Siamo alla vigilia dell’attivazione della ricerca dei PFAS “noti” fatti in parte oggetto di parere EFSA nel 2020 (PFHxS, PFOS, PFOA e PFNA) nei mangimi e negli alimenti di origine animale nell’ambito dei piani nazionali residui, e della conseguente proposizione da parte della Commissione Europea dei “limiti” di contaminazione. Le autorità regionali delle Fiandre hanno deciso di vietare drasticamente il consumo di uova da allevamenti rurali per le contaminazioni inaccettabili di PFAS a tutela della salute. La misura si applica a tutti gli allevamenti, e non solo a quelli impattati dalla presenza di uno storico impianto di produzione di PFOS della ditta 3M.
Questo è dovuto principalmente alle caratteristiche di persistenza ambientale, mobilità tra acqua, suolo e aria, e per alcuni PFAS, di tossicità rilevante, che determinano l’esposizione a questi cosiddetti “forever chemicals” attraverso differenti vie ed alimenti. In particolare le Autorità sanitarie del Belgio stimano che il consumo di un solo uovo fiammingo “rurale” a settimana contribuisca al 98% dell’esposizione.
Divieti di utilizzo della risorsa alimentare per PFAS sono stati presi negli Stati Uniti, soprattutto per la risorsa ittica di corsi di acqua contaminati, oltre che per il divieto di utilizzare ad uso idropotabile pozzi che insistono su acque di falda contaminate. Nel Baden Wuttemberg, in Germania, le autorità locali forniscono gratuitamente consulenza per indicare le zone in cui è possibile allevare animali e coltivare vegetali per l’autoconsumo, a seguito della contaminazione dei terreni con fanghi industriali contenenti PFAS, utilizzati quali biosolidi.
Il discorso sarà di sicura attualità anche in Italia, visto i limiti piuttosto stretti di contaminazione che verranno posti nelle uova, sia perché storicamente le uova industriali hanno livelli di contaminazione molto inferiori, sia perché EFSA ha posto un livello guida per la salute umana di 4.4 ng/kg peso corporeo per settimana. Nell’ottica di un monitoraggio orientato sui rischi per i contaminanti ambientali, gli allevamenti rurali saranno di sicuro indicati per il campionamento. Per inciso, in Belgio è stato deciso di affiancare a tale divieto drastico, un fondo di compensazione.
Di recente la Regione Piemonte, stando a fonti di stampa, ha riscontrato la presenza di Pfas nelle uova, e di residui di sostanze riferibili all’ADV (il nuovo Pfas a catena lunga, costituito da una miscela di differenti sostanze) nei campioni di uova e latte. E’ la prima volta che ADV viene riportato come residuo negli alimenti. «In un solo campione di uova – specifica la Regione – è stata riscontrata anche la presenza del cC6O4. I risultati sono inferiori ai limiti recentemente proposti per gli alimenti dall’Agenzia. Sulla base dei risultati sono previsti nuovi studi che consentiranno di comprendere meglio quali siano le vie di passaggio dall’ambiente agli animali e da questi, attraverso gli alimenti, all’uomo».
Fonti:
Brussels Time del 7 Febbraio 2022