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«Eliminare l’UIss 22 e dividere i fondi». Progetto di legge dei consiglieri regionali del Pd Bonfante e Fasoli

La riorganizzazione punta a creare due macro aree che gestirebbero in modo equo i 900miia abitanti. Cercasi ricetta miracolosa per abbassare il costo della sanità, la voce più pesante del bilancio veneto. I consiglieri regionali del Partito democratico, Franco Bonfante e Roberto Fasoli, ne hanno elaborato una propria, racchiusa in un progetto di legge già depositato.

La proposta è di quelle destinate a far discutere: ridurre le Unità locali socio-sanitarie da tre a due. Ovvero sopprimere l’Ulss 22, cui ora compete tutta la fascia ovest della provincia, da Malcesine fino a Isola della Scala, e spartire il suo territorio nonché le sue risorse patrimoniali, finanziarie, strumentali e umane fra Ulss 20 e Ulss 21.

Dalla riorganizzazione uscirebbero due macro ambiti che, sommati all’Azienda ospedaliera andrebbero a gestire equamente i 900mila abitanti del Veronese. A supporto della propria tesi, gli esponenti del Pd citano la legge regionale numero 23 del 29 giugno 2012, relativa alla programmazione sanitaria da qui al 2016: «Al fine di assicurare le migliori performance gestionali e assistenziali, il bacino di riferimento ottimale delle Ulss deve essere compreso tra i 200mila e i 300mila abitanti».

Attualmente, invece, le aree di competenza delle tre Unità locali appaiono piuttosto disomogenee: l’Ulss 20 deve badare a 470mila cittadini, l’Ulss 22 a 294mila e l’Ulss 21 a soli 150mila. «Un numero troppo esiguo, quest’ultimo, per consentire investimenti e gestione efficienti», commentano Bonfante e Fasoli. I quali chiariscono che, nella loro visione, «all’Ulss 20 andrebbe affidato il nord della provincia, cioè lago, Valpolicella e Lessinia, oltre al capoluogo. Gli ospedali cittadini di Borgo Trento e Borgo Roma rimarrebbero nell’ambito dell’Azienda ospedaliera integrata, con funzioni inalterate. Questo territorio potrebbe contare inoltre sui presidi sanitari di Negrar, Peschiera, Malcesine, Caprino e Bussolengo. All’Ulss 21, invece, spetterebbe tutta la zona sud, con i presidi di Villafranca, Valeggio, Isola della Scala, Bovolone, Zevio, San Bonifacio, Tregnago, Legnago, Nogara, Cologna Veneta».

Il risultato? «Si otterrebbero risparmi immediati, in quanto si farebbe a meno dello staff dirigenziale dell’Ulss 22: un direttore generale, i direttori dei vari servizi e un collegio dei revisori dei conti».

Ma oltre al risparmio sulle «poltrone», Bonfante e Fasoli enumerano tra i benefici pure la «razionalizzazione delle funzioni, grazie alla quale i cittadini godrebbero di un’offerta meno frammentata», e «un maggiore equilibrio economico tra le Unità locali. Ricordiamo che l’Ulss 20 ha chiuso il 2012 con 20 milioni di euro di deficit, che la stessa Ulss 21 perde 6-7 milioni all’anno, e che l’Ulss 22 sta lentamente risollevando il proprio bilancio, ma anche a scapito di utenti deboli, come i disabili dei Ceod».

L’Arena – 29 agosto 2013

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