Timidi segnali di ripresa nel quarto trimestre dell’anno, dove il Pil dovrebbe segnare “una debole variazione positiva”. A parlare è il presidente designato dell’Istat, Antonio Golini, dinnanzi alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato, audito sul ddl stabilità. L’Istat concorda con la Corte dei Conti: sono le famiglie più ricche a beneficiare maggiormente degli sconti Irpef. Con l’aumento dell’Iva i prezzi accelerano di un ulteriore 0,3%; intanto i “poveri assoluti” sono raddoppiati a 4,8 milioni con la crisi. Tra i rilievi Golini ha parlato dei problemi legati al blocco dei contratti della Pa: per i dipendenti pubblici, confermato il congelamento per tutto l’anno prossimo, si profila una perdita del potere d’acquisto di quattro punti percentuali, che “sommata a quella registrata tra il 2010 e il 2012 porterebbe la riduzione delle retribuzioni pro capite in termini reali del pubblico impiego a oltre 10 punti percentuali rispetto al 2010”..
Il numero uno dell’Istat evidenzia anche come, per il 2014, in presenza dell’aumento dell’aliquota Iva, “l’aumento dei prezzi acquisito a fine 2013 e trasferito al 2014 risulterebbe di 0,3 punti percentuali più elevato rispetto a una situazione di assenza di manovra”. L’aumento dell’Iva “determinerà nei mesi autunnali una accelerazione del ritmo di crescita annuo dei prezzi al consumo”.
Più sconti cuneo a famiglie più ricche
L’Istat si sofferma anche sullo sconto di imposta medio stimato, per il taglio del cuneo fiscale. Secondo Golini parliamo di 116 euro annui per beneficiario su scala nazionale ed è maggiore della media per i lavoratori e i collaboratori che appartengono ai primi 3/5 della distribuzione dei redditi che comprendono famiglie con redditi medio bassi e medi. Ma dato il maggior numero di occupati per famiglia, sono le famiglie dei 2/5 più alti a trarre i maggiori vantaggi monetari in valore assoluto. Su un totale di 12,23 milioni di famiglie beneficiarie stimate, la metà appartiene ai 2/5 più alti della distribuzione. Sono soprattutto le coppie con figli a beneficiare del provvedimento, in particolare se sono presenti due o più occupati. In base alla stima, più del 70% di queste famiglie (circa 6,7 milioni) gode infatti di una riduzione d’imposta.
Cala potere d’acquisto dei dipendenti pubblici
Inoltre, secondo l’Istat, l’estensione del blocco a tutto il 2014 implicherebbe una ulteriore perdita di potere di acquisto pari a circa 4 punti percentuali. Questo risultato tiene conto esclusivamente del blocco degli incrementi dell’indennità di vacanza contrattuale e dello scenario inflazionistico, che prevede per l’Ipca (l’indice armonizzato dei prezzi al consumo) al netto degli energetici importati una variazione dell’1,8 per cento sia nel 2013 sia nel 2014. Tale perdita di potere di acquisto sommata a quella registrata tra il 2010 e il 2012 porterebbe la riduzione delle retribuzioni pro capite in termini reali del pubblico impiego a oltre 10 punti percentuali rispetto al 2010. Del resto, rileva ancora l’Istat, le spese per il personale dipendente sono diminuite di 6,6 miliardi di euro tra il 2010 e il 2012: quelle per le sole retribuzioni lordi sono invece calate di 5,8 miliardi. In termini percentuali la contrazione è stata del 2,3% nel 2011 e del 2,5% lo scorso anno. Dai dati emerge anche un calo occupazionale: il numero delle unità di lavoro tra il 2005 e il 2012 è passato da 3,631 a 3,35.
I poveri sono quasi 5 milioni
La recessione, prosegue l’Istat, ha determinato “gravi conseguenze” sull’intensità del disagio economico: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di un milione sono minori con una incidenza salita in un anno dal 7% al 10,3%. Aumentano le famiglie che comprano meno: il 65%. (Il Sole 24 Ore)
Istat: la recessione terminerà a fine anno
Con un trimestre di ritardo rispetto alla Spagna, anche l’Italia si avvia verso la fine della recessione. Nel terzo periodo dell’anno, Madrid ha rivisto il primo segnale positivo per quanto riguarda l’economia iberica dopo due anni di cali. Per quanto riguarda l’Italia, invece, bisognerà aspettare l’ultimo quarto di 2013, attualmente in corso, per ritrovare un segno più: l’andamento trimestrale del Prodotto interno lordo (Pil) italiano dovrebbe infatti “segnare nel terzo trimestre un calo, seppur limitato, seguito da una debole variazione positiva nel quarto trimestre. Alla fine dell’anno avrebbe quindi termine la fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011”. E’ quanto ha affermato il presidente dell’istat, Antonio Golini, nel corso di un’audizione al Senato sulla Legge di Stabilità alla quale hanno preso parte anche Corte dei Conti e Bankitalia. A questo andamento economico, Golini affianca segnali di stabilizzazione sul fronte del mercato del lavoro, con andamento occupazionale “tendenzialmente negativo” ma con cali meno intensi del recente passato.
