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Dopo maturità. «E ora inseriamo cibo fra materie studio»

Il tema proposto dal Ministero segnala la crescente sensibilità che va diffondendosi sul tema dell’alimentazione. Siamo ciò che mangiamo.

Il cibo è un bene incorporato, entra nel nostro corpo: per questo si sviluppa nella società moderna una sensibilità particolare verso il consumo alimentare. Del resto, anche l’ambiente in cui viviamo è in?uenzato dal cibo che mangiamo, sappiamo che le coltivazioni e le produzioni alimentari hanno un impatto ambientale rilevante sul pianeta. I problemi legati all’alimentazione, in particolare l’obesità, af?iggono ormai non solo i paesi avanzati, ma in misura crescente i paesi in via di sviluppo, proprio a causa dei rapidi mutamenti nelle abitudini alimentari e degli stili di vita. Sappiamo però che, nel mondo, l’obesità si lega alla povertà e a bassi livelli di istruzione. Nel paesi sviluppati i consumatori sono più consapevoli che in passato della relazione tra alimentazione e salute e dispongono di maggiori alternative negli scaffali dei punti vendita, per cui non è corretto affermare che la situazione è peggiorata. Anche le imprese alimentari come indica la proposta della doppia Piramide alimentare avanzata da Barilla – stanno maturando una crescente attenzione a comunicare insieme ai valori del prodotto, valori di salute e di benessere. Il cibo è un bene incorporato: entra nel nostro corpo, ed è un bene relazionale, cioè entra nelle relazioni della vita quotidiana. Queste due dimensioni contribuiscono a fare del cibo un bene di consumo molto particolare. Il rapporto col cibo nella società odierna è per lo più segnato da un atteggiamento ri?essivo: le persone si interrogano sempre di più sulle loro scelte alimentari, come vediamo dalla ricorrenza del tema nelle conversazioni. Le persone sviluppano sistemi personali per le scelte alimentari.

Questi sistemi spesso ri?ettono processi di negoziazione personali tra diversi aspetti che devono essere considerati: la convenienza, la salubrità, la sicurezza, la praticità, il prezzo. Ma complessivamente la coscienza cresce, lo dimostra l’attenzione ai cibi freschi, alla stagionalità, l’attrazione verso tutto ciò che evoca la vicinanza con la natura. La crescente attenzione verso l’alimentazione si traduce in via prioritaria in domande di sicurezza e di salubrità. Il cibo giusto è il cibo che non fa male, che non apporta danni alla salute; ma è anche il cibo che fa bene, che apporta elementi positivi per la salute. Queste due istanze sono per lo più confuse, ma sono presenti.

Ben venga che il cibo diventi oggetto di ri? essione anche in sede di esame di maturità. Sarebbe auspicabile che diventasse materia di ri? essione durante il percorso di istruzione. Più di una ragione lo consiglierebbe. I testi proposti dal Ministero assumono la rilevanza delle scelte individuali e dei comportamenti alimentari per la salute degli individui. L’accento sul cibo dovrebbe essere sempre accompagnarsi all’attenzione agli stili di vita. Si tratta di evitare le derive verso la medicalizzazione del cibo o alla colpevolizzazione del “mangiare”. Il cibo resta una fonte di grati? cazione e un irrinunciabile veicolo di relazioni. Il cibo resta primario elemento di cultura.

Nelle abitudini alimentari si esprime la cultura di un territorio, la capacità di conservare e innovare tradizioni, di alimentare le relazioni sociali. Con questo approccio dovrebbe essere trattato e considerato il tema. La scelta alimentare non è riconducibile ad un esercizio tutto cognitivo di calcolo delle calorie, perché coinvolge una molteplicità di dimensioni emozionali che affondano le radici in memoria e storia individuale, nella abitudini e nelle credenze di ognuno. Le scelte alimentari sono in? uenzate dalla nostra identità, dall’immagine del nostro corpo, dall’idea del benessere e dalle pratiche sociali, pensiamo, ad esempio il peso del mangiar fuori.

Tutti coloro che intendono occuparsi di educazione alimentare dovrebbero comprendere che le scelte alimentari non si modi? cano solo attraverso campagne di informazione, perché sono intrecciate con le credenze, con l’identità e sono condizionate dalle immagini sociali che in? uenzano le preferenze verso questo o l’altro cibo.

Polis – 23/06/2011

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