di Filippo Tosatto. Il sistema sanitario del Veneto fornisce prestazioni di elevata quantità e mantiene i conti in ordine ma rivela un tallone d’Achille: le liste d’attesa per le prestazioni, in particolare per quelle di minima priorità (le «P» da erogare entro 180 giorni) tuttora insoddisfacenti nella maggior parte degli ospedali, al punto che nell’ambito dei 23 poli della salute dislocati sul territorio (tra Ulss, Aziende e Iov) soltanto l’Azienda ospedaliera di Padova garantisce il completo rispetto degli obiettivi.
Un quadro ritenuto del tutto inaccettabile dal governatore Luca Zaia, che ha disposto ispezioni in tutte le aziende sanitarie – le verifiche sono tuttora in corso – precedute da un brusco ultimatum ai direttori generali: «Esigo un abbattimento dei tempi d’attesa dei pazienti, me lo chiedono tutte le persone che incontro. Se ciò richiede un adeguamento di personale e mezzi, la Regione è disponibile ad agire ma se non conseguirete risultati concreti e in breve tempo, sono pronto a licenziarvi».
Parole come pietre, accompagnate da una prima sanzione: la «messa in mora» del dg di Vicenza, un preavviso di risoluzione contrattuale legato alle performance dell’Ulss berica, ritenute particolarmente deludenti. L’analisi delle liste d’attesa, peraltro, presenta luci e ombre e si intreccia a quella delle «prestazioni traccianti», cioè all’andamento delle visite specialistiche ambulatoriali e degli esami strumentali (in chirurgia, oncologia, cardiologia, etc) assunte come parametro di riferimento funzionale dal ministero.
Un report inedito della sanità di Palazzo Balbi attribuisce i migliori risultati all’Alta Padovana che nel primo semestre dell’anno ha soddisfatto il 69% delle 276 mila prestazioni richieste; a seguire la Veneziana (64%, 427 mila), Belluno (55%, 160 mila) e Treviso (52%, 434 mila). In coda – ecco la nota dolente – figura Vicenza, attardata a quota 27%.
Un’osservazione: nell’ultimo anno, il volume delle prestazioni richieste è calato, circostanza aggravante per i responsabili dei ritardi. Tornando alle attese, queste si articolano in quattro fasce di priorità. Della «P» abbiamo già detto; quelle «A», le più urgenti, vengono erogate come previsto al massimo entro 72 ore nel 100 per cento dei casi, percentuale tutt’altro che scontata in molte regioni italiane. Nella classe «B» (10 giorni) diciassette Ulss rientrano in una forbice tra l’86 e il 99%, quattro tra il 75 e l’82% e solo tre fra il 62 il 66% per cento; le migliori, stavolta, sono Feltre, Chioggia e l’Istituto oncologico veneto, attestati al 99%. Infine, la priorità «D» (30-60 giorni), con sedici aziende sanitarie collocate tra l’87 il 99%; a primeggiare sono ancora Feltre e Chioggia, tallonate da Treviso, Veneziana e Padova.
A indispettire Zaia, oltre alle lamentele ricevute nel corso della campagna elettorale, è la convinzione che la sanità veneta abbia grandi potenzialità, in parte ancora dormienti: «È come se i nostri pazienti entrassero in un ristorante a cinque stelle e il cameriere li trattasse male», ha esemplificato nel corso di riunione a porte sigillate convocata a Vicenza. Ad ascoltarlo, i direttori generali, quelli amministrativi e i cup manager, responsabili delle prenotazioni. A fianco del governatore, il top manager Domenico Mantean che in seguito ha interpellato i dg circa il fabbisogno supplementare di risorse umane e materiali, avvertendoli circa la responsabilità dei loro atti: assunti con contratto triennale in scadenza a dicembre (122 mila euro lordi l’anno), i direttori sono passibili di licenziamento in ordine a due eventualità: la grave violazione dell’equilibrio di bilancio e la perdurante negligenza nel rispetto dei tempi d’attesa. Nessuno ha firmato la richiesta di “rinforzi”, i più si sono limitati a sollecitare il rispetto del turn over. Tant’è. Gli ispettori sguinzagliati da Venezia sono all’opera. Il prossimo step, quasi una resa dei conti, è in calendario a settembre.
Il Mattino di Padova – 17 luglio 2015