Paolo Russo. Fascicolo sanitario e ricetta elettronici. Un solo linguaggio informatico per incrociare i dati di asl e ospedali per scoprire chi lavora bene e chi no. Il Piano “Sanità 2.0” per risparmiare 7 miliardi e offrire cure migliori c’è già, assicura il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Che non esclude di fare a meno delle sanzioni per i medici che prescrivono in modo «inappropriato» e che dice di avere Renzi dalla sua parte nella battaglia per tagliare gli sprechi reinvestendo i soldi in sanità .
Lo studio pubblicato ieri dal nostro giornale stima che la digitalizzazione della sanità potrebbe far risparmiare 6,9 miliardi. Allora nuovi tagli sono possibili…
«Neanche per idea. La sanità la sua spending review l’ha già fatta con la manovra da 2,3 miliardi appena varata. Ma nel 2016 abbiamo 3 miliardi in più per il fondo sanitario che servono a finanziare cose come i nuovi e costosissimi farmaci biologici anti-cancro, l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, l’innovazione tecnologica degli ospedali, l’assunzione di medici che oggi non lavorano in sicurezza per via dei turni massacranti».
E l’Economia è d’accordo?
«Renzi mi ha assicurato che i risparmi resteranno nella sanità».
Ma informatizzandola meglio si potrebbero veramente recuperare quasi 7 miliardi?
«E’ anche la nostra stima. Quello della digitalizzazione è un capitolo strategico del Patto per la salute che abbiamo sottoscritto con le Regioni. Consentendo ad Asl e ospedali di parlare lo stesso linguaggio informatico, potremmo incrociare i dati per sapere dove le cose non vanno e intervenire. A giugno abbiamo inviato alla Conferenza delle Regioni tutti gli atti necessari a far partire quella che giudico una vera rivoluzione. Attendiamo ancora un parere…».
Dovremo attendere molto anche per veder funzionare in tutta Italia i fascicoli sanitari elettronici?
«Il decreto che ne definisce le funzioni c’è già e le Regioni hanno presentato i piani attuativi. E’ un passo avanti da gigante. Col fascicolo elettronico ogni cittadino avrà la propria storia sanitaria aggiornata. Questo significa poter dare la giusta risposta diagnostica e terapeutica a ciascun assistito in qualunque presidio sanitario si presenti. Magari evitando anche di replicare accertamenti appena fatti».
Quindi tagliare anche le prestazioni inappropriate. Cosa che lei sta per fare con decreto.
«Il decreto sarà pronto a giorni, dopo che avremo consultato medici e associazioni scientifiche. Alcune precisazioni sono necessarie: nessun cittadino sarà privato di analisi ed esami salvavita, necessari, utili. I limiti alla rimborsabilità riguarderanno solo 180 prestazioni su oltre 1.700. Un governatore mi ha mostrato una cartella con cinque identiche batterie di analisi in un mese per lo stesso paziente. È una cosa accettabile? E comunque non vogliamo punire nessuno. Solo offrire ai medici un supporto per prescrivere al meglio, sulla base delle evidenze scientifiche».
Intanto però volete sanzionarli se non prescrivono come devono…
«Le sanzioni riguardano solo il salario accessorio e le hanno volute le Regioni, che ne chiedevano anche di più pesanti. Non è detto che alla fine restino e comunque non scatteranno quando il medico motiverà il perché di una prescrizione apparentemente inappropriata».
Le prescrizioni inappropriate sono anche figlie di quella medicina difensiva adottata dai medici minacciati dalle sempre più frequenti cause sanitarie. Come contrasterete il fenomeno?
«Il documento redatto dalla mia commissione di esperti propone l’obbligo di tentare la via della conciliazione prima di andare in causa e una fattispecie specifica di lesioni e omicidio colposo per i medici, perché un conto è uccidere qualcuno guidando in stato di ebbrezza, un altro commettere un errore nel tentativo di salvargli la vita. L’idea è anche quella di ribaltare l’onere della prova che oggi, caso più unico che raro, è a carico del medico che si difende. La relazione è ora a disposizione del Parlamento e ascolteremo i suggerimenti che verranno. Poi vareremo un provvedimento collegato alla legge di stabilità per far lavorare i medici più serenamente, senza scalfire il diritto del cittadino ad ottenere giustizia».
La Stampa – 9 settembre 2015