Resta in vigore anche per tutto il prossimo anno il tetto fissato nel 2010 a compensi, gettoni e indennità corrisposte nella pubblica amministrazione, a partire da consigli di amministrazione, organi di indirizzo o controllo e autorità indipendenti. La «vecchia» spending review prevedeva infatti un taglio del 10 per cento degli emolumenti. Altre proroghe, sempre relative alla pubblica amministrazione, sono indirizzate a mantenere in vita misure di contenimento delle spese all’interno della pubblica amministrazione: dai paletti per le assunzioni degli statali al tetto all’acquisto di mobili da parte dei ministeri. E’ questa una delle norme contenute nel decreto Milleproroghe, approvato dal consiglio dei ministri con una settimana di anticipo. In tutto dieci articoli per 50 proroghe. Puntuale come il cenone di San Silvestro arriva quindi anche per il 2016 il decreto legge che prevede l’ennesima infornata di differimenti e slittamenti di date e termini legati soprattutto alla mancata attuazione di decreti, norme e riforme.
Ad esempio quella sulla “buona-scuola” che prevedeva l’aggiudicazione dei lavori per la messa in sicurezza degli edifici scolastici entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, ossia entro il 16 gennaio. Con il «milleproroghe», invece, questo termine slitta ora al 30 aprile 2016.
Il milleproroghe varato dal Governo fa slittare dal 31 dicembre 2015 al 31 dicembre 2016 la possibilità di assunzioni di personale a tempo indeterminato relative alle cessazioni verificatesi negli ultimi anni, nel rispetto dei vincoli previsti dal turn over. La proroga interessa una parte delle amministrazioni dello Stato, agenzie, enti pubblici non economici ed enti pubblici previsti dall’articolo 70 del decreto legislativo 165/2001, ma anche Corpi di polizia, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, delle Università statali e degli enti di ricerca con i limiti di spesa previsti.
Bloccate per un altro anno le modalità ordinarie di reclutamento di dirigenti di prima fascia nei ministeri e nelle Pa centrali in attesa della piena attuazione del ruolo unico previsto dalla riforma Madia. Fra le novità del milleproroghe viene esteso anche al 2016 il blocco agli acquisti di mobili nella Pa. La spesa per nuovi arredamenti non potrà superare del 20% quella sostenuta nel 2010 e nel 2011.
Ci sono poi appuntamenti ormai diventati fissi per il decreto di fine anno come quello con il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, o quello sull’affidamento del sistema di controllo della riscossione dei tributi locali a Equitalia che slitta ancora a metà anno 2016 (si veda l’articolo qui sotto). Sugli appalti, fino al 30 giugno 2016, in deroga ai divieti di anticipazione del prezzo, può essere prevista la corresponsione in favore dell’appaltatore di un’anticipazione pari al 20% dell’importo contrattuale. Non mancano poi le proroghe sui collocamenti fuori ruolo dei Vigili del fuoco o quelli sugli avanzamenti di carriera delle forze di Polizia e Carabinieri.
Evergreen di fine anno anche su taxi e noleggio con conducente. Bisognerà aspettare ancora 12 mesi per il varo del decreto attuativo che impedisce le pratiche di esercizio abusivo. Provvedimento chiamato anche a definire gli indirizzi generali per l’attività di programmazione e di pianificazione delle regioni, ai fini del rilascio, da parte dei Comuni, dei titoli autorizzativi.
Vediamo in sintesi le principali scadenze posticipate in attesa della pubblicazione del decreto sulla «Gazzetta Ufficiale» di fine anno.
Università e scuola
Verso lo sblocco 2mila assunzioni di docenti universitari grazie alla proroga fino al 31 dicembre 2016 dell’utilizzo degli organici non utilizzati dal 2010 al 2014.
In materia di edilizia scolastica, slitta al 31 dicembre 2016 il termine entro il quale i Comuni, beneficiari dei finanziamenti del “decreto del Fare”, devono pagare le somme alle ditte aggiudicatarie dei lavori di riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole. La proroga trova giustificazione nel fatto che alcuni Comuni, appartenenti alle Regioni le cui graduatorie sono state inizialmente sospese da provvedimenti giurisdizionali, hanno potuto aggiudicare gli interventi solo entro il 28 febbraio 2015, con conseguente ritardo sull’esecuzione dei lavori tale non consentire la chiusura dei lavori entro il prossimo dicembre 2015.
Sanità
Ancora un rinvio per la messa a punto del nuovo sistema di remunerazione a farmacisti e grossisti da parte del Ssn: i tempi per la riforma, inutilmente in discussione da due anni, slittano al 1° gennaio 2017. Viene, inoltre, confermato il meccanismo di ripartizione dei premi per le regioni più attive nella gestione centralizzata degli acquisiti di beni e servizi.
Tetto agli stipendi
Si prolunga di un anno, fino al 31 dicembre 2016, il tetto a compensi, gettoni e indennità corrisposti dalla Pa e dalle Autorithy ai vertici apicali degli organismi pubblici. Fino al 31 dicembre 2016 gli emolumenti non potranno superare gli importi risultanti alla data del 30 aprile 2010 ridotti del 10 per cento.
Sistri
Fino al 31 dicembre 2016 sarà ancora consentita la tenuta in modalità elettronica dei registri di carico e scarico e dei formulari di accompagnamento dei rifiuti trasportati. Il Sistri in versione semplificata e con sanzioni ante riforma del 2010 sarà dunque operativo ancora per 12 mesi. Inoltre all’attuale società concessionaria del Sistri è garantito l’indennizzo dei costi di produzione attestati al 31 dicembre 2016, previa una valutazione di congruità dell’Agenzia per l’Italia digitale.
