«I fatti non sussistono»: è la formula con cui il gup di Udine, Francesco Florit, ha prosciolto 12 (di cui 3, comunque, mandati a giudizio per una parte delle accuse) dei 15 imputati nell’inchiesta sulla presenza di aflatossine M1 oltre i limiti di legge in alcune partite del latte impiegato dalle Latterie Friulane (rilevate da Parmalat) di Campoformido.
Il procedimento proseguirà soltanto per la parte relativa alle 3.504 confezioni che, tra il 12 e il 14 dicembre 2013, la “Soligo” di Treviso rispedì al mittente in quanto «non conformi», e per l’immissione in commercio, in quegli stessi giorni, di circa 5.500 litri di latte presuntamente contaminato contestata a una sola azienda agricola. Per un totale di due dei nove capi d’imputazione complessivamente contestati dalla Procura.
La sentenza è stata pronunciata a un mese e mezzo dalla discussione delle parti, ed è stata accolta con un moto di generale soddisfazione dal collegio difensivo. A cominciare dagli avvocati che, al rito ordinario, avevano preferito quelli alternativi dell’abbreviato e del patteggiamento e che hanno visto i rispettivi clienti a loro volta scagionati da ogni accusa.
Basata sulla montagna di intercettazioni telefoniche, ispezioni, analisi e informazioni testimoniali raccolte dai carabinieri del Nas nei primi mesi del 2014, all’inizio l’inchiesta si era abbattuta come uno tsunami anche sui vertici del Consorzio, (l’ex presidente e l’ex direttore, entrambi poi archiviati), contestando pure l’associazione a delinquere (successivamente caduta).
4 maggio 2016 – Il Messaggero Veneto