Dimmi dove vivi e ti dirò quanto spendi. E, soprattutto, che cosa compri. Come un refolo inatteso, la (leggera) ripresa dell’economia ha aperto uno spiraglio alle porte della spesa in Italia. Qualcuno, tra i più ottimisti, quella porta l’ha spalancata subito. Molti, i più scettici o soltanto prudenti, sono ancora lì che indugiano sulla soglia, ad aspettare una ventata più forte. Un puzzle di attitudini, comportamenti e, perché no, emozioni in cui è la geografia a dettare le regole. Perché non c’è una sola Italia a misurare i cordoni della borsa, ma cento, mille Paesi diversi in cui le differenze di reddito e culturali disegnano altrettante cartoline dei nostri carrelli, dei nostri armadi. «Se da sempre è difficile tracciare l’identikit del consumatore medio valido da Nord a Sud, ormai è complicato scattare anche una fotografia attendibile da Milano a Trieste o da Palermo a Napoli», dice Albino Russo, curatore del rapporto Le 1000 Italie, il mosaico dei consumi, di Italiani Coop. «Siamo un Paese-patchwork in cui le medie statistiche non bastano: bisogna anche indagare tra i campanili».
Un sottilissimo filo comune, da Trento a Ragusa, emerge: parte dalla ripresa dei beni durevoli (casa e auto) e passa per la sobrietà ritrovata a tavola (dove la razione media giornaliera è scesa di 230 grammi dal 2000) e nel guardaroba (con gli under 35 a trainare la moda, ma senza dipendere troppo dai marchi). Un po’ ovunque, poi, siamo tornati a cenare fuori e a spendere per il tempo libero. E impazziamo per gli smartphone (meno per pc e tablet, in calo). Oltre questo canovaccio, inizia un mosaico di comportamenti che spesso sfata luoghi comuni. A partire da quello del Nord compatto per ricchezza. La Liguria, per dire, è la regione del Settentrione che meno spende: 2.295 euro al mese, neanche 200 in più della Puglia, la più facoltosa del Sud in affanno. Altra prova che le tre Italie hanno ceduto il passo a migliaia di budget à la carte.
Ecco allora il Piemonte che risparmia sul cibo ma investe più di un terzo della spesa nella casa: 958 euro al mese, meno del Lazio (1.095 euro, la quota più alta d’Italia), dove pesano i prezzi del mercato immobiliare romano. L’abbigliamento scava un solco tra liguri (74 euro al mese) e lombardi (172 euro), che però in vanità sono superati dai laziali: un po’ a sorpresa, è di questi ultimi il record di scarpe femminili comprate, con 201 euro l’anno. Se poi in Lombardia si spende più che altrove per i trasporti e l’istruzione, è il Trentino Alto Adige, forte dei suoi 3.022 euro al mese di consumi per famiglia, a investire più di tutti in mobili e sanità, spettacoli e cultura, alberghi e ristoranti: cifre doppie rispetto a quelle della Calabria, dove il budget per ristoranti e hotel è il più basso d’Italia (45 euro al mese). Nel cibo, il primato è dei toscani con 476 euro mensili. All’Abruzzo il record del risparmio a tavola (401 euro). Un mare di abitudini in cui le radici e il territorio contano anche più del reddito. «Prendiamo il caso del veganesimo», dice Russo, «cresce a Nord-Ovest e arranca in Toscana. Difficile fare a meno della bistecca nella patria della chianina».
Se giudichiamo dalla spesa, dobbiamo considerare i siciliani i più dipendenti dal fumo (324 euro l’anno in tabacchi), gli emiliano-romagnoli i più sportivi (140 euro l’anno in piscina e palestra), i friulani i più golosi (195 euro l’anno in pasticceria) ma anche i più vanitosi (33 euro in gioielli). Non possiamo continuare a definire i liguri i più parsimoniosi (sono loro a giocare più di tutti al lotto: 74 euro l’anno) e i siciliani i più ghiotti di pesce fresco, visto che la loro regione ha il record del consumo di quello appena surgelato (613 euro l’anno).
Più si scende nei dettagli, più la mappa si riempie di curiosità. In fatto di moda, i veneti spendono più di altri per borse e valigie (28 euro), ma sono anche quelli che ricorrono maggiormente ai rammendi (20 euro). Le riparazioni delle vecchie scarpe raggiungono il top in Liguria, 30 euro l’anno contro gli 8 dei toscani, mentre i molisani sono con 63 euro l’anno gli shoes addicted delle calzature per l’infanzia. In Molise, poi, l’auto va di moda usata, ma la moto deve essere nuova. In Campania pullmann e bus sono un salasso da 608 euro l’anno, ma si trovano sempre i soldi per andare dall’avvocato, come spiegherebbero i 29 euro l’anno in carte bollate. I marchigiani spendono più di tutti in hi-fi e cappe aspiranti, i molisani in frigoriferi e i trentini in frullatori. Tutti prodotti che i laziali comprano nuovi, snobbando le riparazioni (7 euro). E se i veneti spendono di più per le lavatrici, i pugliesi sembrano preferire le lavanderie (132 euro l’anno, due volte che al Nord) come i laziali le scope (48). Poco affezionati agli elettrodomestici per le pulizie i lombardi, che in compenso hanno il primato di colf e giardinieri: 136 euro, molto sopra i piemontesi che si fermano a 50. Neanche gli abruzzesi rivelano passione per la tecnologia, ma sono quelli che più pagano per gli animali da compagnia: 13 euro contro i 5 dei toscani e i 6 degli emiliano-romagnoli. Federalisti fino in fondo, anche nella Repubblica di Fido.
Repubblica – 11 giugno 2017