Fabio Tomelleri. «L’Azienda sanitaria della Bassa ed i suoi servizi sociali vanno preservati». I sindaci dei 25 Comuni assistiti dall’Ulss 21 di Legnago hanno espresso diverse riserve riguardo al progetto di legge, attualmente in discussione in Regione, che dal primo gennaio del 2016 prevede di ridurre da 21 a sette le unità sanitarie locali venete, coordinate da un’ unica «Azienda zero».
Per la Bassa, la riorganizzazione farà confluire l’Ulss 21 nella nuova Uiss 7 «Scaligera», che coinciderà con il territorio provinciale. Tale cambiamento, tuttavia, non ha convinto i primi cittadini della pianura che, nell’ultima Conferenza dei servizi tenutasi lo scorso 18 settembre nella sede dell’Ulss 21, hanno stabilito di esprimere quanto prima i loro dubbi agli assessori regionali Manuela Lorenzin, delegata ai Servizi sociali, e Luca Coletto, titolare della Sanità.
«Chiederemo di essere ricevuti al più presto», puntualizza Paolo Marconcini, primo cittadino di Cerea e presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 21, «anche perché il nuovo progetto di legge non ci convince sotto vari aspetti». Ai due assessori regionali, i primi cittadini della Bassa ribadiranno quanto hanno evidenziato, nei giorni scorsi, di fronte ai componenti della V commissione regionale Sanità. «Ciò che più ci preoccupa», evidenzia Marconcini, «sono le scarne indicazioni sul settore sociale, ridotte nel progetto di legge a poche righe. Per il nostro territorio si tratta di una lacuna non da poco, dal momento che, a differenza delle altre due Ulss veronesi, la nostra è l’unica dove i municipi hanno delegato l’Azienda sanitaria locale ad occuparsi del Sociale, dietro il versamento di un contributo pro capite annuale». Alla Regione il rappresentante dei 25 Comuni ribadirà anche la contrarietà delle amministrazioni locali alla soppressione dell’Ulss della Bassa. «Una sola Azienda provinciale», osserva Marconcini, «è riduttiva e rischia di privare i nostri Comuni di una struttura organizzativa di riferimento. Per questo, riteniamo indispensabile che nella nostra provincia debba essere prevista almeno un’altra Ulss che, nel caso del Basso Veronese, dovrebbe estendere i propri confini al bacino di attrazione reale degli utenti, comprendendo quindi anche il Rodigino, il Padovano ed il Basso Vicentino».
Anche Clara Scapin, primo cittadino di Legnago e presidente dell’esecutivo dei sindaci, è critica verso la riforma: «In questo modo ci viene tolta la possibilità di programmare in maniera efficace i servizi sociali, mettendo a rischio tutte le strutture ed i progetti maturati in questi anni non solo all’ospedale di Legnago, ma anche nelle altre strutture di Nogara, Bovolone e Zevio».
Infine, secondo il sindaco legnaghese: «Le dimensioni della futura Ulss scaligera sono sproporzionate. Per il nostro territorio è sicuramente più adatta una realtà da 200-300 mila residenti, estesa anche ai Comuni delle province limitrofe, che attualmente si servono abitualmente delle strutture dell’Azienda legnaghese».
L’Arena – 23 settembre 2015