Per sostenere il lavoro e le pensioni dei giovani, sottoposti al calcolo contributivo, lo Stato dovrebbe intervenire «fiscalizzando una componente dei contributi previdenziali all’inizio della carriera lavorativa per chi viene assunto con un contratto a tempo indeterminato». È la proposta che il presidente Tito Boeri ha lanciato presentando il rapporto annuale dell’Inps. Una proposta che si inserisce nel confronto tra lo stesso governo e i sindacati in vista della legge di Bilancio per il 2018. Cgil, Cisl e Uil anche ieri, in un incontro al ministero, hanno ribadito la richiesta di fermare il meccanismo di legge che prevede l’adeguamento automatico dell’età per la pensione di vecchiaia alla speranza di vita. Meccanismo che potrebbe far salire dal 2019 l’età per la pensione di vecchiaia dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni.
Secondo Boeri bloccare l’aggiustamento «non è affatto una misura a favore dei giovani. Scarica sui nostri figli e sui figli dei nostri figli i costi di questo mancato adeguamento». Meglio, invece, ridurre il cuneo fiscale sul lavoro per i giovani, il che favorirebbe le assunzioni a tempo indeterminato senza danni sulla pensione perché i contributi risparmiati dalle aziende verrebbero accreditati dallo Stato agli stessi lavoratori.
Ma questa non è l’unica proposta con la quale Boeri entra , come sua abitudine, nel vivo del dibattito politico. Il presidente dell’Inps, ricordando che in questi due anni e mezzo si è fatto «tanti nemici» e rivendicando con orgoglio il ruolo dell’istituto e le «molte cose ancora da fare», ha esordito chiedendo al Parlamento di «cambiare la denominazione» dell’Inps da «Istituto nazionale della previdenza sociale» a «Istituto nazionale della protezione sociale» perché su 440 prestazioni erogate dall’Inps solo 150 sono di natura pensionistica. L’Inps insomma come architrave del welfare. E qui Boeri è tornato a sostenere l’importanza degli immigrati: «Abbiamo bisogno di loro per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale». Il rapporto contiene una simulazione di cosa accadrebbe se si bloccassero gli ingressi degli extracomunitari, «nei prossimi 22 anni avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate a immigrati, con un saldo negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps».
Positivo il giudizio di Boeri sul Jobs act, soprattutto perché ha favorito la crescita delle aziende: «C’è stata un’impennata del numero di imprese private che superano la soglia dei 15 addetti: dalle 8mila al mese di fine 2014, siamo passati alle 12mila dopo l’introduzione del contratto a tutele crescenti». Il presidente ha quindi proposto il salario minimo per legge. Potrebbero essere i 9 euro netti l’ora previsti dai nuovi voucher. Le reazioni dei sindacati e delle associazioni imprenditoriali sono per lo più negative, rimproverando a Boeri un eccesso di protagonismo e chiedendo al governo di varare finalmente la riforma della governance.
Enrico Marro – Il Corriere della Sera – 5 luglio 2017