
«L’inchiesta Pfas a rischio prescrizione». Casson: «Le indagini vanno chiuse rapidamente». In settimana attesa la nomina del commissario
«Bisogna fare in fretta a chiudere le indagini, perché la prescrizione incombe». Questo è l’appello che ha lanciato in merito all’inchiesta sull’inquinamento da Pfas, a margine di un incontro di martedì sera a Montecchio Maggiore, nel Vicentino, Felice Casson, politico di Articolo 1 che ha un passato rilevante da magistrato. Casson è stato il pubblico ministero del processo svoltosi a Venezia per le morti al petrolchimico di Marghera. Un procedimento al termine del quale sono state sancite responsabilità che non hanno avuto conseguenze penali, proprio a causa del decorrere dei termini per l’azione giudiziaria. «Per quanto riguarda i Pfas, la magistratura deve compiere un’inchiesta ampia e approfondita senza guardare in faccia nessuno, anche perché è evidente che chi doveva controllare non lo ha fatto, ma questa azione deve essere rapida perché, nonostante in parlamento abbiamo tentato di cambiarne le regole, i tempi della prescrizione continuano a scorrere», ha spiegato Casson, chiamando in causa anche la politica che, a suo avviso, deve dare applicazione al principio di precauzione. «Dove ci sono situazioni di pericolo le istituzioni hanno l’obbligo di intervenire», ha precisato.
Mentre si discute di responsabilità, c’è chi la questione Pfas la sta trattando dal punto di vista delle azioni volte a garantire la presenza di acqua pulita nella zona contaminata, che comprende anche 13 Comuni del Basso ed Est veronese. Venerdì scorso è stato pubblicato il decreto relativo alla decisione presa dal Consiglio dei ministri il 21 marzo scorso di dichiarare lo stato di emergenza. Ora si attende il provvedimento con il quale verrà nominato un commissario straordinario per la realizzazione delle opere. Il progetto prevede di spendere 120 milioni di euro, per due terzi pagati dal Governo e per il resto finanziati dagli utenti con le bollette del servizio idrico integrato, per costruire tre nuove condotte che portino acqua pulita. Una di esse dovrebbe partire da Belfiore. La nomina del commissario è attesa en tro questa settimana. Il nome che continua ad andare per la maggiore è quello del direttore di Arpav Nicola Dell’Acqua, ma non sono da escludere sorprese. «Noi siamo responsabili per meno dell’uno per cento della presenza di Pfas negli scarichi del collettore di Arica», ha affermato in questi giorni Miteni Spa, azienda chimica di Trissino che secondo Arpav è responsabile per più del 97 per cento della contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche. In merito alla presenza degli inquinanti che il «tubone» che raccoglie i reflui di cinque depuratori del Vicentino e va a finire nel Fratta-Gorzone a Cologna, Alessandro Bizzotto, il dirigente del servizio di controllo ambientale del dipartimento di Vicenza dell’Arpav fornisce alcune precisazioni: «Quello che dice Miteni è vero nella sostanza ma va accompagnato da altre informazioni», spiega. «Probabilmente l’azienda è ora responsabile solo per circa il 2 per cento dei Pfas scaricati dal collettore, mentre l’altro 98 per cento viene da altre parti, ma questa situazione riguarda solo i dati medi del 2017 e comunque va tenuto conto che la ditta è responsabile per il passato».
L’Arena – 12 aprile 2018