Liste d’attesa, il Tar: «La Regione versi 23 milioni ai privati». Un mese di tempo. Palazzo Balbi al lavoro
Dopo sei mesi di battaglie, chiusura estiva degli ambulatori, azioni legali, manifestazioni di piazza e davanti a Palazzo Balbi, i privati accreditati segnano un primo punto a loro favore. Il Tar ha accolto il ricorso presentato contro la Regione e le Usl di Padova, Vicenza, Mirano, Venezia, Rovigo, Chioggia e Arzignano nel quale si chiede, in sostanza, l’applicazione della delibera 441 dello scorso 10 aprile.
Il provvedimento in questione recepisce l’accordo firmato il 5 aprile dal vicegovernatore Marino Zorzato, dall’assessore alla Sanità Luca Coletto e dai rappresentanti degli ambulatori convenzionati del Veneto (161 più 79 liberi professionisti, per un totale di 3300 dipendenti) in merito ad una quota extrabudget destinata agli stessi centri per garantire il rispetto delle liste d’attesa e la conservazione di centinaia di posti di lavoro altrimenti a rischio. Con una precedente delibera del dicembre 2012, la giunta Zaia aveva infatti decurtato il budget del 35%, così ridotto a 140.448.000 di euro, scatenando le proteste degli interessati e una serie di licenziamenti tra Padova, Rovigo e Venezia.
Da qui il compromesso del 5 aprile, i nuovi 23 milioni concessi con la contropartita di uno sconto del 20% imposto ai convenzionati sugli esami di laboratorio e del 2% su altre prestazioni. Ma quei soldi non sono mai arrivati, perchè solo un’Usl su 21, quella di Verona, ne ha disposto la corresponsione. Ora però il Tar impone «un termine di 30 giorni alla Regione Veneto per adottare e comunicare le disposizioni definitivamente applicativie della delibera 441 del 2013». «Alla nostra richiesta di chiarimenti, alcuni direttori generali hanno risposto di non aver bisogno di ulteriori prestazioni da noi e quindi di non voler investire l’importo pattuito — rivela Lia Ravagnin, presidente dell’Anisap, la sigla di categoria —. Altri invece hanno ammesso di non aver mai ricevuto quel denaro dalla Regione e quindi di non poterlo girare a noi. Fatto sta che intanto tutti i centri accreditati hanno messo a bilancio e suddiviso in dodicesimi sia i 140,4 milioni del budget sia i 23 dell’extrabudget. Ma mentre le Usl stanno ancora pagando esami e visite da noi erogati ai cittadini tra maggio e giugno, abbiamo già finito il budget principale e cominciamo a consumare i 23 milioni promessi e mai ottenuti. Se non dovessero arrivare, saremmo costretti a bloccare le prenotazioni e a mandare via i pazienti, perchè mancano le risorse per restare aperti».
Un anticipo di quello che potrebbe accadere è emerso lo scorso agosto, quando per tre settimane tutti gli ambulatori privati di Padova, alcuni di Rovigo e Venezia sono rimasti chiusi, con gravi disagi per la gente e un aggravio delle liste d’attesa. La delibera 441 dispone infatti: «Le risorse extrabudget devono essere utilizzate prioritariamente per il rispetto delle liste d’attesa, relativamente alle categorie particolarmente a rischio, costituite dai pazienti oncologici e dai pazienti con malattie cardiovascolari». «Se entro i 30 giorni imposti dal Tar la Regione non dovesse ottemperare agli impegni presi, presenteremo denuncia per danno grave», chiude la Ravagnin. Ma da Palazzo Balbi fanno sapere che un gruppo di lavoro coordinato dal segretario della Sanità, Domenico Mantoan, sta mettendo a punto i criteri per la distribuzione della quota indicata. L’opera è ormai a buon punto, quindi non dovrebbero esserci altri intoppi.
Michela Nicolussi Moro – Corriere Veneto – 23 ottobre 2013