Repubblica. di Fabio Tonacci Uno dei locali più famosi d’Italia è accusato di aver favorito l’epidemia. A stare alle carte dell’indagine della procura di Tempio Pausania, nell’estate scorsa al Billionaire di Flavio Briatore sono state violate sistematicamente tutte le misure anti-Covid previste per arginare la diffusione del virus. Mascherine poche e non indossate, ragazze immagine obbligate a non portarle, stoviglie non igienizzate ma lavate solo con l’acqua, distanziamento sociale inesistente, segnalazioni alla Asl ritardate pur di rimanere aperti e incassare gli introiti di Ferragosto.
A farne le spese, prima di tutto, sono stati 14 dipendenti che si sono contagiati e ammalati. Incalcolabile, invece, il numero di infezioni tra i clienti. Nell’avviso di chiusura dell’inchiesta, durata quasi un anno e condotta dai carabinieri del Reparto operativo di Sassari, sono citati anche il Phi Beach di Baja Sardinia e il Country Club di Porto Rotondo, ai cui amministratori viene contestato il reato di lesioni colpose per il contagio di 14 dipendenti (6 al Phi Beach, 8 al Country) non adeguatamente protetti.
Le accuse per quanto riguarda il Billionaire (epidemia e lesioni colpose) ricadono sulle spalle dell’amministratore unico, Roberto Pretto, «in qualità di datore di lavoro e titolare di posizione di garanzia nei confronti dei lavoratori». Il proprietario, Flavio Briatore, non risulta nel registro degli indagati. Difficile però pensare che Pretto abbia deciso, da solo e in autonomia, come gestire la stagione del Billionaire in un’estate così complicata. Dunque, le accuse: «Ometteva e ritardava, fino a chiusura definitiva del locale (il 17 agosto, ndr) di segnalare alla Asl le positività e le sospette positività tra i lavoratori », «impartiva ai lavoratori di rimanere in servizio o di rientrarvi senza prima aver fatto il tampone, nonostante presentassero sintomi, sminuendo la portata del problema », «ordinava alle ragazze immagine di non mettere la mascherina». E ancora: «Ometteva di adottare misure di vigilanza sui clienti per mascherine e distanziamento sociale», «ometteva di fornire o forniva in ritardo le mascherine ai lavoratori». L’avvocato di Pretto, Antonella Cuccureddu, è sorpresa per il reato contestato al suo assistito: «Non esiste l’epidemia colposa omissiva».
Lo staff, secondo i pm, era costretto a indossare le mascherine di stoffa griffate con lo stemma del locale, pur non essendo Dispositivi di protezione individuale. Alcuni dipendenti hanno rivelato che le tazzine da caffè «essendo in numero insufficiente al reale fabbisogno, venivano sciacquate solo con acqua perché non c’era sapone». Di più: quando una dipendente, I.C., è risultata positiva al tampone, l’amministratore «ha omesso di chiudere il locale e procedere alla sanificazione». Al Billionaire pensavano di poter lasciare fuori il Covid, come un cliente senza prenotazione.