Giorgetti e Zorzato a Roma, della vecchia guardia rischiano in molti Il ruolo di Galan: sta lavorando a un elenco con trenta nomi nuovi
VENEZIA — Dicono che Berlusconi sia «carico come una molla». Galvanizzato dalla performance nel salotto tivù di Santoro, ringalluzzito dai sondaggi (ieri il suo entourage ha lanciato su Twitter il tormentone: «Passaparola, siamo a 4,5 punti dalla rimonta»), convinto di poter ripetere contro Bersani la remuntada già vista vent’anni fa contro Occhetto e poi di nuovo nel 2006 contro Prodi (nel primo caso finì con la vittoria, nel secondo con il pareggio al Senato), il Cavaliere ha incontrato ieri a Palazzo Grazioli i coordinatori regionali del Pdl per iniziare la messa a punto della macchina elettorale che dovrebbe macinare voti sul territorio.
Tra loro c’erano ovviamente anche i veneti Alberto Giorgetti e Marino Zorzato ma pare che di liste e candidati, nell’incontro mattutino, non si sia parlato per nulla: la scena è stata dominata da Berlusconi e dai ragionamenti sui massimi sistemi, mentre un primo approccio ai nomi è stato rinviato alla sera, se non addirittura a questa mattina, in un vertice ristretto tra i due coordinatori, il segretario Angelino Alfano ed il responsabile della campagna Denis Verdini. Quel che è certo, ed è stato ribadito con convinzione anche ieri nella capitale, è che «il Presidente» intende dare una rinfrescata notevole alla pattuglia parlamentare, per cui salvo rare eccezioni che saranno vagliate caso per caso in lista non troveranno posto né i parlamentari che hanno alle spalle tre o più mandati, né i candidati (siano essi uscenti o volti nuovi) con più di 65 anni d’età. Uno scenario che vede fuori, al momento, nomi di primo piano tra gli azzurri eletti in Veneto nel 2008, da Aldo Brancher a Luigi Ramponi, da Maria Elisabetta Alberti Casellati a Paolo Scarpa Bonazza Buora. A voler essere rigorosi, non sarebbero in linea con i parametri del Cavaliere neppure lo stesso Giorgetti, l’ex ministro Maurizio Sacconi, Maurizio Paniz e Piero Longo ma qui entrano in gioco variabili «altre» (il ruolo per il primo, la storia per il secondo, il rapporto diretto con Arcore per il terzo ed il quarto) che rendono assai probabili delle deroghe ad personam (Giorgetti dovrebbe perfino essere il capolista alla Camera Veneto 1). Sempre tra gli uscenti, ma stavolta in regola con i criteri del rinnovamento, vengono date per certe le ricandidature di Renato Brunetta (sarà capolista alla Camera nel Veneto 2) e del terzo avvocato del premier dopo Longo e Paniz, il più noto, e cioè Niccolò Ghedini. Gli altri, da Cinzia Bonfrisco a Maurizio Castro, da Lorena Milanato a Filippo Ascierto se la giocano e difatti, raccontano le cronache romane, negli ultimi giorni tra Palazzo Grazioli e via dell’Umiltà si assiste ad una girandola di incontri da perderci la testa. Va da sé, poi, che negli ambienti pidiellini viene data per scontata la non ricandidatura dei paracadutati (Valentino Valentini, Francesco De Luca e Catia Polidori) e di chi «ha tradito», anche se poi magari si è pentito, come Luca Bellotti, Maurizio Saia o Adolfo Urso.
Lo scenario, insomma, è composito e complicato dal fatto che l’affaire liste vede almeno tre filoni differenti. C’è quello ufficiale di Giorgetti e Zorzato, fatto dei desiderata delle segreterie provinciali e delle ambasciate presso Alfano; c’è quello ufficioso degli uscenti di lunga o lunghissima data, fatto di incontri a quattrocchi direttamente a Palazzo Grazioli; e c’è quello parallelo di Giancarlo Galan (sarà capolista al Senato), fatto di una lunga lista di «candidati ideali» che annovera una trentina di volti nuovi, giovani e meno giovani, in buona parte provenienti dalla società civile e dall’impresa, accomunati dal fatto di non aver mai avuto incarichi «pesanti» nel partito, in parlamento o nelle amministrazioni locali. Sembra che l’ex governatore abbia ricevuto l’incarico di compilare l’elenco direttamente da Berlusconi, che riserverebbe poi per sé l’ultima scelta sugli outsider da benedire.
Il problema, com’è evidente, sta nelle poltrone a disposizione. Cinque anni fa, in Veneto, il Pdl elesse 8 senatori e 15 deputati. Totale: 23 parlamentari. A febbraio, stando ai sondaggi più ottimisti, non andrà oltre i 14 (10 se perderà anche al Senato). Solo sommando Galan, Brunetta e Ghedini ai quattro probabili «derogati» Berlusconi sarebbe già a metà dell’opera…
Marco Bonet – Corriere del Veneto – 15 gennaio 2013