Perisecco, parmezali, kapeletti, spagetti, mortadela. No, non sono dei refusi ma sono i nomi (storpiati) di prodotti che arrivano ogni giorno sulle tavole imbandite fuori dai confini italiani. Senza considerare che nei ristoranti europei vengono proposte ricette bizzarre come la pasta alla carbonara con il prosciutto cotto al posto del guanciale o la cotoletta alla milanese cucinata friggendo carne di pollo nell’olio di semi piuttosto che la carne di vitello nel burro.
«L’agropirateria internazionale fattura sul falso made in Italy 60 miliardi di euro — dice Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti — quasi il doppio dei prodotti originali».
Per questo l’organizzazione, ha collaborato al lavoro della task force che il reparto Tutela della salute (Nas) dei Carabinieri ha condotto all’estero per verificare «Cosa mangiano di italiano in Europa». Il progetto, finanziato dall’Europol, è stato presentato ieri nel corso della mobilitazione a difesa del made in Italy che si è svolta a Bologna. Proprio l’Emilia Romagna è un fiore all’occhiello per l’Italia perché vanta il primato europeo per il maggior numero di prodotti a denominazione di origine (43) riconosciuti dall’Ue. Eppure la task force ha verificato come nei supermercati delle capitali europee (da Londra a Berlino, da Bruxelles a Budapest) due prodotti tricolori su tre non abbiano niente a che vedere con la nostra tradizione enogastronomica.
Il danno economico per l’Italia è notevole perché dal contrasto alla falsificazione alimentare potrebbero nascere, calcola l’associazione, 300mila posti di lavoro. «Negli ultimi anni sono aumentate le esportazioni di prodotti a denominazione di origine — analizza Moncalvo — dai vini ai formaggi, dalle conserve all’olio fino ai salumi e valgono il 20% del totale». Per Coldiretti, questi prodotti sono stati determinanti per consentire all’Italia di stabilire, nel 2015, il record storico nell’export agroalimentare: 36,8 miliardi. Mettendo a segno un balzo del 74% rispetto a 10 anni fa. «Abbiamo fatto molto in questi ultimi anni — ha rivendicato il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina — e siamo il Paese che di gran lunga ha l’iniziativa di controllo più capillare».
Coldiretti chiede uno sforzo in più. «In una fase di stagnazione dei consumi nazionali il mercato estero in crescita è diventato fondamentale per l’agroalimentare nazionale — conclude Moncalvo — ed è ormai improrogabile estendere e potenziare in Ue le azioni di vigilanza, tutela e valorizzazione del vero made in Italy ».
Alessio Ribaudo – Corriere della Sera – 29 aprile 2016