Ambrosi (Assolatte): oltre al danno contingente di milioni di euro sarà difficile recuperare le quote di mercato perdute. La Commissione Ue apre le porte allo stoccaggio privato dei formaggi stagionati come Parmigiano reggiano e Grana padano. La decrisione è stata presa ieri a Bruxelles nel corso di una riunione convocata per individuare le misure straordinarie a sostegno delle imprese colpite dall’embargo russo.
L’ammasso, già regolato dalla Politica agricola comune (Pac) per latte scremato in polvere e burro, ma ancora da definire in un apposito «atto delegato» per i formaggi stagionati, sarà in vigore per 3-7 mesi e, secondo le prime indicazioni, richiederà un investimento tra i 10 e i 20 milioni di euro.
«Il messaggio ai produttori è chiaro – sottolinea il commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos – dove si manifestano chiari rischi di destabilizzazione del mercato, continuerò a usare la nuova Pac per stabilizzare il mercato». In ogni caso, assicura Ciolos, «se necessarie, seguiranno altre misure a sostegno del settore caseario».
Soddisfatto anche il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, secondo cui sono state recepite le richieste dell’Italia non solo sui formaggi ma anche sull’ortofrutta con l’innalzamento degli aiuti dal 50 al 75% per i prodotti ritirati dal mercato e non destinati agli indigenti.
Ma è tutta l’industria, e non solo l’agroalimentare, a essere in allarme e a sollecitare misure compensative. Anche i produttori tessili e dell’abbigliamento stanno stimando le perdite per l’embargo che potrebbe scattare il 1?settembre (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). È un business rilevante quello finito nella spirale delle sanzioni (oltre 2,3 miliardi di euro), secondo solo a quello dei macchinari che raggiunge i 2,8 miliardi.
I timori non riguardano solo l’immediata chiusura delle frontiere ma anche il futuro. «Non va dimenticato – sottolinea Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte – che le imprese nazionali hanno fatto importanti investimenti per adeguare le proprie strutture agli obblighi della autorità russe. L’embargo, dunque, interrompe relazioni istituzionali e commerciali costruite con lavoro e fatica. E se il blocco durasse davvero fino al prossimo agosto, i nostri prodotti saranno sostituiti da altri, e sarà difficile se non impossibile riprendere gli spazi conquistati con fatica».
Nel 2013 la Russia ha importato circa 327mila tonnellate di formaggi, il 78% dei quali dall’Unione europea, prima fornitrice di prodotti lattiero caseari. Tra principali paesi esportatori spiccano l’Olanda e la Germania, che da sole garantiscono poco meno del 30% delle forniture di latte e derivati. L’Italia copre una quota del 2% del mercato russo, modesta, ma in forte crescita.
«Dopo aver spedito lo scorso anno 7.300 tonnellate di formaggi per 43,3 milioni di euro – sottolinea Ambrosi – anche il 2014 aveva avuto un inizio promettente (+15%) proiettando il business a quota 60 milioni».
Ma ora c’è lo spettro delle frontiere chiuse e dei Tir che ritornano carichi. E proprio per evitare possibili surplus e gli effetti destabillizanti sul mercato Assolatte chiede di avviare al più presto l’ammasso dei formaggi stagionati per mantenerlo in vigore «almeno un anno» sollecitando misure anche per la promozione dei formaggi freschi, come le mozzarelle, escluse dallo stoccaggio.
Per la Coldiretti Bruxelles deve fare di più. «Anche se molto dipenderà dalla tempestività e dalle modalità operative del sostegno – sottolinea – già ora si può dire che l’importo stanziato non è sufficiente a coprire le perdite. Senza considerare che alcuni prodotti importanti per l’Italia, colpiti dal blocco, restano senza paracadute come i prosciutti a denominazione di origine». Secondo l’organizzazione agricola i danni già ammontano a 200 milioni cui sono da aggiungere quelli indiretti «dovuti alla perdita di immagine e di mercato provocata dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione».
Il Sole 24 Ore – 29 agosto 2014