I colori tipici stavano a indicare: verde i cibi più sani, giallo quelli da consumare in modo occasionale e rosso quelli da evitare, possibilmente
I semafori sui menu e sulle etichette degli alimenti aiutano davvero il consumatore a capire quali sono le pietanze più salutari e quelle che sarebbe meglio evitare? Sembra di sì, anche se fino ad oggi avevano risposto alla domanda solo piccoli studi con pochi partecipanti e sempre in condizioni artificiali. Un’ulteriore conferma giunge da un’indagine ben più corposa e, soprattutto, condotta in condizioni reali, nella mensa di un grande ospedale. Ai commensali è stato chiesto di rispondere a un questionario sulle abitudini e le decisioni nella scelta dei piatti prima e dopo l’introduzione dei semafori.
L’idea è venuta ai nutrizionisti del Massachusetts General Hospital (MGH) guidati da Lillian Sonnenberg, dell’MGH Nutrition and Food Service, che qualche mese fa hanno divulgato i risultati della prima parte dello studio su American Journal of Preventive Medicine. Il documento esamina i cambiamenti avvenuti dall’introduzione dei semafori e dal successivo posizionamento in zone facilmente accessibili e visibili.
Nel marzo 2010 sono state attaccate delle etichette con il semaforo su tutti gli alimenti in vendita. I colore verde indicava: i cibi più sani (frutta, verdura, fibre, latte scremato e così via), il giallo quelli da consumare in modo occasionale, mentre il rosso quelli da evitare, possibilmente. Ogni articolo è stato catalogato anche in base al colore fornendo al momento di pagare, le percentuali dei tre colori sul totale della spesa.
L’introduzione della segnaletica sugli alimenti è associata a un aumento del consumo di cibi “verdi” e a una parallela diminuzione di quelli “rossi”
Come riferito sull’articolo di Preventive Medicine, i dati di vendita registrati per un mese prima delle modifiche e nei due mesi successivi hanno mostrato che l’introduzione della segnaletica sugli alimenti è associata a un aumento del consumo di cibi “verdi” e alla diminuzione di quelli “rossi”. Analogamente, sempre in base ai risultati, un posizionamento intelligente, associato a un prezzo conveniente, fa orientare le scelte verso cibi e bevande più sane.
I questionari compilati dagli avventori hanno confermato quanto emerso sul campo.
Prima dell’introduzione dei semafori gli autori avevano chiesto a circa 200 avventori di esprimersi sulle scelte alimentari, e la stessa cosa è stata ripetuta dopo l’introduzione della segnaletica. Il risultato è stato che, se prima dei semafori il 46% degli intervistati affermava che i valori nutrizionali di un cibo influiscono sulla scelta personale, dopo il valore è salito al 61%. Analogamente, il numero di chi ha consultato l’indicazione sul valore nutrizionale è più che raddoppiato, passando dal 15 al 33%. Non si sono invece registrate differenze molto rilevanti tra i clienti che affermavano di scegliere sempre o molto spesso alimenti in base alla qualità nutrizionale. Tra coloro che avevano dichiarato di aver notato le nuove indicazioni semaforiche, è aumentato il consumo di alimenti contrassegnati con il verde e diminuito quello di cibi “rossi”.Al contrario, tra i distratti, che non avevano notato le modifiche, le abitudini non sono cambiate e i consumi sono rimasti più orientati verso gli alimenti meno sani.
«Le informazioni nutrizionali fornite dal semaforo – ha commentato la Sonnenberg – non incrementano le conoscenze dei singoli consumatori sui valori nutrizionali del cibo, ma fanno aumentare la consapevolezza relativa alla necessità di compiere scelte più salutari, e migliorano il processo decisionale. Anche se non abbiamo effettuato un confronto diretto tra i semafori e altri accorgimenti e strumenti, possiamo dire che i semafori aiutano a compiere scelte migliori, come dimostra il cambiamento tra le persone che avevano notato la nuova etichetta. D’altro canto – ha continuato la ricercatrice – le etichette nutrizionali, per quanto semplici, presuppongono un livello di istruzione che non tutti posseggono, e anche la volontà di comprendere dati comunque complessi. Al contrario, i semafori sono semplici da comprendere e facili da introdurre anche per i produttori, una volta stabilite regole generali”.
Dopo l’esperimento i cibi contrassegnati dai semafori sono ancora lì, sugli scaffali della mensa del Massachusetts General Hospital.
Agnese Codignola – Il Fatto alimentare – 4 novembre 2013