Avanti con il piano di riduzione delle Usl da 21 a 7, una per provincia. Ma se la fusione per ogni area avvenisse oggi, almeno sulla carta sarebbe solo la Marca ad uscirne a testa alta sul piano contabile. Solo nel Trevigiano, infatti, tutte le aziende sanitarie registrano un triennio di bilanci in attivo (restando al 2014: per 1,91 milioni nella 7 di Pieve di Soligo, per 4,15 nella 8 di Asolo e per 1,28 nella 9 di Treviso).
Nel Veneziano, invece, lo scorso anno tre su quattro hanno chiuso i consuntivi in rosso (la 10 Veneto Orientale per 21,47 milioni, la 12 di Venezia addirittura per 68,42 e la 14 di Chioggia per 10,91), tanto che si è salvata solo la 13 di Mirano (per 1,29). E se nel Padovano la 15 dell’Alta ha segnato +2,57 milioni e la 17 di Este un attivo di 10 mila euro, la 16 di Padova ha rendicontato un passivo di 17,73 milioni e l’azienda ospedaliera di altri 22,83. Un po’ come nel Veronese: bene la 22 di Bussolengo (per un importo record di 20,57 milioni), male la 20 di Verona (-20.25), la 21 di Legnago (-5,66) e l’azienda ospedaliera (-13,45).
Ad evidenziare il confronto è il Partito Democratico. «La situazione debitoria delle Usl non migliora, anzi: rispetto al 2013, quand’era stata di 162,3 milioni, nel 2014 la perdita è aumentata a 171,47 euro», dice il consigliere regionale Claudio Sinigaglia, componente della commissione Sanità. «Il deficit registrato nell’Usl 12 di Venezia è imbarazzante e dovrà essere oggetto di un approfondita analisi – aggiunge – ma trovo incredibile anche il caso dell’Usl 22 di Bussolengo, che invece di finire in pareggio arriva a maturare un attivo di una ventina di milioni. Cosa vuol dire, che mette da parte i soldi, invece di erogare servizi?».
Va detto comunque che complessivamente il Veneto non accusa una perdita d’esercizio, e quindi non si trova nelle condizioni di dover attuare un doloroso piano di rientro, in quanto a risistemare i conti è stato l’intervento della Gestione sanitaria accentrata, vale a dire del centro di responsabilità contabile che fa capo direttamente alla Regione. Proprio da Palazzo Balbi sottolineano infatti che «il risultato d’esercizio consolidato regionale 2014, inteso come la somma algebrica tra i risultati d’esercizio delle aziende sanitarie e il risultato d’esercizio della Gsa, risulta pari a 56,01 milioni di euro», grazie ad un avanzo di 227,4 milioni di euro. (Corriere del Veneto – 27 agosto 2015)
Rovigo riesce a recuperare 23 milioni di passivo. Le piccole in ripresa. Bene le due Aziende e lo Iov
C’è chi migliora e chi perde. Una sanità a macchia di leopardo quella che emerge dal confronto tra il consuntivo 2014 delle Asl del Veneto e quello del 2013. Senza l’aiutino della gestione accentrata il sistema delle Asl venete (più quello delle Aziende e dello Iov) ha perso 171,5 milioni di euro, contro i 162,3 che era il passivo del 2013. Naturalmente non è così per tutte, alcune Asl infatti hanno migliorato, e non di poco, la performance. Per le Asl di periferia fare il balzo in avanti pare essere più semplice. Feltre, ad esempio, migliora l’attivo del 2013, crescita anche per Asolo, mantiene la posizione Mirano, consolida il positivo l’Alta padovana e incrementa la performance Adria.
Buon attivo per Bussolengo. Anche per quanto riguarda i capoluoghi la situazione presenta sostanziali differenze. Tra tutte va sicuramente segnata la marcia inarrestabile dell’Asl di Rovigo che in due anni è riuscita recuperare ben 23 milioni di passivo.
Due ne ha recuperati anche l’Asl di Belluno. Vicenza ha invece incrementato l’attivo di oltre 3 milioni di euro; lieve ma costante crescita anche per Treviso. In crescita anche nel 2014 il trend positivo dell’Istituto oncologico veneto. Resta pesante il buco di Venezia, arrivato a 68,42 milioni di euro (incide sicuramente l’ospedale in project financing). In crescita anche il disavanzo di Chioggia, più 3 milioni rispetto al 2013. Una vera emorragia per l’Asl del Veneto orientale (-21 milioni e mezzo), colpevole la fuga ormai inarrestabile dei pazienti verso il Friuli Venezia Giulia. L’assessore alla sanità Luca Coletto non nega che esistano aree di criticità: «Se guardiamo il percorso fatto c’è stato un miglioramento in questi anni. Merito del Piano socio sanitario, degli obiettivi posti ai direttori – sottolinea – Ma non è finita qui, il percorso va avanti. (Il Gazzettino – 27 agosto 2015)