Nessuno dei cinque familiari del 37enne bengalese cui è stata diagnostica la lebbra risulta positivo ai test eseguiti tra giovedì e venerdì al Ca’ Foncello.
La moglie, il fratello, la cognata e i due figli del paziente sono stati sottoposti a controlli accurati nell’unità dermatologica diretta dalla dottoressa Diva Simonetto: i test sono risultati negativi confermando così le seppur caute previsioni del primario di Malattie Infettive Pier Giorgio Scotton, che giovedì aveva sottolineato la scarsa contagiosità del morbo di Hansen, termine tecnico con il quale viene definito il batterio che causa la lebbra. Sui cinque soggetti verranno comunque eseguiti dei testi periodici nei prossimi mesi, come previsto dalle linee guida del ministero.
Intanto il 37enne, sottoposto a trattamento farmacologico da martedì (tre i farmaci somministrati, due dei quali usati anche per curare la tubercolosi), sta rispondendo bene alla terapia. «Un tempo la lebbra era una malattia che ci si portava avanti per tutta la vita – ha spiegato Scotton – ma oggi, con i farmaci, i pazienti guariscono completamente». Nei prossimi giorni il paziente verrà comunque affidato al centro di riferimento nazionale, che si trova a Genova. Il 37enne si era rivolto ai medici del Ca’ Foncello a metà luglio: presentava rigonfiamenti alle braccia e alle gambe, lesioni cutanee e denunciava una forte riduzione della sensibilità, dovuto, si è scoperto grazie alle analisi microbiologiche e all’intuito dei sanitari del reparto di malattie infettive, molti dei quali hanno lavorato per alcuni anni in Africa, al batterio della lebbra, malattia praticamente debellata, nel nostro paese, dagli anni Ottanta. Meno di una decina infatti i casi in Italia ogni anno.
Ieri la direzione sanitaria ha voluto chiarire, riferendosi all’epidemia di Ebola in alcuni paesi africani, che «se le condizioni epidemiologiche non fanno ritenere probabile che soggetti da patologie infettive ad alta mortalità nel nostro Paese – ha riferito il direttore sanitario Michele Tessarin – l’organizzazione sanitaria ha il dovere di considerare ogni eventualità e adoperarsi anche per prevenire l’improbabile. Per questo anche l’Usl 9 ha attivato, per quanto di sua competenza, la rete di controlli». A livello regionale il presidente Luca Zaia ha disposto l’attivazione al massimo grado del sistema di sorveglianza sanitaria in tutto il Veneto.
Alberto Beltrame – Corriere del Veneto – 9 agosto 2014