L’allarme del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Enna, che ha chiesto ai sindaci della provincia: ordinanze e avvisi per invitare i cittadini a non acquistare derivati del latte da aziende non in regola
«Aumentano i casi di brucellosi nell’uomo, negli stessi circondari (in particolare nella zona sud, ndr.) dove scopriamo allevamenti infetti». Così Ireneo Sferrazza, dirigente del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Enna, illustra la sua richiesta, indirizzata ai sindaci della provincia: ordinanze e avvisi per invitare i cittadini a non acquistare derivati del latte da aziende non in regola. «In alcuni comprensori c’è un preoccupante innalzamento del numero di casi di brucellosi nell’uomo – prosegue Sferrazza – e guarda caso avviene proprio negli stessi comprensori dove parecchi cittadini si approvvigionano di alimenti prodotti in allevamenti infetti». Al funzionario dell’azienda sanitaria non va giù l’idea che qualcuno possa sottovalutare il rischio della brucellosi, come avrebbero fatto alcuni sindaci e alcuni allevatori, che negli ultimi tempi avrebbero rimarcato che è una malattia perfettamente curabile, come se questo significasse che «per questo non è grave». «Se la brucellosi non fosse una malattia grave – aggiunge – la legge non prevedrebbe che gli animali infetti siano obbligatoriamente macellati. Le cautele servono a tutelare l’uomo ma anche gli altri animali dal contagio». Secondo Sferrazza i sindaci, come tutori della salute pubblica, devono emettere provvedimenti che servono a prevenire conseguenze per l’uomo e a tutelare il panorama zootecnico. «Ci sono comuni che l’hanno fatto, come Pietraperzia, che ha emesso un provvedimento di divieto della vendita incontrollata dei derivati, e altri che invece ancora non si muovono», ricorda il dirigente. Sette i casi di trasmissione dai prodotti realizzati con latticini infetti all’uomo tra Barrafranca e Aidone.
2 novembre 2012