La Provincia fornisce i dati sugli abbattimenti effettuati durante la stagione venatoria, passati da 347 a 528. Venturi: «Ci stanno dando una grossa mano nel contenimento di questi animali, devastanti per le nostre colture di pregio»
Lessinia. Sono stati 528 i cinghiali uccisi nel Veronese, nella zona collinare e montana, durante la stagione di apertura della caccia a questa specie, da novembre al 31 gennaio. Un successo rispetto all’analogo periodo dello scorso anno in cui i prelievi furono 347. Ivano Confortini, tecnico faunista della Provincia, se lo spiega con vari motivi: «Sono sicuramente migliorate le tecniche di caccia sia dei cani utilizzati sia per la qualità del prelievo. Se siano aumentati anche i cinghiali rispetto all’anno precedente e quindi ci sia più disponibilità di prede, non possiamo dirlo. Ci mancano anche delle verifiche sulla girata, la tecnica di caccia con il cane limiere che stana il cinghiale, anche se è indubbio che le uscite sono aumentate. Nel corso del 2012 i capi prelevati nel periodo di chiusura della caccia quando si fa solo azione di controllo, sono stati una settantina», riferisce Confortini. I cacciatori si lamentano che un solo macello autorizzato, dislocato a Cavalo di Fumane, scoraggia quanti vorrebbero partecipare a questo tipo di caccia: «La normativa sui centri di trasformazione è in effetti severa e richiede forti investimenti per chi decide di imbarcarsi nell’impresa. Bisognerebbe venire incontro con una normativa più semplificata e incentivare le adesioni di altri macelli», riconosce il faunista. Per il vicepresidente della Provincia e assessore alla caccia Fabio Venturi i numeri dei prelievi relativi all’ultima stagione di caccia sono notevoli «e di questo bisogna dar merito ai cacciatori che ci stanno dando una grossa mano nel contenimento di questi animali che sono devastanti per le nostre colture di pregio». Venturi è d’accordo con l’assessore regionale Franco Manzato che i cinghiali sarebbero una risorsa economicamente interessante: «La Provincia non è rimasta con le mani in mano davanti a questa emergenza e come unica provincia veneta ad aver autorizzato la caccia al cinghiale continua la sua opera con il piano di controllo. «Quanto alle opportunità d trasformazione della carne», precisa Venturi, «è vero che un unico macello per tutta la provincia è poco. Abbiamo invitato e fatto degli incontri con altri macellai presentando la possibilità, ma non possiamo costringere nessuno e approfittiamo anche delle pagine del giornale per invitare quanti volessero rendersi disponibili a farsi avanti: più punti di trasformazione ci saranno, più incentivati saranno anche i cacciatori a partecipare ai prelievi e maggiori ricadute economiche ci saranno anche sulle attività del territorio», conclude Venturi.
Vittorio Zambaldo – L’arena – 26 marzo 2013