Cinque deleghe: ammortizzatori sociali, politiche attive, semplificazione degli adempimenti, riordino delle forme contrattuali, maternità e conciliazione tempi lavoro e famiglia. Il testo definitivo del disegno di legge delega, approdato ufficialmente al Senato, conferma tutte le anticipazioni. È un provvedimento che completa l’ambizioso progetto che il premier – mutuando la formula americana di Obama – ha voluto denominare Jobs act. Per se incanalati su due binari diversi, il disegno di legge delega forma un unico pacchetto con il decreto legge sui contratti a termine e apprendistato che ha già iniziato il suo iter alla Camera. Insieme, i due provvedimenti, mettono in campo una batterie di misure che hanno l’obiettivo di dare una scossa al mercato del lavoro, togliendo l’alibi della rigidità dei rapporti alle imprese.
E predisponendo un codice del lavoro semplificato tale da non spaventare più gli imprenditori stranieri che vorrebbero venire in Italia, accompagnando il lavoratore nella ricerca attiva di una nuova occupazione nel caso dovesse perdere quella vecchia.
Obiettivo finale: bloccare l’emorragia di disoccupati, creare nuovi posti di lavoro, offrire maggiori opportunità a giovani emeno giovani. In sintesi: «Ritornare a un tasso di disoccupazione sotto le due cifre entro il 2018», come ha detto il premier Renzi. Una volta che Senato e Camera avranno dato il via libera al disegno di legge, il governo avrà sei mesi di tempo per adottare i decreti legislativi relativi ad ogni delega.
GLI ESPERIMENTI
Quasi tutte le misure più innovative saranno introdotte in via sperimentale. È il caso, ad esempio, dell’annunciato e già abbastanza contestato contratto di inserimento a tutele crescenti, quello che per un primo periodo (si è detto tre anni) elimina la tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. In pratica l’imprenditore potrà assumere a tempo indeterminato sapendo però che, se le cose dovessero andaremale, può licenziare il lavoratore senza la paura di essere portato in tribunale. Avrà carattere sperimentale anche l’introduzione del «compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato». Anche la cosiddetta universalizzazione dell’Aspi (assegno di disoccupazione), ovvero l’estensione ai co.co.pro, partirà per il primo biennio come sperimentazione a risorse definite. L’importo e la durata saranno «commisurati alla storia contributiva del lavoratore». Tra le sfide del pacchetto lavoro c’è anche quella di rendere finalmente efficaci i servizi per l’impiego con un incrocio effettivo tra domanda e offerta: in questo senso il governo Renzi confida molto nella nascita della nuova Agenzia nazionale per l’occupazione. (Il Messaggero)
Lavoro. Novità anche per maternità e conciliazione tempi vita e lavoro
Inizierà presto l’esame dell’atteso ddl delega con il quale il Governo si impegna a riformare molti aspetti del mercato del lavoro. Dai contratti, agli ammortizzatori sociali. E una parte è dedicata alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, con riferimento anche all’assistenza ai non autosufficienti.
Il Disegno di Legge “Delega al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino dei rapporti di lavoro e di sostegno alla maternità ed alla conciliazione” è stato presentato ieri al Senato. Tra le misure previste anche quelle per ampliare le tutele di maternità alle categorie di lavoratrici oggi non protette e favorire le forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, con riguardo anche all’assistenza alle persone non autosufficienti.
Nel ddl è infatti previsto (art. 5) che il Governo vari uno o più decreti delegati ispirandosi ai seguenti principi e criteri direttivi:
a) ricognizione delle categorie di lavoratrici beneficiarie dell’indennità di maternità, nella prospettiva di estendere, eventualmente anche in modo graduale, tale prestazione a tutte le categorie di donne lavoratrici;
b) garanzia, per le lavoratrici madri parasubordinate, del diritto alla prestazione assistenziale anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro;
c) introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico;
d) incentivazione di accordi collettivi volti a favorire la flessibilità dell’orario lavorativo e dell’impiego di premi di produttività, al fine di favorire la conciliazione tra l’esercizio delle responsabilità genitoriali e dell’assistenza alle persone non autosufficienti, con l’attività lavorativa, anche attraverso il ricorso al telelavoro;
e) favorire l’integrazione dell’offerta di servizi per l’infanzia forniti dalle aziende nel sistema pubblico – privato dei servizi alla persona, anche mediante la promozione dell’utilizzo ottimale di tali servizi da parte dei lavoratori e dei cittadini residenti nel territorio in cui sono attivi;
f) ricognizione delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, ai fini di poterne valutare la revisione per garantire una maggiore flessibilità dei relativi congedi, favorendo le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;
g) estensione dei principi di cui al presente comma, in quanto compatibili e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, con riferimento al riconoscimento della possibilità di fruizione dei congedi parentali in modo frazionato e alle misure organizzative finalizzate al rafforzamento degli strumenti di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. (Quotidiano sanità)
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5 aprile 2014