A soli 4 mesi dalla fine della legislatura e dopo 6 gradi di giudizio, il rivale Marangon vince la sua battaglia giudiziaria. «Come sto? Seduto… Scherzi a parte, la soddisfazione morale è incommensurabile». Renzo Marangon non perde mai l’occasione di una battuta. Nel giorno in cui (forse, e dopo vedremo perché) conquista quel posto di consigliere regionale che insegue da quasi quattro anni, l’ex assessore non si sbilancia troppo. La situazione è kafkiana, visto che ormai alla fine della legislatura mancano solo 4 mesi, ma la Corte d’appello ieri ha dichiarato la decadenza di Isi Coppola – compagna di partito (nell’ormai ex Pdl) e rivale di collegio (a Rovigo) – che nelle elezioni del 2010 gli aveva soffiato il posto, venendo poi confermata dal vincitore Luca Zaia nel ruolo di assessore.
I giudici veneziani, chiamati per la terza volta ad affrontare una vicenda che si trascina dal febbraio 2011 e arrivata già per ben due volte in Corte di Cassazione, hanno infatti ritenuto che Coppola abbia speso ben più dei 39 mila 579 euro e 17 centesimi dichiarati nelle carte depositate in Corte d’Appello dopo il voto e soprattutto più del doppio dei 40 mila che avrebbe potuto spendere: soglia oltre la quale scatta appunto la decadenza, oltre a una maxi-sanzione amministrativa che nel suo caso è stata fissata in 110 mila euro.
Marangon riuscirà dunque a sedersi sul suo scranno a palazzo Ferro-Fini prima dello «sciogliete le righe»? «Spero che le strutture legali del consiglio mi chiamino presto – dice Marangon – Se dovessi entrare anche solo per un giorno, lo farei. Perché dovrei rinunciare?». Di tutt’altro avviso è invece l’avvocato di Coppola, Paola Malasoma, secondo la quale la guerra a colpi di carte bollate è destinata a proseguire. «Non vogliamo fare commenti prima che vengano depositate le motivazioni – afferma – poi faremo un nuovo ricorso in Cassazione e un’istanza di sospensiva al Tar». I tempi effettivamente sono stretti, anche se per contro l’avvocato Mariagrazia Romeo, che in questi anni ha tradotto in atti giudiziari la battaglia di Luca Rossetto, l’amico di Marangon che figura formalmente come il presentatore del ricorso, taglia corto: «La sentenza è immediatamente esecutiva, il ricorso in Cassazione non la può sospendere – spiega – Poi non so che cosa potrebbe dire di diverso la Suprema Corte, visto che già per due volte ci ha dato ragione». «La perizia sulle spese è fatta solo su stime, su parecchi punti è attaccabile e lo faremo», replica Malasoma.
Venendo al merito del processo, Rossetto aveva contestato a Coppola spese per quasi 270 mila euro. Ora, al sesto grado di giudizio, la Corte ha nominato quel perito che l’«accusa» chiedeva da tempo. L’ingegner Mauro Voltan ha calcolato che Coppola ha speso circa 82 mila euro direttamente e 126 mila euro come contributi e servizi, che secondo la norma andrebbero contabilizzati: tra le spese non indicate dall’assessore, c’erano quelle per ristoranti, la maggior parte di quelle tipografiche (addirittura 75 mila euro in più), un camper e un camion vela, le pubblicità sugli autobus e gli «Isi point.» «Dicevano che l’amico Rossetto era un visionario – sottolinea ancora Marangon – invece la lezione di oggi è che negli atti pubblici bisogna dire la verità e non barare».
Per Zaia è l’ennesima gatta da pelare. Coppola nelle scorse settimane aveva ricevuto proprio dal presidente la delega alle Infrastrutture che era di Renato Chisso prima dell’arresto del 4 giugno scorso nell’indagine Mose, ma in caso di decadenza potrebbe essere riconfermata come assessore esterno. «Non ci è stato notificato nulla al momento – ha detto ieri Zaia in una nota stringata – i possibili effetti di questa sentenza saranno valutati dall’Avvocatura regionale». All’attacco, invece, il segretario regionale del Pd Roger De Menech: «Zaia, ha intenzione di mantenere nella propria giunta un consigliere decaduto per aver falsato le spese elettorali?». (Alberto Zorzi – Il Corriere del Veneto)
Coppola decaduta. Le reazioni. Il Pd: Zaia terrà un assessore che dice bugie? Il governatore non commenta
Il primo a dover prendere atto della sentenza è sicuramente il presidente del Consiglio regionale, che dovrà convocare i consiglieri al più presto per votare la decadenza di Isi Coppola e la sua surroga, il primo dei non eletti a Rovigo è Renzo Marangon, già assessore regionale del Pdl e per la seconda volta entra a Palazzo Ferro Fini in seguito ad una decadenza (la volta scorsa a lasciare era stato Giulio Veronese). La sentenza è esecutiva e per bloccarla i legali dell’assessore dovranno chiederne la sospensione alla stessa Corte d’appello lagunare. Ma anche il presidente Luca Zaia dovrà tenerne conto, visto che Coppola fa parte della sua giunta e ieri il presidente ha preferito evitare dichiarazioni e attendere gli eventi, in un comunicato spiega di non aver ricevuto alcun provvedimento. «Sottolineando che la vicenda è di stretta competenza del Consiglio Regionale», afferma Zaia (sempre che nessuno provi a impugnare le delibere della sua giunta) «comunque il contenuto della sentenza, e dei suoi possibili effetti, dovrà essere verificato nelle prossime ore dall’Avvocatura di Palazzo Balbi». Forse oggi qualcosa potrebbe avere il coraggio di dire. Anche perché ad incalzarlo è l’opposizione. «Zaia ha intenzione di mantenere nella propria giunta un consigliere decaduto per aver falsato le spese elettorali?» gli chiede il segretario regionale del Pd, Roger De Menech. «Questa vicenda a ante fosche» sostiene De Menech, «aggiunge incertezza a un governo regionale in preda alla confusione. Solo qualche settimana fa Zaia aveva spartito le deleghe di Chisso tra gli assessori, assegnando a Coppola le infrastrutture. Si era forse dimenticato del giudizio pendente?». Per De Menech è singolare che Zaia abbia dichiarato zero mentre Coppola 200 mila euro. (g.c.- Il Mattino di Padova)
20 novembre 2014