Per avere un contributo a fondo perduto basta fare domanda. Così spuntano nei bilanci patrocini per le associazione più diverse: sci, yoga, Shiatsu, feste degli uccelli e amici del palio. Dal Veneto al Molise, passando per il Pirellone, ecco dove vanno i fondi
di Paolo Fantauzzi e Michele Sasso. Contributi per 280 mila euro in Abruzzo, mezzo milione in Lombardia, 400 mila in Veneto, due milioni dal parlamentino laziale. Se pensavate che la legge mancia fosse scomparsa con gli scandali che negli ultimi anni hanno visto protagoniste le regioni, sbagliate di grosso. Resiste alla rottamazione e ai cambi di governo, continuando a dispensare denaro spicciolo (molte volte non si arriva a mille euro) per sostenere le iniziative più varie nei collegi di provenienza. Ha cambiato solo sede: dal Parlamento nazionale ai Consigli regionali.
Dalle pieghe dei bilanci spuntano patrocini per feste, sagre e perfino piatti con il logo del Molise. Spese che con le attività istituzionali non hanno a che vedere ma per avere un contributo a fondo perduto è sufficiente fare domanda. Et volià, si ricevono piccole somme che accontentano centinaia di associazioni ed enti.
DALLO SHIATSU AL RUGBY PER MARONI
Il Pirellone ha speso un milione e mezzo di euro negli ultimi tre anni per i “patrocini onerosi”. La legge mancia in salsa padana concede contributi a enti, associazioni e comitati per la promozione di manifestazioni «di particolare interesse e rilievo regionale» che valorizzino «l’identità della Regione e ne promuovano l’immagine in campo nazionale o internazionale». In realtà a nessuno pare importare granché del prestigio fuori dai confini regionali. E infatti ecco spuntare richieste da jazz club, associazioni per lo sci, yoga e shiatsu, amici del palio, cral dei dipendenti del Pirellone.
Visti anche i tempi di crisi, a stopparla ci aveva provato a dicembre Umberto Ambrosoli, lo sfidante di Maroni alle ultime elezioni: «Suona davvero stonato un fondo che elargisce una serie di piccole mance, soprattutto a enti privati. Fa poi impressione constatare che la distribuzione dei soldi sia affidata alla più totale discrezionalità». L’idea era quella di azzerarlo almeno per un anno. Tutto dimenticato. E a gennaio ecco ripartire le richieste per il carnevale, il tour delle fortificazioni, il concorso letterario “Scrivi l’amore” e poi un elenco di pedalate, sagre e tante feste. In soli cinquanta giorni, venticinque nuove richieste per festival della musica, celebrazioni, fiere, gemellaggi e mostre zootecniche. Gli importi vanno da 300 ad un massimo di 4 mila euro e non mancano richieste curiose come i 1.500 euro per la partita di rugby del trofeo sei nazioni da giocare a Rovato (Brescia) il 6 marzo. Il governatore Roberto Maroni, come un bravo Babbo Natale, non nega una mancia a nessuno.
PAGA IL VENETO
Nel folclore della Regione guidata dal leghista Luca Zaia sono circa 400 mila euro le mance per le manifestazioni, tornei di bocce, gare di sci sulle Dolomiti e pure una festa degli uccelli nel Padovano. Una selva di associazioni culinarie, comitati e organizzazioni chiedono (e ottengono) fondi. Perfino per la vendemmia del Prosecco in Valdobbiadene la Regione stacca un assegno da 11 mila euro. Con una curiosa motivazione: «Proporre ai turisti la tradizione della raccolta dell’uva coinvolgendoli dal rito del grappolo all’imbottigliamento».
Una raffica di feste del camionista, degli alpini, del contadino, della costata di manzo, fino ad un ciclo di conferenze in PowerPoint con le “storie di vari personaggi veneti in relazione con la Lanterna Magica”. Il girotondo più grande del mondo in Prato della Valle a Padova, spacciato come un evento straordinario, per entrare nel Guinness dei primati costa 8 mila euro: 1 per ogni persona in cerchio. Un fiume carsico di spese che due anni fa aveva fatto gridare allo scandalo l’opposizione: 228mila euro, destinati alle piccole imprese e artigiani in sofferenza, sono finiti nelle casse di associazioni ornitologiche. Tra Venezia e Vicenza se ne contano cinquantaquattro.
PRESTIGIO MOLISANO IN TAVOLA
Piccolo per dimensioni e abitanti (poco più di 300 mila), il Molise pensa in grande. Tanto che nei mesi scorsi l’ufficio di presidenza ha autorizzato l’acquisto di una serie di imperdibili oggetti di rappresentanza: cinque piccole campane in bronzo con il logo scudato simbolo della Regione (320 euro l’una), venti “piatti con scorci molisani” (50 euro a pezzo), tazze per lo scattone (una minestra tipica) e vassoi. Totale: quasi 4 mila euro. Ma ben spesi, secondo la delibera, visto che il presidente del parlamentino di Campobasso «accoglie spesso insigni personalità italiane e straniere» e quindi è «opportuno predisporre quanto è necessario perché l’accoglienza e l’ospitalità siano tali da accrescere il prestigio dell’amministrazione regionale». Come se un logo su un piatto facesse i miracoli nella promozione del territorio.
