Maurizio Tropeano. In Piemonte i primi a lanciare l’allarme sulla scelta di Italatte di modificare, unilateralmente e al ribasso, il prezzo del latte alla stalla nonostante i contratti in vigore sono stati gli allevatori autoconvocati del gruppo Noicomevoi: «Gli indici vanno accettati sia quando vanno su che quando scendono e non si possono modificare le regole del gioco quando sono in vigore». Poi sono scesi in campo Coldiretti e Confagricoltura perché la società che fa capo alla multinazionale francese Lactalis ha adottato la stessa strategia anche in Lombardia. La prima ha diffidato l’azienda dal contattare direttamente le singole aziende per modificare i contenuti dell’accordo-quadro firmato dall’organizzazione guidata da Roberto Moncalvo. Coldiretti ha intimato il rispetto degli accordi in vigore ed è pronta a sostenere anche legalmente gli allevatori nel caso scoppiassero contenziosi giudiziari visto che la legge 91 del luglio 2015 prevede l’obbligo di contratti scritti della durata minima di 12 mesi.
Antonio Boselli, presidente regionale di Confagricoltura, fa un passo in più: «In queste ore non solo Italatte si sta muovendo in modo unilaterale: alcuni caseifici, anche produttori di Dop, forti della loro importante posizione di mercato, stanno cercando di abbassare i prezzi, imponendo ai conferenti quotazioni che non sono accettabili». La crescente tensione ha spinto l’assessore regionale all’Agricoltura della Lombardia, Fabio Rolfi, a convocare il tavolo interprofessionale.
Anche in Piemonte l’assessore Giorgio Ferrero è pronto a fare altrettanto: «L’indice dei prezzi scende troppo velocemente quando i mercati sono in ribasso e troppo lentamente quando sono in rialzo. È chiaro, però che il sistema non si può basare solo sull’andamento dei mercati». Dal suo punto di vista, poi, c’è un altro tema da affrontare, «quello della valorizzazione del latte perché serve più differenziazione del prodotto».
Il riaccendersi del fronte del latte è legato ad una sovrapproduzione dei primi mesi del 2018 che fa seguito ad una riduzione registrata alla fine dell’anno scorso a causa del maltempo. E i danni del maltempo potrebbero avere ripercussioni negative anche sulla prossima campagna di raccolta delle olive. Secondo il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori (Cno), Unasco e Unapol le gelate di febbraio hanno causato danni per un miliardo. Secondo Alleanza delle cooperative «è ancora presto per valutare se ci sono danni che hanno compromesso la pianta nella sua totalità ma il ritardo dell’arrivo della primavera non permette neanche agli olivicoltori di intervenire con operazioni tecniche e sicuramente ci sarà un calo, soprattutto in Puglia. Da qui la richiesta del Cno di attivare tutte le misure possibili a sostegno degli olivicoltori seriamente colpiti dalle gelate.
La Stampa – 15 aprile 2018