L’impegno nutrizionista dell’industria alimentare. Nei cibi entro il 2017 meno grassi, zuccheri e sodio. Scordamaglia: «Offriamo al consumatore alimenti sani, sicuri e di qualità»
Impegno forte per un’alimentazione in linea con l’evoluzione nutrizionale; un altrettanto importante impegno per marketing e informazione commerciale a tutela di bambini e adolescenti. L’industria alimentare italiana utilizza l’ultimo scorcio della passerella mondiale di Expo, a Milano, per indicare due linee strategiche di sviluppo e per stringere un patto nuovo con i consumatori.
Federalimentare e le principali associazioni di categoria (Aidepi, Aiipa, Assobibe, Assolatte, Confida, Mineracqua, Federolio e Fipe) hanno firmato con il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, due distinti protocolli di intesa che, entro il 2017, ridurranno da una parte alcuni componenti dei cibi non più apprezzati dal consumatore; dall’altra il modo di comunicare e fare pubblicità. L’obiettivo è quello di orientare gli acquisti verso cibi più salubri, contribuire al contenimento di disfunzioni e malattie alimentari quali l’obesità infantile o il diabete, e quindi rispondere alla domanda di alimenti che perseguano la moderna tendenza della nutrizione. Un’iniziativa che riguarderà centinaia di prodotti: dai biscotti ai cerali della prima colazione, dai gelati alle merendine, dai crackers agli yogurt ai succhi di frutta. Sodio, acidi grassi, zuccheri, oli sono alcuni dei componenti destinati a scendere drasticamente nel corso del 2017 per raggiungere obiettivi di presenza minima se non di totale assenza. Senza alterare gusto e serbevolezza dei cibi.
«Da anni l’industria alimentare italiana è impegnata in un costante miglioramento nutrizionale dei prodotti e abbiamo già raggiunto importanti obiettivi», spiega Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare (Confindustria). In dieci anni l’industria ha migliorato sotto il profilo nutrizionale ben 4.200 prodotti e ne ha riposizionati o riformulati altri 3.600. Numeri che spiegano i costanti investimenti in ricerca e sviluppo e nell’innovazione di processi e prodotti: più di due miliardi di euro l’anno. «Il miglioramento delle caratteristiche nutrizionali dei prodotti alimentari si realizza attraverso una modifica della loro composizione – spiega Federalimentare – entro quanto tecnologicamente possibile ed accettato dal consumatore, cercando di mantenere le caratteristiche organolettiche (sapore, consistenza e conservabilità del prodotto). Per l’industria alimentare è chiaro che l’obesità e numerose altre malattie dismetaboliche diffuse, come per esempio il diabete, rappresentano problemi sociali complessi da cui dipende anche la sostenibilità dei sistemi sanitari dei vari Paesi. Ed è ben consapevole di avere un ruolo da giocare attraverso politiche nutrizionali e di comunicazione attraverso cui è possibile rimodellare le abitudini orientando i consumatori verso scelte più corrette e consapevoli degli alimenti. Con una azione continuativa e capillare di corretto stile di vita che pubblico e privato devono fare insieme. Queste rappresentano soluzioni serie e a lungo termine al problema, non le allarmistiche periodiche forme di criminalizzazione di singoli nutrienti in cui anche gli organismi internazionali apparentemente più autorevoli incorrono», spiega ancora Federalimentare facendo riferimento alla recente denuncia dell’Oms sulla pericolosità delle carni rosse e di quelle trasformate come i salumi.
«Attraverso la nostra partecipazione a Expo – spiega ancora il presidente di Federalimentare – siamo riusciti ad abbattere quel preconcetto ideologico che vedeva l’industria alimentare come produttrice di cibi omologati, standardizzati, senza peculiarità se non addirittura dannosi. Ebbene tutto ciò è stato spazzato via e i milioni di visitatori di Expo hanno toccato con mano e con consapevolezza che l’industria alimentare fa parte di quella filiera di qualità, prodotti di eccellenza e territori che fanno grande il made in Italy nel mondo. Ora l’industria alimentare italiana si impegna con il consumatore a fare di più».
Stringenti anche le indicazioni sul fronte della promozione e del marketing. «Le linee di indirizzo per la comunicazione commerciale relativa ai prodotti alimentari – scrive ancora Federalimentare – sono finalizzate ad incoraggiare e diffondere comunicazioni commerciali e pratiche di vendita corrette, leali e responsabili che assicurano un elevato livello di protezione ai bambini, aderiscono ai principali principi di responsabilità, favoriscano scelte consapevoli da parte dei consumatori nell’ambito dell’ampia varietà di prodotti disponibili sul mercato, proteggano i minori dalla loro limitata capacità di valutare a pieno le informazioni».
Tale protocollo rappresenta il riconoscimento dell’attività di diffusione di comunicazioni responsabili che Federalimentare e le sue associazioni svolgono già da anni in forma volontaria. «L’Italia – dice Scordamaglia – rimane sinonimo di mangiar bene, ne è stata testimone anche questa splendida edizione di Expo: lo stile italiano, attraverso il binomio qualità ed equilibrio nutrizionale, resta uno dei migliori modelli alimentari oggi esistenti e può quindi essere una risposta molto efficace al diffondersi di stili di vita poco salutari. Non è possibile prescindere da un modello che tiene conto della qualità nutrizionale e del complesso degli alimenti assunti durante tutta la giornata».
Roberto Iotti – Il Sole 24 Ore – 31 ottobre 2015