di Marco Rogari. L’istruttoria tecnica per tracciare la fisionomia della prossima legge di stabilità va avanti. Anche se con molte incognite, come quelle legate alla reale crescita del Pil nel corso di quest’anno e all’esito del negoziato con Bruxelles sui nuovi margini di flessibilità eventualmente da utilizzare. Due variabili dalle quali dipende anche il ricorso all’eventuale “correzione” per evitare di superare il tetto del 3% di deficit. Che comunque Palazzo Chigi continua a smentire categoricamente. Ma la strada resta tutt’altro che in discesa. Non a caso il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, afferma: «Sforzo massimo per evitare una manovra correttiva». Nel puzzle che i tecnici di Palazzo Chigi e via XX Settembre stanno cominciando a comporre non manca comunque qualche punto fermo.
A cominciare dalla dote che dovrà garantire il pagamento anche per il 2015 del bonus da 80 euro facendolo diventare strutturale: la copertura sarà assicurata in toto da metà dei 14 miliardi che arriveranno dalla fase 2 della spending review e che andranno ad aggiungersi ai 3 miliardi già previsti dal decreto Irpef.
Lo stesso decreto Irpef lascia in eredità alla prossima “stabilità” i 2,7 miliardi confluiti per il 2015 nel fondo taglia-cuneo. Che potrebbero essere utilizzati per estendere la platea dei beneficiari del bonus Irpef ad esempio ai nuclei monoreddito con più figli, pensionati e incapienti. Un’operazione nel complesso difficile da realizzare anche alla luce dei ristretti margini con cui potrebbe fare i conti il Governo se l’andamento del Pil continuasse a risultare al di sotto delle stime originarie dell’esecutivo. In alternativa le risorse del Fondo taglia-cuneo potrebbero essere utilizzate per rafforzare la copertura che dovrà essere trovata per continuare a tagliare l’Irap a carico delle imprese.
I circa 14 miliardi, da aggiungere ai 3 già tradotti in misure, da recuperare con la fase 2 della spending, arriveranno prevalentemente da cinque versanti: tagli alle partecipate (cessioni anche delle sole quote di controllo ai privati, fusioni o chiusure); potenziamento dell’operazione già avviata sul terreno degli acquisti di beni e servizi della Pa; razionalizzazione delle uscite per gli immobili (dagli affitti fino alle dismissioni); fabbisogni standard a tappeto per gli enti locali; dimagrimento della macchina burocratica con la chiusura di enti e sedi periferiche già in gran parte prevista dalla riforma della Pa.
Il dossier Cottarelli sarà arricchito da nuove misure (come l’operazione “cieli bui” rivista) e potrebbe essere integrato con il recupero di ipotesi d’intervento accantonate dopo la presentazione del primo piano elaborato la scorsa primavera dal commissario alla spending. Come quella di un contributo di solidarietà sulle pensioni alte (sopra i 3,5-4mila euro) che verrebbe redistribuito all’interno del sistema previdenziale magari per favorire misure per rendere più flessibili le soglie di uscita verso il pensionamento. I tecnici starebbero nuovamente valutando un intervento di questo tipo su cui la parola finale spetterebbe a Matteo Renzi, che a inizio mandato aveva detto «no» a qualsiasi misura sulle pensioni.
Per la composizione della “stabilità” i tecnici si starebbero muovendo avendo come riferimento grezzo un perimetro da 25-28 miliardi (14-16 di dinamica “interna” e 10-12 miliardi legati agli impegni con la Ue). Un perimetro che dovrebbe scendere quanto meno a poco più di 20 miliardi grazie alla “riserva” da 2,5-3 miliardi garantita dalla minor spesa per interessi sul debito rispetto a quella prevista. E alla maggiore flessibilità che l’esecutivo conta di ottenere dalla Ue. Le risorse necessarie per far camminare la “stabilità” dovrebbero arrivare, oltre che dalla spending, dall’attuazione della delega fiscale (compresa la potatura delle tax expenditures) dalla lotta all’evasione e dalla maggiore Iva per il pagamento dei debiti Pa. Ma non appare affatto scontato che queste tessere siano sufficienti a comporre il puzzle.
«Sul fronte interno, stiamo agendo su due assi, legge di Stabilità e decreti attuativi della delega fiscale, mentre sul fronte europeo sui negoziati per scorporare alcuni investimenti dal computo del deficit», afferma Baretta. Che annuncia che il via libera al Dl sblocca-cantieri potrebbe arrivare il prossimo Consiglio dei ministri, anche se la data più gettonata resta il 31 luglio. Quanto alla copertura per rendere strutturale il bonus Irpef, Baretta conferma che arriverà dalla spending. E aggiunge che il Mef si attende un impatto «interessante» dalle entrate Iva e dal bonus per le ristrutturazioni energetiche, oltre che dall’operazione pagamenti Pa.
Il Sole 24 Ore – 23 luglio 2014