Assai munifico si è dimostrato anche Cristiano Di Pietro, figlio del leader Idv Antonio, che ha chiesto e ottenuto dall’ufficio di presidenza (di cui fa parte) 560 euro per l’acquisto di 28 copie di un libro di poesie, quale omaggio da regalare agli ospiti della Regione. Autore: un suo compaesano di Montenero di Bisaccia, il paese dell’ex pm. Sempre dietro sua proposta, mille euro sono stati assegnati invece alla sezione di Pescara dell’associazione Uisp per realizzare in paese una gara di cicloamatori il giorno della festa patronale di San Matteo. E chi c’era a premiare i vincitori lo scorso 19 settembre? Lo stesso Di Pietro junior.
IN ABRUZZO CONTRIBUTI SOTTO CASA
L’attaccamento alla terra natia sembra essere molto in voga anche nel vicino Abruzzo, dove fino a novembre l’assessore alla Cultura era Luigi De Fanis , divenuto famoso per il contratto “sessuale” stipulato con la sua segretaria. Arrestato per concussione, il politico avrebbe chiesto per sé una parte dei contributi erogati alle associazioni. In ogni caso è indubbio che si sia dato molto da fare per far piovere generosi contributi sul suo collegio.
Il giorno prima che scattassero le manette ai suoi polsi, lo scorso 11 novembre la giunta Chiodi ha approvato su proposta di De Fanis una delibera per finanziare con 280 mila euro 52 interventi in campo culturale. A fare la parte del leone era proprio la zona di Chieti, bacino elettorale dell’assessore: 28 mila euro al comune di Atessa (dove era consigliere comunale) per la costruzione del monumento all’alpino, l’allestimento del museo parrocchiale e l’acquisto di 700 dvd di un cortometraggio girato in paese, con la show girl Laura Freddi fra i protagonisti. Altri 17 mila euro fra il piccolo paesino di Montazzoli (dove è stato sindaco) e due paesi della comunità montana Alto-Vastese.
E ancora, dai fondi per realizzare impianti elettrici e di deumidificazione delle parrocchie fino alle quasi 100 copie del fondamentale “Dizionario mondiale dei direttori della fotografia”. Tanti fondi pubblici in una sola zona hanno lasciato 53 progetti a bocca asciutta. Nonostante alcuni fossero assai validi, come il restauro del convento secentesco di Guardiagrele (Chieti) o il consolidamento di una cappella gentilizia nel cimitero di Sulmona (L’Aquila). Per i proponenti, senza santi in Regione, solo una laconica motivazione che mette nero su bianco le ragioni del rifiuto: «Per carenze di risorse».
PARZIALE SOBRIETÀ LAZIALE
La gestione allegra dell’era Polverini – quando i fondi venivano assegnati ad associazioni “amiche” vicine per area politica o territorio – sembra aver insegnato qualcosa alla Regione Lazio. Subito dopo l’insediamento, un anno fa, la giunta di Nicola Zingaretti ha bloccato 3 milioni e mezzo di finanziamenti a pioggia per carenza di documentazione. Poi, per ridurre al minimo la discrezionalità, si è stabilito di assegnare i soldi (2 milioni ottenuti da risparmi) direttamente ai comuni, lasciando decidere ai sindaci per cosa utilizzarli. Alcuni hanno optato per l’ambiente, altri per il turismo e vari per il sociale.
Come Rocca Massima (Latina), ad esempio, ha chiesto fondi per il sostegno agli anziani, Montefiascone (Viterbo) per recuperare eccedenze alimentari e ridistribuirli gratuitamente mentre Collevecchio (Rieti) per dare buoni-mensa ai bambini delle famiglie disagiate. Alla faccia della crisi e dei lamentati tagli agli enti locali, però, non sono mancati sindaci con preoccupazioni di tutt’altro tipo, dal momento che 50 richieste di contributi hanno riguardato il Natale, 11 il Carnevale e un’altra decina festeggiamenti di vario tipo.
Il piccolo paese di Camerata Nuova (in provincia di Roma), ha chiesto e ottenuto fondi per ristrutturare il campo di bocce (2500 euro). Sant’Apollinare (Frosinone) ha presentato un progetto per svolgere un corso di potatura da 4 mila euro. Stessa cifra che il paese di Picinisco, in Ciociaria, destinerà alla tutela del suo pecorino dop. Per promuovere il territorio i comuni non badano a spese. Specie quando i soldi non sono i loro.
L’Espresso – 1 marzo 2014