Passate le elezioni Regionali, con la netta conferma di Luca Zaia a Palazzo Balbi, finita l’estate, con la relativa dispersione vacanziera di colonnelli e militanti, e soprattutto archiviata la scissione di Flavio Tosi, oramai avviato coi suoi sodali verso una nuova avventura politica, la Lega Nord riprende la stagione politica dai congressi e dalla manifestazione di Cittadella che ha ormai soppiantato il celeberrimo raduno di bossiana memoria a Venezia.
Il consiglio «nazionale» riunito ieri alla presenza del commissario Gianpaolo Dozzo e del governatore Zaia (assai più presente di un tempo agli appuntamenti di partito) ha stabilito che il primo congresso sarà celebrato l’11 ottobre a Padova, una delle province dove più profonda è stata la lacerazione tra «salviniani e «tosiani» e dove la segreteria è commissariata dall’eurodeputato Lorenzo Fontana. Quanto ai possibili candidati, al momento ci sono stati solo alcuni contatti sottobanco, dei pour parler senza ufficialità. È certo, comunque, che il sindaco della città del Santo Massimo Bitonci giocherà un ruolo da protagonista e il suo alfiere, chiunque sarà, partirà in vantaggio. La domenica successiva, il 18 ottobre, sarà invece la volta di Verona, dove un tempo i giochi erano presto fatti: vinceva l’uomo di Tosi. Fu così anche per Paolo Paternoster, eletto 4 anni fa con un secco 63% ma poi rimasto fedele al Carroccio e costretto nell’ultimo anno all’arduo compito di arginare l’esondazione tosiana. Dopo un anno di proroga può ricandidarsi e, se deciderà di farlo (ci sarà un primo confronto domani nel direttivo provinciale), difficile che qualcuno possa aspirare a soffiargli il posto. E lui pare orientato a replicare l’esperienza. La stagione congressuale proseguirà poi il 15 novembre con il Veneto Orientale, altra ex roccaforte degli uomini di Tosi, un tempo dominata dall’ex assessore regionale Daniele Stival ed oggi commissariata dal vice governatore Gianluca Forcolin. Lo stesso giorno andrà a congresso Belluno, pure commissariata con Cesare Rizzi, militante di Falcade, mentre una settimana più tardi, il 22 novembre, sarà la volta di Rovigo, anche quella commissariata, anche quella da uno «Zaia boys» e cioè l’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari. Niente rinnovi invece, per Treviso (Dimitri Coin), Venezia-Mestre (Alberto Semenzato) e Vicenza (Antonio Mondardo), tutti ancora nel bel mezzo del mandato.
Entro fine anno sarà celebrato anche il congresso «nazionale» (leggasi regionale), che comunque si annuncia assai meno avvincente del 2012, quando all’indomani della «notte delle scope» si scornarono Tosi e Bitonci in un clima da guerra mondiale. I candidati sono tutti riconducibili all’area di Salvini (ce ne sono altre, oggi, in Lega?) e la partita interessa solo per gli equilibri territoriali, con Verona che prova a confermarsi capitale mettendo in pista Fontana mentre Treviso prova a riprendersi la centralità di un tempo con l’ex segretario provinciale Gianantonio Da Re. L’assessore regionale alle Attività produttive Roberto Marcato, alfiere di Padova, pare volersi sfilare: a Zaia non piace che i suoi uomini mischino amministrazione e politica e certo avere il segretario in giunta non è proprio il massimo della comodità. Un altro nome che gira, con meno enfasi, è quello dell’ex senatore vicentino Paolo Franco.
Capitolo attività politica: il 13 settembre, dopo la salita alle sorgenti del Po, Matteo Salvini sarà a Cittadella per la manifestazione «Liberi di scegliere». Al pomeriggio, si pensa ad una calata su Bagnoli, per una protesta contro l’hub, «l’invasione» e il «governo Renzi-Alfano». Quindi il 6, 7 e 8 novembre la Lega punta a bloccare l’Italia. Se ne parlerà durante il consiglio federale di domani, con ovvie ripercussioni anche a queste latitudini.
Corriere Veneto – settembre 2015