Per effetto di tale dinamica, ha riferito Golini, il Pil su base annua è previsto in contrazione dell’1,8% rispetto al livello del 2012. Si tratta della stessa previsione annunciata a metà settembre, quando l’Istituto di Statistica ha diffuso i conti economici trimestrali fino al giugno scorso, evidenziando un calo trimestrale del Pil dello 0,3% e uno tendenziale del 2%. Alzando invece lo sguardo a dopo il 2014, Bankitalia, sempre dal Senato, parla di una “crescita attesa è elevata di quella indicata nel Def e delle previsioni disponibili. Essa presuppone il pieno dispiegarsi degli effetti delle riforme strutturali i cui tempi sono incerti”. Nell’aggiornamento al Def di settembre, il governo prevede una crescita dell’1% l’anno prossimo, poi rispettivamente dell’1,7, 1,8 e 1,9% tra il 2015 e il 2017.
Parlando del testo di Legge alla prova dell’Aula di Palazzo Madama, l’Istat ha spiegato che sono le famiglie più ricche a beneficiare di più degli sconti sul cuneo fiscale perché hanno più occupati: “Dato il maggior numero di occupati per famiglia – spiega – sono le famiglie dei due quinti più alti a trarre maggiori vantaggi monetari in valore assoluto”. D’altra parte, anche la Corte dei Conti ha evidenziato problemi di equità a proposito dei dispositivi presentati dal Governo. Entrando nel dettaglio, l’Istat prevede uno sconto d’imposta medio di 116 euro all’anno per beneficiario, maggiore della media per i lavoratori e i collaboratori che appartengono ai primi tre quinti della distribuzione dei redditi, che comprendono famiglie con redditi bassi, medio-bassi e medi. Però, considerando appunto che nelle famiglie più ricche si trovano più occupati, su un totale di 12 milioni e 230 mila famiglie beneficiarie stimate, la metà appartiene ai due quinti più alti della distribuzione.
Tra gli altri rilievi, Golini ha parlato dei problemi legati al blocco dei contratti della Pa: per i dipendenti pubblici, se confermato il congelamento per tutto l’anno prossimo, si profila una perdita del potere d’acquisto di quattro punti percentuali, che “sommata a quella registrata tra il 2010 e il 2012 porterebbe la riduzione delle retribuzioni pro capite in termini reali del pubblico impiego a oltre 10 punti percentuali rispetto al 2010”.
Fotografando la situazione del Paese, Golini ha tratteggiato un quadro poco rassicurante: “La recessione ha determinato gravi conseguenze sulla diffusione e sull’intensità del disagio economico nel nostro paese: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta è raddoppiato (da 2,4 a 4,8 milioni)”. In particolare – ha aggiunto – “nell’ultimo anno, l’aumento si estende anche a fasce di popolazione che, tradizionalmente, presentano una diffusione del fenomeno molto contenuta grazie al tipo di lavoro svolto o grazie al secondo reddito del coniuge”.
E’ inoltre “ulteriormente peggiorato l’indicatore di grave deprivazione materiale che aveva mostrato un deterioramento già nel 2011 e che è raddoppiato nell’arco di due anni. Quasi la metà dei poveri assoluti (2 milioni 347 mila) risiede nel Mezzogiorno (erano 1 milione 828 mila nel 2011). Di questi oltre un milione (1,058) sono minori (erano 723 mila nel 2011) con un’incidenza salita in un anno dal 7 al 10,3 per cento”.
La crisi si riflette sulle possibilità di spesa dei nuclei: nel primo semestre 2013, il 17% delle famiglie (1,6 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo del 2012 e 4,9 punti percentuali in più dei primi sei mesi del 2011), dichiara di aver diminuito la quantità di generi alimentari acquistati e, contemporaneamente, di aver scelto prodotti di qualità inferiore. Un’evidenza simile si osserva nel caso dell’abbigliamento e delle calzature: la quota di famiglie, che ha limitato la quantità e la qualità dei prodotti acquistati sale dal 12,6% del primo semestre 2011 al 18,3% della prima metà del 2013″. Per di più, con il rialzo dell’aliquota Iva l’aumento dei prezzi “acquisito a fine 2013 e trasferito al 2014 risulterebbe di 0,3 punti percentuali più elevato rispetto a una situazione di assenza di manovra”. Nell’ultima rilevazione sull’andamento dei prezzi, relativa a settembre, l’Istat ha acquisito un’inflazione dell’1,3% nel 2013, in calo dall’1,4% di agosto. (Repubblica)
29 ottobre 2013