrezzando per ricominciare. Se non dovesse funzionare lo scenario è catastrofico».
«Siamo molto preoccupati – aggiunge Fabrizio Morocutti segretario regionale Cgil – dopo mesi di mobilitazioni ci aspettavamo che l’operazione Granarolo andasse in porto, ora le speranze sono al minimo».
«Nell’assemblea sono state date indicazioni sui passaggi per riprendere la produzione – commenta Pierpaolo Guerra referente Fvg di Uila Uil – ma una cosa è produrre, altro è vendere. Il mercato e la latitanza di Granarolo sono le vere incognite. L’alternativa sarebbe la liquidazione dell’azienda e il licenziamento collettivo di 180 persone».
Il Messaggero veneto – 13 giugno 2014