Paolo Russo, la Stampa. Mentre i virologi continuano a fare pressing sul governo affinché vari una nuova stretta anti-varianti, il ministro Speranza ha già nel cassetto un piano B se i lockdown locali non dovessero arrestare l’avanzata del virus dall’accento inglese. Una cura come quella di Natale, quando durante le festività tutta l’Italia si è tinta di giallo durante i feriali e di rosso nei festivi e prefestivi. Il tutto magari con l’obbligo di indossare le Ffp2 nei luoghi chiusi, come ha già fatto l’Alto Adige. Medicina amara da far digerire a Lega e Forza Italia, che hanno già dimostrato di non gradire troppo la linea dura reagendo con rabbia all’appello al lockdown lanciato dal consigliere di Speranza, Walter Ricciardi. Ma la stretta potrebbe essere inevitabile per non farsi travolgere da una terza ondata spinta dalle varianti.
Ieri il bollettino della Protezione civile dava oltre 10mila contagi con un tasso di positività stabile al 3,8%. Anche se i morti hanno ripreso a salire, passando da 258 a 338. Mentre i ricoveri di poco ma calano ancora. Con questi numeri per il governo sarebbe arduo convincere gli italiani e gli stessi partiti aperturisti della coalizione che un lockdown o anche una maggiore stretta siano necessari. Speranza sa però che la brace sotto la cenere potrebbe presto diventare fiamma. «Dobbiamo monitorare con grande attenzione quanto sta accadendo in Umbria», ha detto da Perugia. «Qui le varianti hanno condizionato la curva del contagio prima che altrove e capire quanto sta avvenendo è importante per valutare le misure assunte». Ed è bene ricordare che buona parte della regione è rossa. Del resto le proiezioni dei suoi esperti dicono che la variante inglese farà impennare del 50% i contagi da qui a tre settimane. Che vorrebbe dire risalire a quasi 20mila casi e contare almeno 500 morti al giorno, considerando che la variante inglese è anche più letale del 20-30%.
Per ora però si procede con gli interventi chirurgici dei lockdown locali. Ieri il governatore lombardo Attilio Fontana ha messo in zona rossa quattro comuni: Viggiù, Bollate, Mede e Castrezzato. Mentre il semaforo ha acceso luce rossa anche a Roccagorga, in provincia di Latina. Decisioni prese autonomamente dai Presidenti di regione. Anche se il Titolare della salute potrebbe raccogliere il suggerimento del fisico dell’Università di Torino, Roberto Battiston, per il quale «guardare ai dati nazionali e a quelli regionali per arginare l’epidemia spinta dalle varianti non basta più». «L’analisi dei dati a livello di province permetterebbe invece -a suo avviso- di adottare tempestivamente misure di contenimento chirurgiche». In altre parole traslare il sistema a semaforo che regola i colori delle regioni a livello di provincia, con chiusure non più discrezionali ma automatiche, sulla base di dati scientifici.
Intanto il prossimo monitoraggio porterà in area arancione anche l’Emilia Romagna che ha un Rt già sopra la soglia di sicurezza di uno e con «una situazione peggiorata rispetto a qualche settimana fa», ammette lo stesso governatore emiliano, Stefano Bonaccini. A rischiare il passaggio da giallo ad arancio è anche il Lazio, che già aveva numeri al limite della retrocessione la scorsa settimana e che ieri ha visto aumentare i contagi pur con meno tamponi.
Micro lockdown e nuovi passaggi in fascia arancione non sembrano però bastare ai virologi che spingono il governo a fare di più. Prendendosela in qualche caso persino contro un rigorista come Speranza. Che secondo Andrea Crisanti, il padre del “metodo Vo'”, «è stato esitante di fronte a spinte di parte, dimenticando che l’agenda la detta il virus e non il commerciante». Parole pesanti, pronunciate con riferimento non solo allo stop last minute dello sci, ma anche al mancato prolungamento del lockdown a maggio.
Non propone serrate e non se la prende con nessuno Massimo Galli del Sacco di Milano. Ma è come se lo facesse quando dice che «vorremmo tutti riaprire, ma mi trovo di nuovo un reparto invaso da nuove varianti, e così è in tutta Italia e questo fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri».
«In due settimane in Campania abbiamo avuto una crescita della diffusione della variante inglese dal 7 al 20%», spiega a sua volta Luigi Atripaldi, direttore del dipartimento di microbiologia dell’Ospedale dei Colli di Napoli. Che poi passa all’attacco, affermando che «un lockdown come consigliato da Ricciardi è assolutamente utile. Così come lo sarebbe velocizzare il processo di vaccinazione». Quel che pensa anche l’Agenzia europea del farmaco,che per bocca del Presidente della sua task force sui vaccini, Marco Cavaleri, chiede di non andare troppo per il sottile e di utilizzare tutti i vaccini ad oggi disponibili.