Ci sono pochi simboli come la pasta che sintetizzano l’animo italiano: la passione per spaghetti, farfalle, fusilli e bucatini non ha eguali al mondo e rappresentano in modo pieno l’italianità degli individui. Per questo il Wall Street Journal ha deciso di monitorare l’effetto della crisi economica sui consumi delle famiglia italiane andando a raccontare come gli italiani hanno modificato i consumi alimentari e in particolare di pastasciutta.
I numeri parlano chiaro: dieci anni fa una famiglia italiana consumava in media 40 chili di pasta l’anno; oggi sono scesi a 31 chili l’anno, complice una maggiore attenzione alle diete e quindi al consumo dei carboidrati, ma anche alla cura che la pasta necessita in fase di preparazione: il minor tempo che le giovani famiglie dedicano a pranzo e cena spinge le nuove generazione verso altri alimenti meno elaborati, dal “concorrente” couscous, alla carne e agli ortaggi. La cultura del fast-food mette a segno qualche punto, ma non si tratta solo di hamburger a stelle e strisce: negli ultimi anni, rileva il quotidiano newyorchese, è letteralmente esploso il fenomeno sushi-bar in Italia e gli esercizi gestiti da cinesi o indiani stanno crescendo di numero in modo rilevante. Allo stesso tempo, la cultura culinaria italiana si sta internazionalizzando, con un’ampia diffusione delle pubblicazioni storiche in Giappone o nelle Americhe.
Non solo e non tanto la crisi, quindi, sta determinando un mutamento nei comportamenti alimentari degli italiani. Il quotidiano statunitense un sondaggio Nilsen secondo cui in cui vengono interpellate in particolare donne tra i 26 e i 30 anni: la quota di coloro che ritengono che la pasta faccia ingrassare è aumentata del 26% nel giro di pochi anni, tra il 2008 e il 2012. E lo stesso consumo di carne o pesce congelato si è impennato nell’ultima decade del 70%, con la verdura crescita del 50% nello stesso periodo.
L’industria e gli stessi chef ne stanno tenendo conto. Se Barilla prova a reagire all’erosione di quote di mercato alleandosi con McDonald’s per proporre soprattutto ai giovani nuovi tipi di pasta, Gualtiero Marchesi ha provato a ravvivare le sue ricette inserendo nelle sue paste anche cannella, miele e caviale. «Tutto deve cambiare per sopravvivere» dice Marchesi «E anche la cucina si deve modernizzare».
Il Sole 24 Ore – 14 ottobre 2013