Quattro passaggi esteri e poi i soldi arrivavano a destinazione: conto corrente 0247678051 aperto presso la filiale di Lugano dell’Ubs, intestato a Corrado Clini. Nome in codice, «Pesce». Celandosi dietro lo pseudonimo l’ex ministro dell’Ambiente pensava forse di farla franca. Invece sono state proprio le autorità elvetiche a denunciare l’irregolarità di quegli otto bonifici per un totale di un milione e 20mila euro ordinati tra il 2008 e il 2011 contestando il reato di riciclaggio.
E alla fine le verifiche effettuate dalla Guardia di Finanza hanno convinto il giudice di Ferrara a far scattare l’arresto. Anche perché il denaro proveniente dai fondi pubblici stanziati per l’Iraq potrebbe essere soltanto una parte dei finanziamenti che Clini ha «stornato» per sé nell’ambito di numerosi progetti internazionali gestiti nel suo incarico di direttore generale. La procura di Roma sta indagando su flussi finanziari che superano i 215 milioni di euro e ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione anche nei confronti della moglie Martina Hauser, assessore comunale a Cosenza e — dice l’accusa — destinataria di alcuni contratti di consulenza proprio grazie al marito.
Le «provviste» con i soldi pubblici
Il «paravento» individuato dai finanzieri di Ferrara guidati dal colonnello Sergio Lancerin era il progetto «New Eden» affidato alla «Nature Iraq» per lo sfruttamento di Tigri e Eufrate. Investimento del governo italiano: 54 milioni di euro. Una segnalazione arrivata lo scorso anno dalla polizia tributaria olandese accusa la società «Gbc, Global Business & Comunications» di aver emesso false fatture in favore della Ong. Le verifiche effettuate dal Nucleo Tributario confermano il sospetto e forniscono altri dettagli.
Scrive il giudice nell’ordinanza di cattura contro Clini e il suo «socio», anche lui ai domiciliari, Augusto Calore Pretner: «Le somme erogate dal governo italiano confluivano nei conti correnti intestati a “Nature Iraq” e “Iraq Foundation”. Dagli stessi conti erano tratti i bonifici con cui queste società pagavano le fatture emesse nei loro confronti dalla “Gbc” per un totale di 3milioni e 424mila euro». In realtà l’azienda non ha svolto alcuna attività, quei documenti contabili sarebbero «pezze d’appoggio» per creare le provviste da destinare a Clini e ai suoi presunti sodali.
I tre soci: Pesce, Sole e Schiavo
Il provvedimento giudiziario ricostruisce i successivi passaggi del denaro: «La società olandese “Orient Invest” emette fatture per un totale di 3 milioni e 251mila euro che la “Gbc” paga su un conto corrente aperto a Dubai tenendosi una percentuale del 5 per cento. A sua volta la “Orient Invest” trattiene una percentuale del 2 per cento e bonifica 3 milioni e 172mila euro su un conto aperto presso la Ubs di Lugano e intestato alla società di dominio caraibico “Coolshade Enterprise”». È la tappa cruciale perché quest’ultima azienda fa capo a Pretner e serve allo smistamento delle somme che puntualmente avviene, sia pur con un frazionamento per sfuggire ai controlli. L’espediente evidentemente non basta.
Dopo un ulteriore passaggio sul deposito messo a disposizione da un mediatore svizzero, i soldi arrivano su tre conti che hanno un’intestazione in codice: «Sole» è Pretner e prende 2 milioni e 30mila euro; «Schiavo» è Luciano Mascellani, un signore poi morto al quale risultano bonificati 120mila euro; «Pesce» è Clini che riceve un milione e 20mila.
Cina e Montenegro. Mazzette su 215 milioni
Ben più alte le somme che Clini avrebbe ricevuto grazie ai progetti di cooperazione internazionale avviati in Cina e Montenegro per la riqualificazione ambientale di vaste aree. Gli inquirenti sospettano che lo stesso «sistema» usato per l’affare iracheno sia stato adottato per gli altri Stati. E calcolando che la percentuale presa attraverso «New Eden» supera il 5%, l’ammontare totale delle mazzette potrebbe superare i 10 milioni di euro. Denaro che Clini avrebbe spartito con la moglie e altri «soci» disponibili a mettere a disposizione società per l’emissione di false fatture. Il 12 ottobre 2013, quando i magistrati di Ferrara lo hanno convocato per contestargli le irregolarità relative ai rapporti del ministero con «Nature Iraq», Clini ha dichiarato: «Prendo atto dei documenti che mi vengono mostrati, ma non so nulla. In ragione del mio incarico (direttore generale ndr) prenderò i necessari provvedimenti a tutela dello Stato italiano». In realtà i soldi erano già al sicuro sui suoi conti correnti italiani. Il conto svizzero è stato infatti «svuotato il 4 agosto 2011 trasferendosi i soldi su un altro conto attraverso 18 bonifici intestati alla società Freelance riferibile a soggetti intermediari finanziari dediti al trasporto di valuta contante». Sono i cosiddetti «spalloni» che l’ex ministro ha evidentemente deciso di utilizzare anche per sfuggire al fisco.
Fiorenza Sarzanini – Il Corriere della Sera – 28 maggio 2014