«Dicono di difendere gli animali. Giustissimo. E allora vengano su, una notte, a sentire le urla disperate di una manza aggredita e sbranata viva da un lupo. Urla che si sentono a chilometri di distanza, e poi non ti lasciano più dormire…», Claudio Menegatti si scusa per la voce alterata, per il tono forte. È un allevatore di Bosco Chiesanuova, anche se adesso vive a Grezzana.
Ma ha ancora una malga, con qualche decina di mucche al pascolo. Quando possono. Ed è uno dei «testimonial» chiamati dal circolo L’Officina che ieri, su iniziativa del senatore Paolo Danieli e del consigliere comunale Vittorio Di Dio, ha proposto la sua soluzione al problema che sta facendo discutere non solo Verona. «Si è parlato di recinzioni – spiega Matteo Tedeschi, – ma non è una soluzione. Bisognerebbe recintare tutte le diverse proprietà, grandi e piccole, con reti interrate per almeno un metro e alte due : un costo insostenibile. E poi, quando ci sarà la neve, cosa si farà: lo slalom sugli sci tra le reti? E tutti gli altri animali come faranno a muoversi? E i turisti come reagiranno? E come la mettiamo con le ciaspolade invernali?». E ancora: «L’unione europea stanzia milioni contro l’abbandono della nostra splendida montagna. Ma quanti allevatori resteranno, con sbranamenti quotidiani degli animali che danno loro da vivere?».
Le prospettive, a questo punto, secondo Tedeschi sono due: «Si rischia da un lato che i lupi vengano uccisi di frodo, e dall’altro che la gente se ne vada: in entrambi i casi, una sconfitta per chi ama gli animali, l’ambiente e la Lessinia». Che fare? «Individuare un habitat – dice Tedeschi – in cui i lupi possano vivere: nei boschi del Cansiglio, o sul Gran Paradiso…E non si cerchi invece di fare cassa per qualche centinaio di migliaia di euro dall’unione europea». Piergiorgio Valbusa, anche lui allevatore, ribadisce che recintare tutto è un’assurdità, che i segnali sonori servono a nulla, che i cani non sono addestrati e rischiano di essere anch’essi sbranati». E ancora Menegazzi ricorda che «per piantare una rete occorrono i permessi dei Beni Ambientali, del Parco, della Comunità e del Comune. Ma cosa pensa chi dice queste cose? Perché non parlano con noi? Macché: calano tutto dall’alto, sempre…». (l.a. )
Il Corriere di Verona – 3 ottobre 2014