Gli hanno dato il nome poco lombardo di “Guagliò” ed ha la forma di una testa d’aglio: è il naso della mascotte ufficiale dell’Expo di Milano 2015 che ha fatto infuriare la Lega Nord. Quel nome terrone sul naso del monello Arcimboldo, simbolo dell’attesissimo evento, scelto con un referendum popolare tra i bambini di tutta Italia, non è stato “digerito” dal Carroccio. Con tanto di nota ufficiale della segreteria: “Il fatto che Milano e i Lombardi debbano essere rappresentati davanti agli occhi del mondo, in una vetrina a rilevanza globale quale è Expo 2015, da una mascotte con un nome napoletano, è una stupida provocazione per guadagnare i titoli di stampa e l’ennesimo insulto all’identità lombarda”. Mentre Michele Boroni (wired.it) analizza la comunicazione (“da Leonardo da Vinci a Guagliò”) fatta in questi anni dell’Expo e osserva acutamente che “si ha l’impressione che gli stessi organizzatori non abbiano le idee molto chiare”
“E poi non veniamo a lamentarci del provincialismo e a riporre così tanta fiducia alle giovani generazioni – scrive ancora Boroni -. Se questo è l’andazzo, non voglio pensare che nome daranno al fico e alla banana”.
La mascotte di Expo porta la firma della Disney Italia, che si è aggiudicata la gara, ed è composta, infatti, da undici personaggi che compongono la «Famiglia dei Frutti». Saranno loro a comporsi e animarsi per raccontare e interpretare il tema di Expo: «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita». Oltre l’aglio, ci sono banana, melagrana, anguria, mela, mango, arancia, pera, fico, rapanello e mais blu. Tutti avranno un nome. Si è partiti con l’aglio, il discusso Guagliò appunto.
Dal Sud c’è pronta la replica: in un editoriale del Corriere del Mezzogiorno Angelo Agrippa chiude provocatoriamente: “La cosa che non si capisce è un’altra: perché mai non debbano essere i napoletani ad arrabbiarsi, dato che è dal loro dialetto che è stato scelto il nome della mascotte senza ricavarne alcun beneficio. Certo, si sarebbe potuto riparare ad ogni torto invertendo i ruoli: a Napoli l’Expo e alla mascotte il nome di Ambroeus. Ma a questo, evidentemente, gli arrabbiati lumbard non ci hanno ancora pensato”
Al di là delle polemiche noi siamo d’accordo con Boroni quando ricorda la serie infinita di loghi che hanno caratterizzato la manifestazione e la confusione di messaggi e spot che si sono susseguiti. Sperando che si arrivi presto a una visione e un respiro unitari per questo evento “globale”.
Sotto vi proponiamo sul tema l’indignato editoriale di Mario Giordano su Libero che, se non altro per la piacevolezza della prosa, vale la pena di essere letto….
La prima mascotte dell’Expo di Milano si chiama Guagliò
di Mario Giordano (Libero). Siccome è previsto che ce ne siano altre, già si prepara la lista dei prossimi nomi: in testa Scugnizzo, Paisà, ‘Nfame, Vaiassa, Uallera, Fetenzia, Sgarrupato, Pummarola in coppa, Scuorno, Pazzariello e Cumpariello. Il simbolo della manifestazione, che attualmente è una composizione di frutta che ricorda l’Arcimboldo, potrebbe essere cambiato: si pensa, per restare in tema, di affidarsi a Pulcinella. Come dolce tipico milanese verrà servito, al posto del panettone, il babà al ruhm. Come inno sarà ovviamente scelto “O Sole Mio”. E, durante l’inaugurazione, verranno distribuite foto ricordo con il caratteristico paesaggio lombardo: il golfo, il mare e sullo sfondo ovviamente il Vesuvio.
Dicono che l’Expo 2015 sia una bella occasione per Milano. E così, per cominciare, hanno cominciato a far parlare quest’occasione in napoletano. Una bella idea, no? L’Italia è unita e noi ne siamo orgogliosi. Anche perché le attenzioni sono reciproche. Siamo certi, per esempio, che se la manifestazione si fosse tenuta a Napoli, beh, all’Expo Piedigrotta non avrebbero fatto altro che cantare “O mia bela madunina”. La mascotte l’avrebbero chiamata “Bauscia”. Piatto tipico? Risotto allo zafferano. Luogo da visitare? Il Naviglio. O, in alternativa, Parco Lambro by night.
Invece, niente: l’Expo 2015 si terrà a Milano e dunque la mascotte si deve per forza chiamare Guagliò. Il nome, spiegano negli uffici dell’organizzazione, è stato scelto dopo un concorso fra i bambini. Hanno partecipato in tantissimi, è stato detto, in tutta Italia, dal Nord al Sud. Un po’ di più al Sud, evidentemente, ma che ci volete fare? Al Nord sono sempre così sgobboni che non hanno mai tempo per divertirsi. In tutto le mascotte cui bisognerà dare un nome sono undici: ci sono banana, melagrana, anguria, mela, mango, arancia, pera, fico, rapanello e mais blu. Il primo nome scelto è quello dell’aglio, che si chiamerà appunto Guagliò. Non sfuggirà il gioco di parole: Gu-aglio con l’aggiunta dell’accento. Se tanto mi dà tanto, tremiamo all’idea di che cosa avranno immaginato i terribili pargoletti per il fico.
Ma c’è poco da scherzare. Questa storia delle mascotte è una roba molto seria: soltanto il giro d’affari legato alla vendita dei gadget sarà superiore ai 100 milioni di euro. I frutti-pupazzi, con i loro nomi appositamente scelti, finiranno su vestiti, diari, penne, tazze, peluche e prodotti legati al cibo che sarà il tema portante di tutta la manifestazione. Stanno pensando anche di dare vita a fumetti e film d’animazione. Tutto molto efficiente, tutto molto lombardo. Proprio come l’Expo. Proprio come Guagliò. Pare che anche per accogliere i visitatori nei padiglioni si stiano cercando hostess madrelingua partenopee e ragazze diplomate alla Hig School Sciuscià. Gli interpreti dovranno dare l’esame su testi di Peppino De Filippo e Totò.
Per l’amor del cielo, sappiamo che Milano è sempre stata la patria di tutti. Sappiamo che ha costruito la sua forza proprio sulla capacità di accogliere e integrare popoli e le lingue. E figuriamoci se questa millenaria storia di accoglienza e integrazione non troverà un momento sacro nell’Expo, che è nata in fondo proprio per unire e avvicinare tutti. Però, ecco, come si fa ad avvicinare se si dimentica dove si sta? Come si fa a unire se si dimentica chi si è? Per questo non sarebbe male che, almeno nei simboli iniziali, sopravvivesse l’orgoglio della regione ospitante e della città che organizza, cioè un po’ di quei valori lombardi che hanno fatto grande l’Italia. E che non possono vittime di una costante colonizzazione anti-settentrionale. Per cui va bene tutto: va bene Guagliò, Carusu, Picciotto, Figghiolu, Figlio ‘n Trocchia, quello che volete.
Ma poi i casi sono due: o la prossima mascotte avrà un nome milanese (Bagaj? Bel Fieu?). Oppure bisognerà dare un nome milanese a chi ha organizzato il concorso: Pirla.
5 febbraio 2014