Giuseppe Bottero. Quarantotto ore per incastrare i pezzi del puzzle. Due giorni di riunioni fiume per ascoltare tutti, e finire – inevitabile – con lo scontentare qualcuno. Il Senato avvia le votazioni in Commissione sulla legge di stabilità, ma i nodi irrisolti, a partire dai fondi pensioni, sono ancora tutti sul tavolo. E la tagliola si avvicina: il via libera, assicura il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, è previsto per giovedì, al massimo venerdì.
Alla lista dei «salvati», negli ultimi giorni, si sono aggiunte le Fondazioni di origine bancaria e le Piccole medie imprese. Le prime, spremute da quattro anni di aumenti che hanno fatto balzare il peso delle tasse dai 100 milioni di euro del 2011 ai 340 milioni nel 2014, hanno portato a casa una misura che «congela» la stangata. Pagheranno imposte su una quota maggiore di dividendi, ma per compensare la retroattività della misura arriva un credito d’imposta dal 2016 (spendibile in tre anni), «commisurato all’aggravio» e «per il solo periodo di imposta 2014».
Le novità per le imprese
Novità pure per le imprese: un po’ in extremis è arrivato il via libera all’estensione del fondo di garanzia per le Pmi anche alle aziende più grandi, fino a 499 dipendenti. Un altro emendamento – firmato dal governo – ha ampliato la platea delle «reti di impresa».
Stallo sulla previdenza
Nessun passo avanti, invece, sull’aumento della tassazione dei rendimenti della previdenza integrativa. Il Senato, come già la Camera, vorrebbe ridurre la nuova aliquota dal 20% al 17%, ma l’accordo nel governo non è stato ancora raggiunto. Dell’argomento si continua dunque a discutere al Senato come a Palazzo Chigi, con il coinvolgimento diretto del premier e del suo staff.
Il balletto sugli autonomi
Si discute anche – e non è detto che si trovi la quadra – della revisione del regime forfettario dell’Iva per gli autonomi, con un possibile innalzamento del tetto da 15mila a 20-25mila euro l’anno. «Il cantiere è ancora aperto», spiegava ieri il relatore Giorgio Santini, Pd.
L’ira di Sistema Gioco
Speranze praticamente azzerate per i gestori di giochi e slot machine, zavorrati da una tassa aggiuntiva di 500 milioni. «Un importo a carico di tredici aziende. La situazione è insostenibile», ripetevano ancora ieri dalla Federazione Sistema Gioco Italia di Confindustria.
La partita Tasi
Sullo sfondo resta poi la partita Tasi, da giocare tutta con i Comuni. Un emendamento del governo presentato nel fine settimana prevede il blocco dello scatto dell’aliquota al 6 per mille, che sarebbe altrimenti risultato automatico. Le amministrazioni locali, che l’anno scorso erano state compensate con il trasferimento diretto da parte dello Stato di 625 milioni di euro, chiedono dunque anche quest’anno lo stesso trattamento. E lo fanno parlando di «gravi difficoltà» e denunciando le «storture» di una legge che impone loro anche il taglio di 1,5 miliardi di spese. Un allarme di cui l’Anci discuterà oggi nel Consiglio nazionale e che il governo si dice pronto ad ascoltare e raccogliere. Soprattutto per smorzare i toni.
La Stampa – 16 dicembre 2014