Ci sono le ricongiunzioni previdenziali che tornano a essere gratuite, ma solo per quei lavoratori che sono passati dal pubblico impiego all’Inps entro il 31 luglio 2010. E poi la “salvaguardia” per altri 10.300 lavoratori esodati.
La legge di stabilità, sul fronte sempre caldo della previdenza, mette due attese “toppe” alle emergenze di questi ultimi anni, oltre a introdurre novità per i congedi parentali che ora anche in Italia potranno essere a «base oraria». In pista anche 150mila «verifiche straordinarie» all’anno fino al 2015 con cui l’Inps farà le pulci ai titolari di assegni di invalidità civile, cecità, sordità, handicap e disabilità per stanare chi non ha i requisiti sanitari o reddituali. Le eventuali risorse recuperate saranno destinate al Fondo per la non autosufficienza.
Il costo dell’operazione ricongiunzioni e nuovi esodati non è indifferente: circa 1,5 miliardi spalmati in una decina d’anni. A pagare il conto più salato – con 899 milioni fino al 2022 – sarà il Fondo per la detassazione dei salari di produttività che dovrà finanziare il costo delle ricongiunzioni previdenziali. A rimetterci insomma saranno lavoratori e imprese. Ma in parte dovranno pagare anche i futuri pensionati: l’assegno sarà un po’ più basso rispetto a quello che sarebbe venuto fuori con la vecchia ricongiunzione – la riunione gratuita di più contribuzioni in diverse gestioni per ottenere una sola pensione – che era stata trasformata in «onerosa» dal Governo Berlusconi nel 2010.
La soluzione trovata dalla legge di stabilità per chiudere la vicenda delle ricongiunzioni – che qualcuno aveva paragonato al «caso esodati» – consentirà comunque di andare in pensione con i requisiti della riforma Fornero. In realtà si tratta di una doppia soluzione. Innanzitutto viene risolta la questione delle ricongiunzioni per gli iscritti ex-Inpdap e in particolare ad alcune Casse di dipendenti pubblici (Cpdel, Cps, Cpi e Cpug) confluite nell’Inpdap e che s’erano vista scippata la ricongiunzione gratuita con il varo delle norme del luglio 2010. Si riconosce, per chi ha cessato il lavoro che aveva dato luogo all’iscrizione in una di queste Casse entro il 30 luglio del 2010, la validità delle vecchie regole. La platea coinvolta è di circa 130mila lavoratori, con un flusso di pensionamento previsto in 30-40mila unità l’anno nei prossimi dieci anni: si tratta ad esempio di dipendenti passati da un ente locale a un’azienda privata o che lavorano un una ex municipalizzata e sono passati dalla cassa alla gestione Inpdap.
La seconda soluzione è quella più strutturale e riguarda una platea per la quale manca una stima ufficiale: si prevede, in sostanza, una nuova modalità di calcolo pro-quota dei periodi di contribuzione presso gestioni diverse (salve le regole previste da ogni ordinamento) per godere di un unico trattamento pensionistico di vecchiaia con le nuove regole introdotte dalla riforma Fornero. In questo modo non ci sarà bisogno di spostare i contributi e, quindi, neppure di pagare alcun conto per i lavoratori. In pratica si utilizza la strada della totalizzazione già prevista dal decreto legislativo 42/2006, con le quote di pensione che saranno tutte calcolate con il sistema “retributivo”, ma le retribuzioni di riferimento utilizzate per questo calcolo potranno riguardare stipendi incassati molti anni fa. Infine una clausola di salvaguardia prevede, per chi abbia già fatto domanda per il ricongiungimento oneroso dal 1° luglio 2010 ma non abbia ancora avuto la pensione, la possibilità di recedere e avere la restituzione di quanto già versato per accedere così alle nuove modalità gratuite.
Sul fronte esodati la legge di stabilità prevede l’estensione delle tutele a 10.300 nuovi ex lavoratori – tanti ne ha conteggiati la Ragioneria generale dello Stato – con oneri (giudicati insufficienti dal servizio Bilancio del Senato) per 554 milioni dal 2013 al 2020. Una mini-platea questa che si aggiunge ai 120mila lavoratori già salvaguardati.
Peraltro la legge di stabilità prevede anche l’istituzione presso il ministero del Lavoro di un apposito fondo con una dotazione di 36 milioni per il 2013, al fine di finanziare interventi a favore delle categorie di lavoratori esodati già individuati nei precedenti decreti. In tale fondo dovranno confluire anche le eventuali risorse non spese per le precedenti salvaguardie.
21 dicembre 2012