All´imbrunire hanno tagliato la strada a un Suv a Col del Faggio: «Erano quattro, forse di più, e con il manto grigio chiaro»
Sul Grappa sono arrivati i lupi. Dopo le scorribande dell´orso Dino e gli animali selvatici che si stanno diffondendo sempre di più nei boschi, la zona di montagna della Magnola, a nord del Massiccio del Grappa, compresa fra il Finestron e la vallata che porta a Cismon, continua a riservare sorprese.
La vasta area, caratterizzata da pendii scoscesi e ricoperta da boschi di abeti e di faggi, in certe zone è impenetrabile. Il silenzio della notte è interrotto solo dal canto dei gufi, degli assioli e dei succiacapre. Quest´ultimi sono uccelli conosciuti anche con il nome di nottolone e sono caratterizzati da un becco grandissimo e da un piumaggio cinerino morbidissimo. Di giorno, invece, si può assistere al volto maestoso dell´aquila che nidifica sui picchi scoscesi della Valgadena. Prati e nicchie rappresentano una zona ideale per il pascolo e la vita di caprioli, mufloni, camosci, cervi e cinghiali che, negli ultimi anni, si sono riprodotti in modo molto consistente. Si tratta di un ambiente ricco di erbivori, finora senza contrasti naturali ma destinato a richiamare anche i carnivori.
Nei giorni scorsi, un branco di lupi è stato avvistato da alcuni testimoni. «Stavamo raggiungendo, alla guida di un fuoristrada, le nostre abitazioni in località Col del Faggio – affermano Valter Rubin, residente a S. Anna di Rosà, e Mario Ceccon, che abita a Valstagna -. Era l´imbrunire e stavamo percorrendo la strada sterrata e stretta, circondata da abeti, che porta alle nostre abitazioni. Improvvisamente un branco di lupi ha attraversato la strada. Ne abbiamo contati quattro, ma non sappiamo se si trattava della parte finale o iniziale di un gruppo più numeroso. I quadrupedi avevano un manto di color grigio chiaro. Non ci siamo sbagliati: erano proprio lupi, che in zona trovano abbondante selvaggina, visto la grande quantità di erbivori che popolano la zona impervia a nord del Grappa. Nella vallata – continuano i due – vi sono alcuni allevamenti di animali, ma finora i lupi non hanno causato nessun danno. Non si sono registrati casi di assalti a pecore e mucche. Del reso, i lupi non hanno bisogno di avvicinarsi alle baite e alle zone di sosta alpine degli animali, visto che nel bosco trovano quanto necessario per sfamarsi senza tanta fatica».
Mario Ceccon e Valter Rubin che, oltre ad essere amici sono anche cognati, raggiungono almeno una volta alla settimana le loro baite a Col del Faggio. Sono fra i pochi ad avere un punto di riferimento e una casa per le ferie nel periodo estivo in una zona intatta, che sembra fuori dal mondo, lontano dal traffico e dai rumori della vita quotidiana e quindi hanno maggiore possibilità di vedere cose del tutto nuove.
Due anni fa, il figlio di Valter, mentre stava raggiungendo la casa dei genitori, di notte, sempre lungo la strada sterrata che dal Finestron porta a Col del Faggio, aveva notato un orso che gli aveva attraversato la strada, risalendo verso la montagna. Si trattava del famigerato orso Dino che, poi, attraversò la vallata del Brenta, risalì lungo i pendii che portano all´Altopiano di Asiago e quindi scese fin a Valrovina, alle porte di Bassano, saccheggiando allevamenti di bestiame e facendo stragi di asini.
Tutta da scoprire la sua sorte dell´amato orso Dino, divenuto in breve tempo un vero e proprio beniamino. C´è chi dice di averlo visto finire in pasto ai cacciatori, cotto ai ferri e in umido, mentre la versione ufficiale parla di un suo ritorno in Slovenia, terra altrettanto insidiosa, visto che in quel Paese la caccia all´orso è permessa. Dino, poi, sarebbe stato vittima di un suicidio involontario: cercando di liberarsi del collare a cui era appeso il trasmettitore radio che da tempo non funzionava più, si sarebbe soffocato.
Il Giornale di Vicenza – 16 agosto 2012