Emergenze
C’è tempo fino al 30 settembre 2016 per la messa in esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili realizzati su fabbricati distrutti dal sisma dell’Emilia del 2012 per non essere tagliati fuori dagli incentivi al fotovoltaico.
Resta ancora in carica per tutto il 2016 il commissario straordinario per l’emergenza stradale conseguente all’alluvione in Sardegna del novembre 2013. Così come avrà un anno di tempo in più l’Unità tecnica amministrativa chiamata a gestire le attività di pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili dell’emergenza rifiuti in Campania. (Il Sole 24 Ore –24 dicembre 2015)
L’immancabile Milleproroghe. Il provvedimento introdotto nel 1993 è diventato un appuntamento fisso
di Sergio Rizzo. La legge finanziaria dei mille commi, che ci si ostina chissà perché a chiamare «di stabilità», è stata appena sfornata e già è pronto un richiamino. Lo ha approvato ieri il Consiglio dei ministri: è noto come decreto «milleproroghe», parola ormai entrata nel lessico al punto da essere bollinato dal vocabolario della lingua italiana Treccani. Che ha rintracciato la radice di quel geniale neologismo in un articolo di Pierluigi Franz pubblicato dal quotidiano torinese La Stampa il 7 settembre 1993. Titolo: «Nel governo è entrato il ministro della proroga». Entrato, e mai più uscito. Da sedici governi a questa parte. Ma si poteva immaginare: quel primo «milleproroghe» partì dal governo di Giuliano Amato, attraversò quello di Carlo Azeglio Ciampi, superò di slancio il primo esecutivo di Silvio Berlusconi e sbucò in superficie soltanto quando a Palazzo Chigi c’era Lamberto Dini. Il decreto fatto per prorogare fu prorogato a sua volta ben tredici volte, e ogni volta il testo era diverso perché nel frattempo le scadenze prorogate rischiavano di scadere di nuovo.
Era il periodo politico forse più difficile della storia repubblicana. E forse nessuno immaginava che il «milleproroghe» sarebbe diventato un appuntamento ineludibile. Di che cosa si tratta, lo dice la parola stessa: è un provvedimento che rinvia, solitamente di anno in anno, scadenze che lo Stato ha fissato con legge ma che non riesce o non può rispettare. In molti casi una clamorosa certificazione di inefficienza amministrativa, diventato però negli anni un comodo vagone sul quale caricare anche le marchette (e certe carinerie ad personam) per cui non si è trovato posto nella finanziaria o un ottimo strumento per piazzare qualche toppa qui e là. C’è già chi immagina, per esempio, di piazzare nel prossimo «milleproroghe» una norma per garantire il pagamento del cosiddetto salario accessorio ai dipendenti del Comune di Roma che altrimenti minacciano di bloccare la città il 27 gennaio, un bel mercoledì di udienza papale durante il Giubileo. Del resto, non ci avevano infilato già due anni fa il salvataggio del bilancio della capitale?
Quando addirittura la scusa della «proroga» non maschera gentilezze di ben altra portata a favore di corporazioni o lobby. Nell’ultimo «milleproroghe» abbiamo visto spuntare così travestita l’esclusione delle federazioni sportive dalla spending review. Insieme a una cortesia per le concessionarie autostradali, alle quali vennero regalati altri sei mesi di tempo per i progetti necessari a ottenere i prolungamenti dei contratti senza gara. L’importante è che quel provvedimento continui a regalarci chicche del tenore seguente: «Il termine di cui all’articolo 23, comma 5, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, già prorogato ai sensi dell’articolo 29, comma 11-ter, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, e dell’articolo 5-ter del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2013, n. 71, è ulteriormente differito al 30 giugno 2014». Chi ci capisce qualcosa è bravo…
Ma non sono i normali cittadini che devono capire: capisca solo chi deve. Magari soltanto quei 21 dipendenti delle Poste italiane ai quali l’incomprensibile comma 19 dell’articolo 1 del «milleproroghe» 2009 consentì di restare in comodo distacco al ministero per un anno ancora. Sia chiaro: che troppo spesso le leggi vengono scritte appositamente per essere indecifrabili non è certo una novità. Ma le vette del «milleproroghe» sono inarrivabili. E il bello è che nessuno ci può fare nulla, nemmeno il Quirinale. Un bel giorno il presidente della Repubblica, allora Giorgio Napolitano, perse la pazienza e fece una tirata d’orecchi senza precedenti nel 2011 al governo Berlusconi, costringendolo a rimangiarsi un bel po’ di robaccia che era stata infilata nel decreto con i soliti geroglifici. L’impuntatura non impedì l’approvazione di misure indigeste per i contribuenti come un nuovo slittamento del pagamento delle multe sulle quote latte. E si fu perfino a un passo dall’incredibile sanatoria per le case abusive della Campania: evitata in extremis ma con lo strascico di un ordine del giorno che auspicava la moratoria degli abbattimenti.
Sarà anche per il periodo favorevole, visto che il decreto arriva sempre all’esame degli onorevoli dopo le libagioni di Natale e Capodanno. Ma di sicuro non c’è terreno più fertile per le incursioni parlamentari. L’unico altro «milleproroghe» del governo Renzi prima di questo è entrato alle Camere con un testo di 27.995 caratteri. Quando ne è uscito erano diventati 72.318. (Il Corriere della Sera – 24 dicembre 2015)
26 dicembre 2015