Maria Elena Bonacini «Sul Piano latte il giudizio è sospeso. Certo ci sono delle cose buone per le nostre aziende, ma bisogna definire bene gli strumenti a disposizione». Giorgio Piazza, presidente regionale di Coldiretti, commenta così il nuovo piano da 120 milioni presentato dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, per far fronte ad una situazione che sta diventando sempre più critica.
Quello del latte è stato infatti anche uno dei punti caldi del tavolo di confronto che venerdì, all’Expo, ha visto confrontarsi i presidenti e direttori delle Coldiretti del Veneto insieme a Piazza, al direttore regionale Pietro Piccioni e al presidente nazionale Roberto Moncalvo, che hanno poi portato le proprie preoccupazioni ai politici regionali presenti, in primis il governatore Luca Zaia – autore da ministro dell’Agricoltura dell’ultima legge in materia – e l’assessore competente Giuseppe Pan. E recente, infatti, l’arrivo dell’ultima “tranche” di multe relative alle famigerate “quote latte”, ma soprattutto il prezzo è ormai sceso a livelli che rendono la vita ben più che difficile ai produttori.
IL PIANO. Il Piano latte del Governo, che riguarda il triennio 2015/2017, prevede 120 milioni (65 per il sostegno alla liquidità), la ristrutturazione del debito delle aziende, la riduzione del costo del debito a carico delle imprese. Soldi che vanno ad aggiungersi ai 5 milioni già in possesso di Ismea. Inoltre l’innalzamento dell’aliquota di compensazione iva dall’8,8% al 10% consentirà un risparmio fiscale agli allevatori del settore latte, equivalente a circa 0,5 centesimi al litro. Una misura che sarà operativa dal gennaio 2016 e rientrerà nella prossima legge di stabilità. E poi prevista la costituzione di un tavolo tecnico nazionale, coordinato da Ismea, che definirà a livello nazionale un sistema di indicizzazione del valore del latte alla stalla. «Tutelare i 35 mila allevatori italiani e le loro stalle – dice Martina – è il nostro primo obiettivo».
LE REAZIONI. La situazione del settore è ben conosciuta dall’assessore Pan, che per venire in aiuto al settore ha anche lanciato alcune idee. «Stiamo portando avanti un progetto sul siero che potrebbe essere importante per le imprese e sul quale avremo incontri con consorzi e latterie. Un impianto di tratta mento del siero potrebbe dare ai produttori un incentivo economico, un ulteriore passo potrebbe essere quello di investire su un impianto per la produzione di latte in polvere che assorba la sovrapproduzione e dal quale possa uscire un prodotto competitivo rispetto a quelli che importiamo. Per quanto riguarda il piano latte ritengo positiva la norma riguardante l’iva, il 7 settembre avremo un incontro in Conferenza Stato-Regioni nel quale lo verificheremo». Meno diplomatico, invece, il governatore Zaia: «Questo Governo non fa che parlare dei problemi del latte, non sono ancora riusciti a fare una legge: l’ultima resta la mia. Con il Piano latte siamo ancora nell’ambito degli annunci, come con l’eliminazione dell’Imu agricola annunciata ma non fatta».
COLDIRETTL Sospende invece il giudizio, appunto. Piazza: «II piano deriva dalla Legge Zaia e ha una dotazione importante, speriamo che negli applicativi si declini in qualcosa di più per le aziende in termini di accesso al credito e liquidità. La, seconda parte, legata al prelievo delle quote latte, è importante perché prevede che una parte vada a compensare e un’altra resti come fondo per le imprese. Un altro aspetto importante, sarebbe la valutazione dei prezzi di mercato legata ai costi di produzione, che significherebbe riconoscere il grande lavoro dei nostri allevatori».
E Martino Cerantola, presidente provinciale di Coldiretti, guarda oltre confine: «II prezzo del latte è calato a 0,34-35 euro al litro, quando al consumatore costa circa 1,30. E così è stato per quello dei formaggi, che determinano i dividendi delle cooperative vicentine. Il Veneto ha una grossa realtà cooperativistica, bisogna che si unisca con i consorzi di tutela e cerchino un modo per commercializzarli nei Paesi esteri, che chiedono prodotti italiani, qui in concorrenza con quelli più economici che arrivano dall’estero. Se riuscissimo a conquistare qualche quota in Cina e Giappone potremmo compensare i problemi del mercato interno».
Il Giornale di Vicenza – 27 agosto 2015