Oggi vertice Tosi-Maroni, i capilista saranno Bragantini, Marcolin e (forse) Bitonci. E’ il giorno del verdetto finale. Il segretario nathional del Carroccio Flavio Tosi sarà oggi in via Bellerio, a Milano, per varare assieme al leader federale Bobo Maroni le liste della Lega Nord in vista delle elezioni. L’assessore potrebbe partire per Roma dando avvio ad un rimpasto nella giunta Zaia.
E alla vigilia dell’ultima decisione, rispunta l’ipotesi di un «giro di valzer» tra la Regione e Palazzo Madama. Tosi sta infatti almanaccando da tempo sulla possibilità di far volare a Roma, oltre ai due fedelissimi deputati, Matteo Bragantini e Giovanna Negro, anche un senatore scaligero. Chi potrebbe prendere il posto di Federico Bricolo, il capogruppo che pagherà cara la sua vicinanza al fu Cerchio Magico con l’esclusione dalla corsa? Tosi, a lungo in dubbio tra il piazzare un suo uomo ed il cedere il posto ad una delle altre province venete (puntando ovviamente a far eleggere un deputato veronese in più) mirerebbe alla prima opzione, promuovendo uno dei suoi alfieri in laguna. Potrebbe essere Paolo Tosato (vice capogruppo in consiglio regionale, molto vicino a Tosi), ma potrebbe anche essere l’assessore alla Sanità Luca Coletto, il che farebbe tornare d’attualità l’ipotesi «filotto» che a Verona tiene banco da tempo: Coletto a Roma, Tosato al suo posto nella giunta Zaia (ma sempre da «esterno», si dimetterebbe da consigliere), l’assessore comunale veronese Enrico Corsi, primo dei non eletti, in consiglio al posto di Tosato, il presidente del consiglio comunale Luca Zanotto in giunta, a Verona, al posto di Corsi.
Per sapere se tutte le pedine andranno al loro posto si dovrà attendere come detto il vertice in agenda per oggi con Maroni, perché le trattative per i posti in lista (quelle sicuri, ovviamente, gli altri interessano poco nulla perfino a chi dovrebbe occuparli) si sono protratte ieri fino a tarda sera. Le caselle a disposizione (4 posti al Senato che potrebbero diventare 7 con la vittoria ed il relativo premio su base regionale; 5 alla Camera Veneto 1 e 3 alla Camera Veneto 2) sono state suddivise sulla base di un rigoroso «Cencelli padano», stilato su base territoriale. Verona avrà il capolista nel Veneto 1 e si tratterà dell’uscente Matteo Bragantini, Treviso quello nel Veneto 2 e sarà il sindaco di Cornuda Marco Marcolin, mentre a Padova spetterà quello al Senato e qui il nome balla perché nella Città del Santo il partito è spaccato come una mela: si parla con insistenza del lealista Massimo Bitonci, deputato uscente, ma ci provano anche i «barbari sognanti» Franco Zorzo, sindaco di Tombolo, e Luisa Serato, presidente del consiglio provinciale. L’altro nome che balla è quello, pesante, del capogruppo uscente a Montecitorio Gian Paolo Dozzo. Raccontano dalla sua Treviso che sabato scorso, dal palco della tradizionale Festa del Radicchio di Zero Branco, avrebbe ringraziato la platea sottolineando che si trattava del suo ultimo saluto da parlamentare. Da via Bellerio, però, rimbalzano voci opposte: Dozzo sarebbe l’unico della vecchia guardia (è a Roma dal 1994) a godere della deroga ad personam firmata da Maroni e questo nonostante la base e lo stesso Tosi premano perché non venga concessa alcuna wild card. Potrebbe essere candidato al Senato, magari al quinto posto, una posizione scomoda, buona solo se al centrodestra riuscirà l’exploit.
Speranze al lumicino, invece, per tutti gli altri, protagonisti di svariati incontri con gli ambasciatori del segretario, incaricati di far capire ai giubilati «quanto forte sia la spinta dei militanti per il rinnovamento». Sempre secondo i sussurri che rimbalzano dai colonnelli locali, sarebbe confermata la rappresentanza di Belluno e Rovigo (dovrebbero avere un senatore ciascuno), Verona e Vicenza si spartirebbero la Camera Veneto 1 (Padova avrà un deputato di anima «opposta» al senatore capolista) mentre Treviso dovrebbe farla da padrona alla Camera Veneto 2. Difficile, infine, che la Venezia «bossiana» riesca a fare un deputato: la casella disponibile andrà ai «barbari» del Veneto Orientale.
Lillo Aldegheri – Corriere Veneto – 16 gennaio 2013