Un emendamento alla legge di Stabilità chiede che l’origano, con Iva al 22%, sia tassato quanto salvia, rosmarino e il basilico con l’aliquota al 4%. C’è una battaglia, in parlamento, che odora di campi e pane e pomodoro, di dieta mediterranea e odori della terra. Una battaglia che porta il nome di Leana Pignedoli e Venera Padua, senatrici Pd che hanno presentato un emendamento alla legge di Stabilità per applicare l’Iva agevolata anche per «origano a rametti o sgranato».
Perchè il nostro, ingrediente essenziale non solo nell’industria alimentare ma anche in quella dei saponi, di liquoreria e profumeria, è tassato cinque volte di più rispetto ai suoi colleghi basilico e rosmarino. All’origano, secondo un’interpretazione di legge dell’Agenzia delle Entrate che risale al 2006, si applica l’Iva al 22% mentre per basilico, rosmarino e salvia l’aliquota si ferma al 4%. «L’origano, da un punto di vista tecnico/merceologico – si legge nella risoluzione dell’Agenzia – appartiene alla stessa voce doganale del basilico, rosmarino e salvia ma, a differenza di questi ultimi prodotti, non è letteralmente menzionato dal legislatore fiscale al citato n. 12-bis) della Tabella A, parte II del D.P.R. n. 633 del 1972 ai fini dell’applicazione dell’aliquota IVA ridotta del 4 per cento».
L’aliquota inesistente
Se la mancata menzione sia un errore o meno, questo non è dato saperlo. Ma ciò considerato, continua l’Agenzia «si ritiene che alle cessioni di origano, immesso sul mercato in buste sigillate a rametti o sgranato, sia applicabile l’aliquota IVA ordinaria». Salita per di più, a fine 2013, al 22%. Mentre invece alcuni beni di prima necessità, tra cui pane, latte fresco e i sopra citati odori aromatici, godono dell’aliquota ridotta del 4%. Da qui la rivendicazione delle due parlamentari che hanno colto l’occasione della legge di Stabilità (e quando sennò?), per chiedere il ritorno, di diritto, alla democrazia tra le erbe aromatiche. Peccato che nell’emendamento sia stata indicata un’aliquota, quella al 6%, che esiste in Lussemburgo, Portogallo, Svezia, Belgio ma non in Italia.
Corriere.it – 14 dicembre 2014