Dipendenti pubblici, restano le tutele dell’articolo 18. Se il licenziamento disciplinare è illegittimo c’è il reintegro
Contrordine: le regole sui licenziamenti degli statali non seguiranno le novità del settore privato introdotte con la riforma del mercato del lavoro all’esame del Parlamento. La convergenza – nonostante gli «auspici» del ministro Elsa Fornero – non ci sarà a causa delle specificità del pubblico impiego. Nessuna modifica in vista, quindi, alle tutele dell’articolo 18 e allo schema di disegno di legge delega messo a punto dal ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, sulla base dell’intesa siglata con i sindacati. A far intravedere dei cambiamenti in direzione di una maggiore armonizzazione era stata l’altro giorno il ministro del Welfare. Vedi anche “Licenziamenti anche per i dipendenti pubblici”
«Mi auguro che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati sulla possibilità di licenziare sia inserito nella delega per i dipendenti pubblici» aveva detto la Fornero, scatenando le proteste dei sindacati e l’irritazione del collega Patroni Griffi che ha lavorato tre mesi di fila, riunione dopo riunione, per raggiungere l’intesa.
Ieri l’argomento non ha fatto parte del menù del Consiglio dei ministri. Ma qualche minuto prima della riunione uno scambio di battute tra Fornero e Patroni Griffi ha ridimensionato la querelle. «Non avevo alcuna intenzione di intromettermi» ha esordito, scusandosi, Elsa Fornero. Poi ha spiegato che uno studente le ha fatto una domanda e lei ha risposto dicendo quello che pensava: «Ma era a livello personale, non immaginavo che avesse tanta risonanza sulla stampa». Patroni Griffi ha incassato soddisfatto: «Ci siamo chiariti, nessuna incomprensione». Pace fatta, questione chiusa, raccontano fonti di Palazzo Chigi.
A ridimensionare la vicenda comunque ci aveva già pensato l’altra sera durante un’intervista televisiva il premier Monti: «Il mio ministro del Lavoro ha detto questo, il ministro Patroni Griffi competente specifico sulla materia ha precisato. Un governo funziona anche sul dialogo e se in qualche occasione questo è pubblico e porta a un chiarimento non è un dramma». Come dire: nessun governo diviso, solo opinioni diverse. Ma «il ministro specifico sulla materia» è Patroni Griffi, e stavolta Elsa Fornero ha travalicato i suoi confini senza permesso.
In ogni caso ieri la Fornero non è tornata con alcuna dichiarazione sulla materia. E anche Filippo Patroni Griffi ha scelto la strada del silenzio. Hanno continuato a protestare invece i sindacati. E una ramanzina è arrivata anche dal segretario del Pd. «Quelle di Fornero sono parole sulle quali non è il caso di accendere altre micce, anche perché in questo momento abbiamo un sacco di problemi» ha detto Pier Luigi Bersani.
Il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, non nasconde le preoccupazioni e chiede perché «nonostante i ripetuti annunci» il governo non abbia ancora varato la delega sulla base dell’intesa firmata a inizio maggio. «Sarebbe grave se il governo non procedesse rapidamente ad adempiere ai suoi compiti e magari subisse le pressioni di qualche politico contro quell’intesa» osserva la leader sindacale.
Lo schema di legge delega che Patroni Griffi ha messo a punto prevede molte novità per il settore: cambia il sistema di premialità e cambiano e le responsabilità dei dirigenti; cambia il modello di relazioni industriali, viene disegnata una nuova architettura della flessibilità in entrata con una limitata possibilità di utilizzo dei contratti a termine e c’è una spinta alla formazione e riqualificazione del personale. Esuberi e mobilità restano regolamentati dall’art.33 della legge 165 del 2001, ma saranno gestiti con un maggiore coinvolgimento dei sindacati.
Sul tema dei licenziamenti disciplinari l’accordo prevede un riordino della normativa con il rafforzamento dei doveri disciplinari dei dipendenti. Ma di fronte a un provvedimento giudicato illegittimo dal magistrato, al lavoratore spetterà sempre il reintegro, a differenza di quanto è previsto nel privato dove può esserci anche l’indennizzo.
Il Messaggero – 26 maggio 2012