di Roberto La Pira. Nell’ambito del piano sulla sicurezza alimentare,la settimana scorsa il Ministero della salute ha inviato al Sistema di allerta europeo (Rasff) tre segnalazioni, riguardanti ritiri dal mercato di verdesca con un eccesso di mercurio (si tratta del 49° caso negli ultimi sei mesi di pesce contaminato da questo metallo pesante). In aggiunta c’è anche un lotto di salmone affumicato contaminato da Listeria monocytogenes. Sui giornali però si è parlato con un certo allarmismo del peperoncino rosso vietnamita che secondo Coldiretti, con il 61,5 per cento dei campioni risultati irregolari per la presenza di residui chimici, rappresenta il pericolo alimentare principale del 2013! Al secondo posto le lenticchie turche!
Il paradosso è che la notizia del peperoncino, assolutamente irrilevante nel panorama dei problemi alimentari italiani, buca i telegiornali e i siti internet con 60 rilanci e rischia di diventare un vero caso di allerta. La realtà per quanto riguarda la sicurezza alimentare è un pochino diversa. Giornalisti e consumatori non sanno che in Italia è in corso un’epidemia di epatite A causata da frutti di bosco surgelati che nell’ultimo anno ha colpito oltre 1.000 persone, senza considerare quelle non censite dalle Asl. La gente ignora questo problema e continua a mangiare macedonie, torte o pasticcini con frutti di bosco in pizzeria e nei ristoranti e i casi aumentano.
Un problema serio in Italia riguarda la presenza di Listeria monocytogenes nei formaggi crudi italiani e nei salmoni affumicati importati
Quanti parlano delle decine di casi di Listeria monocytogenes nei formaggi crudi italiani e nei salmoni affumicati importati da Polonia e Norvegia? Si tratta di un problema serio per anziani e bambini. Purtroppo in Italia molti media, “consigliati” dai comunicati stampa di Coldiretti, macinano notizie ad effetto, come quella del peperoncino e delle lenticchie che il più delle volte rappresentano un problema di natura secondaria per la salute della maggior parte delle persone.
Basta ricordare altre storie come quella del concentrato di pomodoro cinese utilizzato per alcune lavorazioni italiane destinate al mercato estero. Questo prodotto è stato presentato da Coldiretti, e di seguito dai giornali, come una minaccia alimentare. Il clamore è del tutto ingiustificato visto che il concentrato di pomodoro cinese è un prodotto segnalato raramente nel sistema di allerta europeo e comunque non utilizzato per i prodotti venduti nei supermercati.
Siamo un popolo strano. La sicurezza alimentare viene posta al centro dei discorsi dei politici e delle associazioni di categoria, ma nella realtà si fa poco per informare correttamente l’opinione pubblica sui reali pericoli. Si preferiscono allarmi come il pomodoro cinese, il peperoncino e le lenticchie tralasciando le questioni veramente importanti. In questa situazione una grossa responsabilità spetta al Ministro della salute Beatrice Lorenzin che, come molti altri suoi ex colleghi, gestisce male le informazioni sulle vere allerta alimentari e sulle crisi in corso. Basta vedere come è stata gestita l’epidemia di epatite A causata dai frutti di bosco surgelati per capire che serve un riordino generale del sistema di infomazione rivolto ai cittadini.
La storia recente è costellata di scandali alimentari che hanno agitato l’opinione pubblica, creando un clima di caccia alle streghe, senza provocare un solo mal di pancia a nessuno dei 60 milioni di italiani. La vicenda della mozzarella blu è forse il caso più emblematico. Qualsiasi veterinario dell’Asl sa che la mozzarella blu ha un aspetto pessimo e sgradevole e va ritirata dal mercato, ma non è un problema di sanità pubblica, perché i batteri responsabili della colorazione non sono patogeni.
Questo aspetto è sfuggito a molte persone con poca dimestichezza nell’ambito della microbiologia che, quando hanno visto il colore blu hanno gridato allo scandalo alimentare internazionale. Ancora oggi le Asl registrano diversi casi di mozzarella blu in Italia, ma per fortuna non fanno scattare l’allerta nazionale. Il famoso latte per bambini contaminato dall’inchiostro utilizzato per stampare la confezione (ITX) è diventato un caso europeo, ma l’analisi del rischio ha evidenziato un pericolo irrisorio.
In Italia l’analisi del rischio non la fa nessuno e il Ministero della salute declina questa scelta alle Asl locali che hanno serie difficoltà ad assumere decisioni
Quello che manca in Italia è una seria analisi del rischio per i casi di frode e allerta alimentare. La mozzarella blu ha un rischio praticamente nullo, il peperoncino rosso ha un indice di rischio molto basso, il mercurio nel pesce ha un rischio importante per bambini, donne in gravidanza e anziani, tanto che il Ministero consiglia di non superare una porzione alla settimana. L’eventuale presenza di Listeria nel salmone affumicato o nei formaggi preparati con latte crudo come il gorgonzola ha un indice di rischio elevato.
L’anisakis nel pesce fresco mangiato crudo ha un indice di rischio molto alto e anche mangiare i frutti di bosco surgelati crudi, oppure aggiunti a torte e dessert ha un indice di rischio elevatissimo. Questi sono i temi da trattare e non certo il peperoncino vietnamita o le lenticchie turche. Purtroppo in Italia l’analisi del rischio non la fa nessuno, non c’è una struttura ad hoc, e il Ministero della salute declina questa scelta alle Asl locali che hanno serie difficoltà ad assumere decisioni spesso troppo complicate per una piccola struttura.
In questo sito abbiamo parlato del progetto sull’analisi del rischio alimentareportato avanti da Bartolomeo Griglio per la Regione Piemonte, a cui si sta affiancando un’analoga iniziativa per il Veneto, partita dall’Asl di Thiene promossa da Fabrizio de Stefani. I due progetti potrebbero portare ad un modello di valutazione dell’analisi del rischio da adottare a livello nazionale, necessario per dare rigorose indicazioni scientifiche sulle azioni da intraprendere in caso di allerta alimentare. Bene farebbe quindi il Ministero guidato da Beatrice Lorenzin a focalizzare l’attenzione su questi aspetti, piuttosto che lasciar gestire le notizie nell’ambito della sicurezza alimentare al protagonismo pittoresco e troppe volte allarmistico di Coldiretti.
Roberto La Pira – Il Fatto alimentare – 6 giugno 2014