Oltre 2 miliardi in più rispetto ai 12,2 miliardi persi nel 2012 e ben 5 in più rispetto alle previsioni di bilancio della scorsa estate. Sarà un altro anno di passione, il 2013 che si è appena chiuso, per l’Inps. Dopo le perdite nella gestione finanziaria per 9,7 miliardi del 2012 anche il 2013 andrà in pesante rosso. Il risultato finanziario, secondo l’ultimo assestamento di bilancio predisposto nei giorni scorsi dal Civ, il Comitato di indirizzo e vigilanza dell’ente, chiuderà con un passivo di oltre 11 miliardi, mentre il conto economico vedrà un buco stimato in 14,4 miliardi. Oltre 2 miliardi in più rispetto ai 12,2 miliardi persi nel 2012 e ben 5 miliardi in più rispetto alle previsioni di bilancio formulate l’estate scorsa. Un drastico peggioramento dei risultati frutto soprattutto della revisione dell’ultimo documento di economia e finanza del Governo.
Che l’Inps avrebbe chiuso in perdita per il secondo anno consecutivo era noto, ma ora l’entità delle perdite ha subito un’accelerazione. L’impatto dell’incorporazione a inizio 2012 dell’ex Inpdap, l’ente dissestato dei dipendenti pubblici, mostra con forza i suoi effetti sui bilanci dell’Inps. Il deficit non è solo economico perché le perdite cumulate per 26 miliardi in due anni portano ora il patrimonio dell’Inps a soli 7,4 miliardi dai 34 miliardi di inizio del 2012. Gli allarmi lanciati a più riprese dal presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, sugli effetti erosivi del patrimonio Inps dall’incorporazione dell’Inpdap, sono stati accolti. La legge di stabilità ha infatti disposto un trasferimento per 25,2 miliardi per colmare l’impatto del deficit Inpdap sui bilanci Inps. L’ente pensionistico non può infatti fallire, ma è una magra consolazione dato che tocca al bilancio dello Stato farsi carico del bubbone delle pensioni pubbliche. Una partita di giro che non elimina il carico di nuova spesa pubblica sulle spalle dei contribuenti. Del resto a coprire il disavanzo strutturale tra entrate contributive e uscite per prestazioni (compresa l’assistenza), che si aggira ormai a 115 miliardi, sarà lo Stato i cui trasferimenti aumenteranno nel 2013 sull’anno precedente di altri 4 miliardi a quota 93 miliardi.
Il disastro Inpdap
Ma l’Inpdap, che da sola porta nel 2013 nei conti dell’Inps una perdita per 8,85 miliardi e un deficit patrimoniale monstre di 26 miliardi, è solo la punta dell’iceberg. Tutte le gestioni previdenziali sono in profondo rosso da tempo con l’unica esclusione dei parasubordinati. Partite Iva, professionisti e co.co.co versano solo contributi senza uscite previdenziali. L’utile di 8,5 miliardi della gestione dei giovani viene del tutto eroso dal profondo rosso delle altre gestioni.
Ecco le gestioni in rosso
Gli agricoltori vantano una perdita per 5,4 miliardi; gli artigiani per 5,9 miliardi; i dirigenti d’azienda (ex Inpdai) sono in rosso per 3,8 miliardi. Così come in perdita cronica per più di un miliardo ciascuno sono il fondo trasporti e il fondo telefonici, mentre il fondo elettrici chiuderà il 2013 con perdite per 1,9 miliardi. Il dato drammatico è che le perdite non sono episodiche. Il trend negativo è in atto da anni. Pesa la crisi che erode i contributi, ma pesa soprattutto nello sbilancio entrate/uscite l’aumento costante delle nuove pensioni e il calcolo retributivo che tiene alta la forbice, e lo farà ancora per anni, tra contributi effettivamente versati e pensioni pari al 70-80% degli ultimi stipendi. Per gli effetti calmieranti della riforma Fornero c’è da aspettare ancora molto tempo.
Il Sole 24 Ore – 11 gennaio 2013