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Legge elettorale in Aula il 27 gennaio. Renzi: eppur si muove. Alfano apre al leader Pd: sì entro i primi di febbraio

Un accordo sul Mattarellum con il Cavaliere porterebbe subito all’election day, il sì al doppio turno allungherebbe la vita del governo

Il 27 gennaio gennaio la legge elettorale sarà in Aula alla Camera. L’accordo nella capigruppo, dopo le fibrillazioni dei giorni scorsi e della stessa giornata di ieri, con il Nuovo centrodestra accusato dal Pd di fare melina per allungare i tempi, è stato salutato in serata con un tweet da Matteo Renzi: «Eppur si muove». Qualcosa sembra effettivamente essersi sbloccato ieri, con la ripresa dei contatti diplomatici tra la segreteria renziana e il Nuovo centrodestra. È lo stesso vicepremier Angelino Alfano a dare il segnale aprendo nel pomeriggio e contribuendo così a svelenire il clima: «Apriamo a Renzi. Ci va bene chiudere il percorso alla Camera la prima settimana di febbraio. Ci fidiamo del fatto che Renzi, come ha detto, non userà l’approvazione rapida della legge per tornare alle elezioni».

Tempi strettissimi, dunque, dal momentochemanca l’accordo politico e che la discussione in commissione Affari costituzionali della Camera entrerà nel vivo il 20 (le motivazioni della sentenza della Consulta sonoattese per metà gennaio). Delle tre proposte sulla legge elettorale avanzate da Renzi a tutti i partiti sono rimaste duequelle realmente in campo: una è il proporzionale con preferenze, sbarramentodel 5% edoppio turno nazionale di lista o coalizione (la D’Alimonte-Violante) che vuole Alfano. L’altra è il Mattarellum “corretto” sul quale potrebbe convergere Silvio Berlusconi con la sua Fi: 75% di collegi uninominali, 10% di proporzionale-diritto di tribuna e 15% di premio di maggioranza. Evidentementedueschemi di gioco diversi. L’accordo del Pd con il Cavaliere all’opposizione e contro Alfano al governo sarebbe infatti un vulnus obiettivamente insuperabile per la maggioranza e porterebbe dritti all’election day politiche-europee il 25 maggio. Eppure, nonostante l’ufficio stampadel Pdcontinui a smentire le voci di incontri tra Renzi e il Cavaliere, questa strada non è stata ancora del tutto esclusa dal leader del Pd. Cheinfatti torna a ripetere che lui è disposto a incontrare tutti. Mail faccia a faccia, spiega la responsabile riforme del partito Maria Elena Boschi, potrà avvenire solo dopo che Fi sceglierà uno dei tre modelli e prenderà una posizione ufficiale, «cosa che finora non ha fatto».

Renzi attende il Cavaliere, insomma, e nel frattempo studia le mosse di Alfano e del suo Nuovo centrodestra per essere sicuro che l’assicurazione a votare la legge elettorale alla Camera entro i primi di febbraio non sia solo melina. L’obiettivo principale di Renzi resta infatti quello di avere una legge elettorale approvata da entrambi i rami del Parlamento prima delle elezioni europee. «Come possiamo presentarci agli elettori altrimenti? – continua a ripetere ai suoi – Vorrebbe dire che la mia elezione a segretario non è servita a niente». Prima delle europee, dunque: per ottenere questo obiettivo Renzi è anche disposto a far saltare il governo accordandosi con Berlusconi. Questo il messaggio principale che si voleva far recapitare ad Alfano, messaggio che il vicepremier con la sua presa di posizione pubblica di ieri sembra aver recepito benissimo. Per rassicurare l’alleato e soprattutto Enrico Letta sul fatto che l’arma di una legge elettorale nuova non sarà usata dal Pd per forzare la mano ed arrivare all’election day a maggio, Renzi ha ufficializzato proprio ieri la sua ricandidatura a sindaco di Firenze per la prossima legislatura comunale inviando una lettera al segretario cittadino del Pd (aveva tempo fino ad oggi).

Eppure il gioco della trattattiva è stato condotto e continua ad essere condotto da Renzi lasciando aperte tutte le porte e tutte soluzioni della legislatura. Se infatti nei prossimi giorni Berlusconi decidesse davvero di sparigliare per tentare di andare al voto anticipato convergendo sul Mattarellum corretto, Renzi, assicurano i suoi, chiuderebbe. A favore del Mattarellum infatti ci sono anche Scelta civica e Sel, e almeno in teoria il M5S di Beppe Grillo. Anche per questo Renzi ha fatto slittare ieri il faccia a faccia con Letta. Le pedine devono ancora andare tutte al loro posto.

Il Sole 24 Ore – 10 gennaio 2014 

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