«Inutili le ordinanze a macchia di leopardo». Ecco il decalogo antismog firmato dai medici. Gli esperti: «Ricoveri raddoppiati, pericolosi i passeggini. Le mascherine non servono»
Vista «l’inutilità di provvedimenti a macchia di leopardo», i medici scendono in campo con un decalogo antismog indirizzato al «singolo cittadino, perché intraprenda azioni utili a difendersi dai rischi sanitari dell’inquinamento, soprattutto quelli a breve termine, responsabili di possibili effetti sull’apparato respiratorio, come irritazioni e infezioni, e sul sistema cardiovascolare».
Ecco dunque il vademecum diffuso dalla Società italiana d’igiene, che vede a capo della sezione triveneta Antonio Ferro, direttore sanitario dell’Usl 20 di Verona. Primo: niente jogging, bicicletta, pattinaggio o altre attività sportive all’aria aperta nelle aree inquinate, perché aumentano di 10/20 volte il ritmo respiratorio, potenziando i rischi. Secondo: va sfatato il falso mito delle mascherine, inutili, perché non proteggono nè da gas nè da polveri sottili. Terzo: no ai bimbi in passeggino, poiché a 30/50 centimetri dal suolo si accumula la più alta concentrazione di inquinanti. Quarto: anziani e donne in gravidanza sono i soggetti più a rischio, insieme a bambini, malati cronici o sofferenti di affezioni respiratorie e cardiache. Quinto: fumo e inquinamento sono una miscela esplosiva, le sigarette peggiorano la situazione per i tabagisti e chi li circonda. Sesto: ai piani bassi bisogna tenere le finestre chiuse, perché lo smog esterno penetra nelle abitazioni. Meglio i serramenti a tenuta, le finestre chiuse sulle strade con traffico e la ventilazione degli ambienti dai cortili interni o quando gli inquinanti calano, cioè di notte e nelle ore a minor traffico. Settimo: non collocare bocchette di condizionatori e impianti di ventilazione in corrispondenza delle vie a circolazione intensa. Ottavo: non fumare in auto e arieggiare spesso l’abitacolo. Nono: tenere il riscaldamento a 19/20 gradi e abbassarlo al minimo quando si esce. Decimo: programmare revisioni periodiche di caldaie e veicoli, usare di più i mezzi pubblici ed elettrici, fare la raccolta differenziata dei rifiuti e optare per una sana alimentazione. «Al resto devono pensare le istituzioni», chiude il vademecum.
«Abbiamo deciso di sensibilizzare il singolo cittadino, anche per evitare che aggravi ulteriormente la situazione adottando comportamenti più nocivi che altro — spiega il dottor Ferro —. E’ importante allertare la percezione del rischio. Ora stiamo studiando un secondo documento, scientifico, da indirizzare alle istituzioni e contenente azioni strutturali su traffico, industria, piani edilizi e della mobilità. Ci vorranno tre mesi per elaborarlo, prima dobbiamo completare la raccolta dati sui provvedimenti adottati dai Paesi più evoluti in materia di lotta all’inquinamento. Le misure antismog approvate dai Comuni sono molto poco efficaci, cioè servono come stimolo culturale più che da reale protezione della salute».
E’ d’accordo il dottor Andrea Vianello, responsabile del reparto di Fisiopatologia respiratoria dell’Azienda ospedaliera di Padova. «Nell’ultimo mese sono raddoppiati i ricoveri di pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva esacerbata — rivela lo specialista — di solito ne vediamo 20 al mese, ora sono 40. Sono anche aumentati gli accessi al Pronto soccorso di asmatici: nei primi sei mesi dell’anno ne sono arrivati circa 350, esattamente come in tutto il 2014. E nel Veneto si sono registrati, sempre nel 2015, 19 decessi per asma: l’inquinamento è una delle cause. Ecco allora l’importanza del decalogo: se non si può o non si riesce a cambiare l’aria che respiriamo, cerchiamo almeno di limitare il più possibile l’esposizione alla stessa. Un esempio: praticare attività fisica all’aperto ci porta a ventilare 100/130 litri d’aria al secondo invece dei 5 conteggiati a riposo, perciò in presenza di polveri sottili l’inalazione aumenta fino a 20 volte».
Il Corriere del Veneto – 30 dicembre 2015