Dopo anni di battaglia, l’ultima parola è stata detta. Stati membri liberi di vietare colture OGM. Ora norme nazionali di ricezione. Più spazio a ricerca indipendente- mentre Efsa dichiara pubblici propri dati per maggiore controllo democratico. La direttiva
“L’esperienza ha dimostrato che la coltivazione degli OGM è una questione affrontata in modo più approfondito a livello di Stati membri”: con queste parole, le istituzioni UE hanno salutato la nuova direttiva- che lascia agli Stati nazionali la decisione se coltivare o meno OGM.
Con pubblicazione odierna sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione, la norma è finalmente legge. E la direttiva(UE) 2015/412 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO dell’11 marzo 2015, modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (OGM) sul loro territorio.
Si mette così la parola “fine” ad un percorso iniziato diversi anni fa, che ha sempre visto l’Italia in prima linea nel cercare di consentire l’utilizzo di motivazioni economiche e sociali per arginare la coltivazione di OGM sul proprio territorio.
Ora la direttiva dovrà essere tradotta in apposite norme nazionali, che indichino le più precise condizioni.
La direttiva appena pubblicata riconosce che è necessario accogliere le richieste (datate al 2008) del Consiglio UE per una migliore valutazione del rischio sugli OGM. Senza sconfessare la valutazione del rischio tradizionale, come affidata all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, la direttiva raccomanda però la necessità di includere anche motivazioni diverse rispetto alla sicurezza alimentare o ambientale come cause sufficienti per proibire la coltivazione di OGM sui territori dell’Unione (Stati membri o regioni).
I motivi sufficienti per proibire la coltivazione di OGM attengono a: a) obiettivi di politica ambientale; b) pianificazione urbana e territoriale; c) uso del suolo; d) impatti socio-economici; e) esigenza di evitare la presenza di OGM in altri prodotti, fatto salvo l’articolo 26 bis; f) obiettivi di politica agricola; g) ordine pubblico.
La norma riconosce inoltre che andrà posta “particolare attenzione alla prevenzione di eventuali contaminazioni transfrontaliere a partire da uno Stato membro in cui la coltivazione sia autorizzata verso uno Stato membro limitrofo in cui sia vietata”.
Ricerca indipendente
Un aspetto innovativo contenuto poi nella direttiva riguarda la propulsione alla ricerca “indipendente” sugli OGM, ovvero, e contrariamente a quanto per lo più avvenuto finora, quella condotta da enti pubblici o comunque terzi rispetto agli interessi delle ditte sementiere:
“La Commissione e gli Stati membri dovrebbero garantire la messa a disposizione delle risorse necessarie per la ricerca indipendente sui rischi potenziali che possono insorgere a seguito dell’emissione deliberata o dell’immissione in commercio di OGM e fare in modo che i ricercatori indipendenti abbiano accesso a tutta la documentazione pertinente, nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.”
Proprio in questi giorni, EFSA ha reso pubblica la propria volontà di rendere pubblica la”Data Warehouse”, ovvero il proprio magazzino dati, proprio per favorire la ricerca indipendente e la rivalutazione dei dati. Un gesto in piena sintonia con la propria strategia di aumentare la trasparenza. Il direttore esecutivo dell’EFSA Bernhard Url ha dichiarato al proposito: “Il nostro progetto di archivio informatico di dati scientifici, che svilupperemo nei prossimi tre o quattro anni, renderà pienamente disponibile il nostro “tesoro” di dati, al quale altri soggetti in Europa potranno attingere, e ciò contribuirà al progresso scientifico”.
Sicurezza alimentare Coldiretti – 13 marzo 2015