«Gentile Signore, la informiamo che tra l’1 gennaio e il 30 settembre 2019 sono stati pagati 40 euro in più sulla sua pensione. In allegato troverà un bollettino Mav che dovrà utilizzare per il pagamento della somma dovuta entro il 18 ottobre 2019. Le ricordiamo che, in caso di mancato pagamento, l’Inps è tenuto per legge a recuperare il credito attraverso l’Agente di riscossione».
La lettera dell’Inps, datata 30 agosto 2019, ha colto di sorpresa l’ignaro pensionato. Il “debito” non è gran cosa. Ed è stato subito saldato per evitare guai, versando 1,5 euro aggiuntivi di commissioni alle Poste (ma si può rateizzare avverte l’Inps – e in banca è gratis). Meglio levarsi il dente subito, ragiona il pensionato. Ma come mai l’Inps ha versato in 9 mesi una somma non dovuta sulla sua pensione e ora la rivuole indietro?
La lettera non cita leggi, norme, circolari. Ma alla terza riga si legge: “Rideterminazione importo trattamento pensionistico a seguito di ricalcolo”. In un’altra lettera – datata sempre 30 agosto – l’Inps ritorna sul punto. E dice che la pensione è stata tagliata dal primo gennaio 2019, con tanto di tabella. Ma non spiega perché.
Quello che il pensionato non sa perché la sua pensione è aumentata a gennaio e mai toccata sin qui è che quel taglio rappresenta il ricalcolo deciso in manovra dal governo M5S-Lega dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni sopra i 1.522 euro lordi: migliore del 2018, ma peggiore di quello che doveva essere per legge. Come Repubblica aveva raccontato il 3 maggio, l’Inps aveva proceduto al taglio da aprile ma non per tutti. Prendendosi poi – in modo retroattivo, con un conguaglio a giugno le somme dei primi tre mesi.
Alcuni pensionati – a macchia di leopardo, l’Inps non ha mai dato dati né i patronati sono in grado di ricostruire il fenomeno – hanno ricevuto sino ad oggi una pensione piena senza tagli né conguagli. Ora l’Inps si è ricordato di loro. Ma anziché procedere in automatico con prelievo alla fonte – al pari degli altri – manda lettere incomprensibili e, seppur in linea con quanto dispone di solito, non proprio amichevoli.
La misura, si ricorderà, suscitò un vespaio di polemiche. Il governo gialloverde usò la nuova rivalutazione per fare cassa e finanziare – in piccola parte – Quota 100: 3,6 miliardi in tre anni (al lordo delle tasse) e 17 miliardi nel decennio 2019-2028. Ma il premier Conte allora minimizzò tacciando di avarizia i pensionati. Il prelievo per molti è in effetti mini. Riguarda 5 milioni e mezzo di pensionati e peserà tra 300 e oltre 1.600 euro lordi nel triennio. Cgil, Cisl e Uil erano scese in piazza San Giovanni a Roma anche per questo il primo giugno scorso. Minacciando lo “sciopero dei nonni” prima dello “sciopero generale” in un autunno che prefiguravano caldo. È arrivata prima l’Inps, via posta, con una richiesta surreale.
Repubblica